L’azoto è l’elemento fondamentale di un buon piano di concimazione dell’oliveto: il suo apporto al suolo in primavera, stante una buona disponibilità idrica del terreno, sostiene lo sviluppo della nuova vegetazione e successivamente dei frutticini. Al contrario, la scarsa disponibilità di azoto porta ad una ridotta funzionalità della chioma (fotosintesi), una ridotta allegagione e possibili fenomeni di cascola precoce, risultando in un generale calo della produzione.
Si ricorre alla concimazione fogliare qualora si debba sopperire a delle carenze manifeste; in questo modo i nutrienti sono velocemente assorbiti, prontamente disponibili per la pianta. Ma l’applicazione alla chioma, di azoto, macronutrienti e/o di microelementi, viene attualmente utilizzata anche come fertilizzazione supplementare in specifiche fasi fenologiche; la diffusione di questa pratica è affiancata alla crescente disponibilità sul mercato di prodotti a base di elementi minerali e biostimolanti, formulati per favorire l’allegagione e le prime fasi di accrescimento della drupa.
Applicazione fogliare di azoto; quando e quanto?
L’utilizzo della concimazione fogliare azotata è basato su poche conoscenze acquisite empiricamente e attraverso alcuni lavori di ricerca: tuttavia gli effetti di questa tecnica sui parametri produttivi, l’ottimizzazione delle dosi e della tempistica di trattamento sono ancora oggetto di investigazione.
Nello studio di recente pubblicazione di Regni e Proietti (2019) si sono cercati di chiarire alcuni di questi punti: i ricercatori hanno condotto un esperimento di quattro anni sulla cv. Frantoio testando l’efficacia di trattamenti a base di urea (2% vol/vol) sulla fotosintesi e il contenuto di azoto nelle foglie e sui parametri produttivi (tra cui dimensioni del frutto, indici di maturazione e contenuto in olio, parametri chimici dell’olio).
In particolare i trattamenti sono stati effettuati a fine luglio, a metà agosto e metà settembre, indicativamente, quindi, a partire dall’indurimento del nocciolo e durante le fasi di più rapido accumulo di olio nella polpa.
Nessun effetto se l’azoto non è carente
I risultati ottenuti dal confronto tra branche trattate con la soluzione di urea e quelle di controllo, spruzzate con acqua, hanno evidenziato una sostanziale inefficacia del trattamento nel modificare la produttività della chioma, in termini di fotosintesi, numero di fiori e percentuale di allegagione, caratteristiche del frutto.
L’urea per via fogliare, inoltre, non ha prodotto effetti sulla cascola fisiologica, parametro su cui studi precedenti avevano evidenziato un effetto positivo dell’azoto; in questi casi le applicazioni erano però primaverili, mirate quindi a ridurre la cascola di frutticini nei primi stadi di accrescimento dopo l’allegagione.
L’assenza di effetti osservata contrasta con l’aumento del contenuto di azoto delle foglie, registrato come significativo sulle foglie dell’anno, circa +50% rispetto al controllo non trattato. Tuttavia, la concentrazione di azoto nelle foglie del controllo (1,3 e 1,4% in foglie di un anno e in foglie nuove, rispettivamente) fa intuire che le piante fossero già in un buono stato nutrizionale, grazie alle concimazioni al suolo, che consentiva un ottimale funzionalità della chioma, produzione di fiori e di frutti.
L’incremento del tenore di azoto attraverso lo spray fogliare di urea, su olivi che già hanno una buona disponibilità dell’elemento, affermano gli autori, non produce effetti visibili intermini di resa produttiva dell’albero.
Questo tipo di concimazione dovrebbe quindi essere utilizzato solo se il tenore di azoto nelle foglie è a livelli sub-ottimali, almeno per ciò che riguarda trattamenti tardivi.
Bibliografia
Luca Regni e Primo Proietti (2019). Effects of Nitrogen Foliar Fertilization on the Vegetative and Productive Performance of the Olive Tree and on Oil Quality. Agriculture 9.12: 252.