Spagna: record di produzione, ma i prezzi continuano a scendere

produzioni di olio in spagna
Oliveti nella provincia di Jaén.
Il 2018/19 segna il nuovo primato produttivo per la Spagna. Non mancano le sfide per la filiera iberica che di fronte al ribasso dei prezzi potrebbe dare il via allo stoccaggio di olio e che nel lungo periodo dovrà puntare sulla qualità e a sistemi di tutela per i produttori

La produzione di olio di oliva più alta di sempre, stando ai dati e alle ultime stime elaborate dalla Commissione Europea, afferma la Spagna in testa alla produzione mondiale, di cui oggi rappresenta il 56%.

L’annata particolarmente sfavorevole per Italia e Grecia, che si è sommata alle carenze strutturali dei settori olivicoli dei due Paesi, rafforzano il primato iberico in ambito europeo, dove la produzione spagnola corrisponde pressoché all’80% del totale.

Pur con sostanziali oscillazioni e un paio di annate particolarmente negative (2012/13 e 2014/15) il settore olivicolo spagnolo è stabilmente al primo posto in termini di volumi produttivi, con una media degli ultimi dieci anni superiore alle 1.300.000 tonnellate di olio.

produzioni olio nella ue
Produzione di Spagna, Italia, Grecia e Portogallo dall'annata 2008/09 a oggi. (Dati e stime Coi per le annate dal 2008 al 2018; per il 2018/19, dati Commissione Europea)
Produzione, consumo e stoccaggio di olio di oliva nell’Unione europea
Previsioni 2018/19 Produzione (t) % totale Ue Consumo interno (t) Stock finale (t)
Spagna 1.790.000 79,0 540.000 570.600
Grecia 185.000 8,2 125.000 41.700
Italia 175.000 7,7 48.000 3.000
Portogallo 101.000 4,5 75.000 0
Altri 16.080 0,7 548.400 17.200
Totale UE 2.267.080 1.336.400 632.500
Fonte: Commissione Ue, stime aggiornate al 22/05/19.

La disponibilità di grandi quantità di prodotto ha comunque portato, a un continuo calo dei prezzi, accentuatosi a partire dal metà 2017, che si attestavano, lo scorso aprile, intorno a 2,40 euro/kg per l’extravergine e 2,08 per il vergine.

Notevole il calo rispetto allo scorso anno: l’extra ha segnato una riduzione di circa il 22% rispetto allo stesso periodo del 2018, il vergine del 27%. L’olio lampante, infine, con una quotazione di circa 1,9 euro/kg, è la categoria che ha subito il calo più evidente, -29%, rispetto all’aprile 2018.

Le misure a cui si trova di fronte l’economia spagnola, a fronte di un innalzamento dei prezzi che, pur sperato, non si è prodotto, sono quelle legate al ritiro di prodotto dal mercato, peraltro già avvenuto nel 2012 quando il prezzo dell’extravergine spagnolo scese a 1,79 euro/kg e scattarono le misure automatiche dell’Unione europea.

Il prezzo di riferimento nel frattempo non è stato aggiornato dalla Ue, ma attendere il declino delle quotazioni fino a quel valore di soglia, significherebbe assestare un durissimo colpo all’economia olivicola, e in particolare agli olivicoltori, già da prezzi che spesso non coprono i costi di produzione dell’olio di oliva.

Autoregolazione dell’offerta

Pertanto la filiera spagnola si sta muovendo verso una autoregolazione dell’offerta, già considerata dal Ministero dell’Agricoltura spagnolo, basata sul ritiro - questa è la proposta attuale di organizzazioni e cooperative di olivicoltori e industriali dell’olio di oliva andalusi - di circa 300.000 tonnellate di olio di oliva in ammasso privato.

Di fronte ai numeri della produzione e alle proposte di ricorso allo stoccaggio per controllare il prezzo dell’olio sui mercati, la Spagna si muove necessariamente verso il potenziamento della rete depositi e impianti di stoccaggio per l’olio. Oltre a un quota rilevante di stoccaggio privato, effettuato dalle singole aziende e frantoi, la logistica viene gestita anche da enti terzi. Il più importante è la Fundacion Patrimonio Comunal Olivarero (FPCO), che oltre a perseguire finalità di valorizzazione divulgazione e promozione del prodotto, presta appunto un servizio essenziale alla filiera attraverso la rete di magazzini di cui dispone.

In totale, la rete di depositi, oggi, ha una capacità di poco meno di 400.000 tonnellate, distribuite in tutte le maggiori aree olivicole del paese, e la maggior parte delle unità presenti nelle provincie di Cordoba e Jaén; su questi la fondazione continua ad investire per ottimizzare le strutture e renderle adeguate alle domande del settore oleario.

Investimenti sulla qualità
e sulla promozione internazionale

Al problema dei prezzi in calo occorrono risposte anche sul medio-lungo termine. Quelle che provengono dal Ministro dell’Agricoltura spagnolo Luis Planas, sono chiare: è necessario scommettere sulla qualità. In occasione della fiera internazionale Expoliva che si è tenuta a Jaén alcune settimane fa, il ministro ha sottolineato che la strategia del settore dovrebbe concentrarsi, oltre che sulla promozione commerciale, sulla qualità dei prodotti, soprattutto per fidelizzare i consumatori ed espandere la propria presenza in nuovi mercati internazionali.

Un percorso, quello del miglioramento della qualità e della creazione di segmenti di mercato differenziati e di alta gamma, già avviato ma con ampie possibilità di potenziamento: dal punto di vista di valorizzazione della tipicità sono già 29 denominazioni di origine protette esistenti per l’olio spagnolo, e anche il segmento del biologico vanta ad oggi la superficie mondiale più estesa, pari a quasi 200.000 ettari sui 2,7 milioni totali.

Planas ha offerto la collaborazione e l’impegno del Ministero per lavorare ad una maggiore internazionalizzazione del settore e alla progettazione di strategie e accordi commerciali per acquisire quote di mercato e consolidare quelle esistenti. Oltre ai già importanti mercati degli Stati uniti e Canada, tra i mercati più promettenti Planas ha citato Cina, Giappone, India, Indonesia e Taiwan.

Spagna: record di produzione, ma i prezzi continuano a scendere - Ultima modifica: 2019-06-03T08:30:18+02:00 da Barbara Gamberini

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