Il rinascimento olivicolo del Marocco

Marocco olivicoltura
Il Marocco vive un rinascimento olivicolo tra innovazione, sostenibilità e cooperazione euromediterranea. Con la strategia “Génération Green 2020–2030”, il Paese punta a qualità, tracciabilità e sviluppo rurale inclusivo. Ne abbiamo parlato con l’ex ministro dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale, Mohamed Sadiki

Il Marocco guarda al Mediterraneo come a una grande casa comune dell’olivo. Innovazione, sostenibilità e cooperazione internazionale sono i pilastri di un modello agricolo che sta cambiando il volto del Paese. L’ex ministro dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale, Mohamed Sadiki, racconta a Olivo e Olio come il Marocco stia costruendo una nuova stagione di crescita, tra tradizione e modernità.

Da anni seguo l’evoluzione del sistema agricolo marocchino, e mai come oggi si percepisce una consapevolezza diffusa: quella di un Paese che ha scelto l’agricoltura come chiave di sviluppo economico, coesione sociale e identità nazionale.

Nell’olivo, in particolare, il Marocco ha trovato un simbolo: al tempo stesso radice e prospettiva, antica cultura e motore di innovazione. La strategia agricola “Génération Green 2020–2030”, successiva al “Plan Maroc Vert”, ha rafforzato la modernizzazione del settore e moltiplicato le opportunità di crescita, non solo per i produttori ma anche per i territori rurali.

I numeri del settore olivicolo marocchino

  • Produzione di olive (media): 1,5–2 milioni di tonnellate
  • Produzione di olio d’oliva: 100.000–200.000 tonnellate/anno
  • Olio esportato: fino a 30% del totale
  • Occupazione diretta e indiretta: oltre 400.000 persone
  • Principali aree produttive: Meknès, Marrakech, Fès, Taounate, Beni Mellal
Campagna agricola Superficie (ha) Produzione (t)
2021/2022 1 201 308 1 968 111
2022/2023 1 220 900 1 085 800
2023/2024 1 238 815 1079874
2024/2025 1 235 165 945657
2025/2026 (previsione) 1,24 000 200 000

Mohamed Sadiki, accademico e tecnico di lungo corso prima ancora che politico, ha guidato questa stagione con una visione chiara: rendere l’agricoltura marocchina più resiliente, più competitiva, più giusta. Lo incontro a Rabat, dove ci accoglie con la calma di chi conosce la forza del tempo lungo, quello dell’olivo e della diplomazia.

Mohamed Sadiki, promotore della modernizzazione sostenibile dell’olivicoltura marocchina.

Un Paese che cresce nell’olivo

Ministro Sadiki, negli ultimi anni il Marocco ha moltiplicato investimenti e superfici olivicole. Possiamo parlare di un vero rinascimento olivicolo?

«Sì, lo possiamo dire senza esitazione. L’olivo rappresenta oggi la principale coltura arborea del Marocco, con oltre 1,2 milioni di ettari e una produzione che negli anni migliori supera le 200.000 tonnellate di olio d’oliva. È un settore che dà lavoro a centinaia di migliaia di famiglie e che, grazie agli investimenti pubblici e privati, si sta trasformando in un volano di sviluppo rurale.
Negli ultimi anni, con il programma Génération Green, abbiamo puntato su tre direttrici: la modernizzazione delle piantagioni, la qualità e tracciabilità dei prodotti, e la valorizzazione dei marchi territoriali. Tutto questo ci permette di parlare di una vera rinascita dell’olivicoltura marocchina».

Dalla tradizione all’innovazione

Come si coniugano innovazione tecnologica e tradizione contadina?

«Il segreto sta nell’equilibrio. Il Marocco ha una grande ricchezza varietale, con cultivar autoctone che si adattano bene alle nostre condizioni climatiche. Abbiamo voluto preservare questo patrimonio genetico, ma allo stesso tempo introdurre tecniche moderne di irrigazione, potatura, raccolta e trasformazione.
Oggi molte aziende agricole utilizzano sistemi di irrigazione a goccia e monitoraggio satellitare per gestire l’acqua in modo sostenibile. Ma non abbiamo dimenticato le piccole cooperative, che restano l’anima sociale del nostro sistema agricolo: a loro offriamo formazione, accesso al credito e infrastrutture comuni per la trasformazione».

Il peso della qualità e delle Dop

Il Marocco è anche tra i Paesi che hanno investito di più sulla certificazione di origine. Quanto contano oggi le Dop e Igp nel vostro sistema olivicolo?

«Contano moltissimo. Le denominazioni d’origine sono uno strumento potente di valorizzazione territoriale. Oggi il Marocco conta oltre dieci Dop e Igp legate all’olio d’oliva e alle olive da mensa. Questi marchi non sono solo un segno di qualità, ma anche un modo per proteggere i produttori locali e rafforzare la reputazione del nostro olio sui mercati internazionali.
Negli ultimi anni, abbiamo visto crescere l’interesse dei buyer europei e del Golfo per i nostri oli premium, ottenuti con cultivar come Picholine marocaine, Haouzia e Menara. La qualità è la chiave per entrare stabilmente nei mercati più esigenti».

Clima e sostenibilità: le nuove sfide

L’olivo è una pianta resiliente, ma il cambiamento climatico pone sfide sempre più complesse. Come state affrontando questa transizione?

«È vero, l’olivo resiste più di altre colture alla siccità, ma anche lui soffre. Per questo abbiamo investito molto nella gestione efficiente delle risorse idriche e nella ricerca agronomica. Il nostro obiettivo è duplice: garantire la produttività e preservare la biodiversità.
L’adattamento passa anche per l’innovazione genetica: i nostri centri di ricerca, come l’INRA, lavorano su varietà più tolleranti allo stress idrico e salino. Ma non è solo una questione tecnica — è anche culturale. Dobbiamo educare gli agricoltori alla sostenibilità, alla rotazione colturale, alla cura del suolo.»

Europa e Mediterraneo, una cooperazione naturale

Quale ruolo può giocare la cooperazione euromediterranea nello sviluppo dell’olivicoltura marocchina?

«Il Mediterraneo deve tornare a essere uno spazio di dialogo e collaborazione, non di concorrenza sterile. Noi crediamo nella cooperazione con l’Europa, e in particolare con l’Italia e la Spagna, che hanno una grande esperienza nel settore.
Condividiamo un patrimonio comune, quello dell’olivo e della dieta mediterranea, che può unire le nostre economie e le nostre culture.
Le partnership con aziende italiane nel campo della meccanizzazione, della formazione e della ricerca sono già una realtà. Ma possiamo fare di più, soprattutto sul fronte della trasformazione industriale e del marketing internazionale».

Un modello mediterraneo di sviluppo rurale

Ministro, quali sono le priorità per il futuro dell’olivicoltura marocchina?

«Il futuro passa attraverso la valorizzazione dei territori rurali. Vogliamo che l’olivo continui a essere una fonte di reddito stabile per le famiglie contadine, ma anche un elemento di attrazione per i giovani.
Per questo, Génération Green punta su due pilastri: una nuova generazione di imprenditori agricoli e una nuova classe media rurale. È un progetto sociale oltre che economico. L’agricoltura marocchina, e l’olivicoltura in particolare, devono diventare un modello mediterraneo di sostenibilità e inclusione».

L’olivo come diplomazia del futuro

In un Mediterraneo segnato da fragilità geopolitiche, il Marocco emerge come un attore stabile, pragmatico e innovativo. L’olivo, in questo scenario, è più di un prodotto agricolo: è un ponte di cooperazione, un linguaggio comune che unisce le sponde del mare nostrum.
Il “rinascimento olivicolo marocchino” raccontato da Mohamed Sadiki è anche la storia di un Paese che crede nel futuro, che investe nella conoscenza e nella dignità del lavoro agricolo.
E forse, proprio da Rabat, arriva oggi uno dei messaggi più autentici del Mediterraneo contemporaneo: coltivare l’olivo significa coltivare pace, continuità e civiltà.


Marocco, tra tradizione, innovazione e ambizioni di mercato

Dati chiave e cifre principali

Il Marocco si conferma uno dei principali attori olivicoli del Nord Africa, con una coltivazione che copre oltre 1,2 milioni di ettari e rappresenta un vero motore economico per le zone rurali. L’olivo è la principale coltura arborea del paese, occupando circa il 65% della superficie arborea nazionale e generando più di 51 milioni di giornate lavorative all’anno, pari a oltre 200.000 posti di lavoro permanenti, con un ruolo crescente delle donne (20%).

Produzione altalenante: effetti climatici e filiera resiliente

Negli ultimi anni la produzione olivicola marocchina ha mostrato una notevole variabilità. Gli ultimi tre cicli produttivi hanno subito cali significativi a causa di siccità prolungate, ondate di calore e restrizioni irrigue, soprattutto nei bacini di Tadla e Haouz. La campagna 2023/24 ha registrato la produzione più bassa dell’ultimo decennio: circa 946.000 tonnellate di olive, equivalenti a circa 90.000 tonnellate di olio d’oliva. Tuttavia, la superficie coltivata è rimasta sostanzialmente stabile, dimostrando la resilienza del settore.

La varietà dominante rimane la Picholine marocchina, presente sul 90% degli oliveti, affiancata da varietà locali che valorizzano i diversi terroir.

Le previsioni per la campagna 2025/26 parlano di una produzione record di oltre 2 milioni di tonnellate, più del doppio rispetto al ciclo 2024/25, grazie a condizioni climatiche favorevoli: temperature più basse nei mesi invernali, precipitazioni regolari durante la fioritura e l’allegagione. Questo scenario ha migliorato la resa in tutte le principali aree produttive, con effetti positivi sulla quantità di olio ottenibile, stimata oltre le 200.000 tonnellate.

Esportazioni in crescita e mercati di riferimento

Sul fronte del commercio, il Marocco resta un esportatore strategico di olive da tavola e olio d’oliva. Le olive da tavola raggiungono principalmente l’UE (66%), con Francia e Belgio in testa, gli Stati Uniti (22%) e l’Arabia Saudita (3%). L’olio d’oliva marocchino, invece, viene esportato per lo più verso l’UE (46%), gli Stati Uniti (43%) e il Canada (5%).

Le importazioni rimangono contenute e riguardano principalmente olio raffinato destinato all’industria conserviera.

Innovazione e qualità

Il settore è caratterizzato da un mix di oleifici moderni e piccole strutture, con una strategia nazionale volta a valorizzare l’olio confezionato premium e a rafforzare l’identità delle varietà locali attraverso marchi Igp e Dop. La filiera è supportata dall’Interprofessione Interprolive, cooperative locali e aziende di esportazione, con programmi di ricerca e formazione gestiti da INRA e partner internazionali.

Le sfide del futuro: acqua, sostenibilità e valore aggiunto

Le sfide principali rimangono legate alla resilienza climatica e alla gestione dell’acqua, ma anche alla crescita del valore aggiunto tramite il confezionamento, la tracciabilità e le certificazioni di qualità e sostenibilità. Il contratto-programma Génération Green 2022-2030 fissa obiettivi ambiziosi:

  • portare la superficie olivicola a 1,4 milioni di ettari,
  • la produzione a 3,5 milioni di tonnellate,
  • e le esportazioni rispettivamente a 100.000 tonnellate di olio e 150.000 tonnellate di olive da tavola confezionate.

Un ponte tra Africa ed Europa

In sintesi, il Marocco punta a consolidare la propria posizione come ponte agroalimentare tra Africa ed Europa, valorizzando la tradizione olivicola locale e al contempo innovando le strategie di mercato e di sostenibilità, con una visione chiara: diventare un protagonista globale dell’olio d’oliva di qualità.


Chi è Mohamed Sadiki

Agronomo e ricercatore, Mohamed Sadiki è stato ministro dell’Agricoltura, della Pesca marittima, dello Sviluppo rurale e delle Acque e Foreste del Marocco dal 2021 al 2024. Attore chiave della strategia nazionale Génération Green 2020-2030, ha accompagnato la transizione del settore verso modelli più sostenibili e inclusivi. Oggi rimane una figura di riferimento nelle politiche agricole e nella cooperazione euro-mediterranea.


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Il rinascimento olivicolo del Marocco - Ultima modifica: 2025-11-11T16:16:07+01:00 da Barbara Gamberini

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