La via fogliare alla nutrizione dell’olivo

concimazione fogliare olivo
La somministrazione fogliare consente di intervenire tempestivamente per sopperire a eventuali carenze nutrizionali, ma anche per integrare la concimazione al suolo nelle fasi fenologiche critiche

La concimazione fogliare consente di somministrare elementi nutritivi alla pianta mediante l’irrorazione della chioma con una soluzione in cui sono stati disciolti fertilizzanti minerali e/o organici. A livello epigeo, gli elementi nutritivi penetrano principalmente nelle foglie e, secondariamente, nei frutti, mentre le parti legnose ne assorbono solo quantità trascurabili. L’assorbimento è maggiore nelle foglie giovani rispetto a quelle adulte.

La concimazione fogliare dell’olivo andrebbe preferenzialmente eseguita in primavera e in alcuni casi a fine estate-inizio autunno, in quanto l’assorbimento fogliare è maggiore quando la pianta è in attività vegetativa (anche per maggiore presenza di foglie giovani).

Nel caso di nutrienti caratterizzati da elevata mobilità floematica (azoto, potassio, fosforo, boro, ecc.), l’utilizzo avviene facilmente anche in organi diversi da quelli irrorati, come ad esempio fiori, frutti e organi di riserva. I nutrienti poco mobili (calcio, ferro, zinco, manganese, ecc.), invece, svolgono il loro effetto soprattutto nella zona di applicazione della soluzione fertilizzante. Rispetto alla concimazione al suolo, la concimazione fogliare ha una maggiore efficienza in termini di assorbimento degli elementi nutritivi da parte della pianta e, in genere, di velocità di raggiungimento degli organi con carenze (in particolare fiori o frutti).

La concimazione fogliare può essere quindi utilizzata in condizioni di necessità sia come una concimazione di soccorso per soddisfare specifiche esigenze di elementi nutritivi in determinati organi della pianta in particolari periodi del ciclo vegeto-produttivo, sia come un’integrazione alla concimazione al terreno per limitare sprechi e rischi di inquinamento. In ogni caso, l’impiego della concimazione fogliare non deve distogliere l’attenzione dal mantenere e migliorare la fertilità nel terreno, con particolare riferimento alla componente organica.

concimazione fogliare dei rami di ulivo
A livello epigeo, gli elementi nutritivi penetrano principalmente nelle foglie e, secondariamente, nei frutti.

Interventi di soccorso o complementari

La concimazione fogliare può essere utile soprattutto quando la concimazione ordinaria è effettuata con concimi solidi somministrati al terreno. In effetti, la fertirrigazione dà molti dei vantaggi ottenibili con la concimazione fogliare in quanto, localizzando i fertilizzanti in prossimità delle radici che si concentrano al di sotto degli erogatori di acqua, consente un’alta efficienza della somministrazione e un tempestivo assorbimento e quindi basse perdite e ridotti costi di somministrazione.

Prove per valutare l’efficacia di concimazioni fogliari.

Generalmente, come sopra accennato, la concimazione fogliare consiste in un apporto di soccorso (soprattutto per microelementi, possibilmente dopo averne verificato l’effettiva carenza mediante analisi fogliari) o in una concimazione complementare (soprattutto per azoto ed eventualmente anche per potassio e fosforo), mentre in genere non andrebbe intesa come un’alternativa alla normale concimazione al suolo.

Qualora gli elementi apportati siano già adeguatamente disponibili nella pianta, l’efficacia della concimazione fogliare potrebbe essere nulla e anzi si potrebbero causare squilibri nutrizionali nell’albero e un’inutile immissione di composti chimici nell’ambiente. Per tale motivo, si ribadisce che è opportuno basarsi su tecniche diagnostiche, con particolare riferimento all’analisi fogliare, per impostare un intervento razionale.

La concimazione fogliare può essere utilizzata con successo, invece, per risolvere rapidamente eventuali carenze, poiché può consentire un rapido superamento della fase di stress. In effetti, la concimazione fogliare è particolarmente utile ed economica nel caso in cui gli elementi nutritivi (soprattutto microelementi quali il ferro, manganese, zinco e rame) non siano disponibili nel terreno per l’assorbimento radicale. Ad esempio, quando il ferro è carente o poco disponibile nel terreno può essere somministrato con ottima efficacia alla pianta per via fogliare. La fertilizzazione fogliare diventa quindi molto importante quando gli elementi da somministrare sono bloccati nel terreno a causa delle caratteristiche del terreno stesso. L’efficacia della concimazione anche sull’induzione antogena delle gemme dimostra l’utilità dell’apporto diretto alle foglie di azoto, boro, ecc. anche per superare la competizione esercitata dalla crescita dei germogli sull’induzione antogena.

Negli ultimi anni, un altro utile impiego della concimazione fogliare è risultata la somministrazione alla pianta di composti biologicamente attivi (biostimolanti), costituiti principalmente da estratti di alghe e acidi umici, per aiutare la pianta a resistere agli stress abiotici, aumentare l’efficienza nell’assorbimento dei nutrienti, ecc.. Tuttavia, i biostimolanti contengono molecole ad elevato peso molecolare (aminoacidi, peptidi, acidi umici) il cui assorbimento per via fogliare può risultare limitato.

Azoto: integrazione nelle fasi critiche

Fra gli elementi nutritivi, l’azoto è molto importante poiché stimola l’accrescimento di germogli, scheletro e radici, lo sviluppo dei frutti (soprattutto durante le prime fasi) e, se non in eccesso, anche l’induzione a fiore delle gemme, la fecondazione e l’allegagione. La massima esigenza di azoto dell’olivo si ha quindi da marzo a giugno in corrispondenza di crescita dei germogli, formazione dei fiori, allegagione e sviluppo iniziale dei frutti. Successivamente, un’altra fase critica è quella corrispondente all’indurimento del nocciolo (luglio-metà agosto).

La carenza di azoto determina scarso vigore vegetativo (lunghezza dei germogli inferiore a 1020 cm), ridotta produzione (a causa di minore allegagione, cascola elevata e ridotta pezzatura dei frutti) e una maggiore alternanza produttiva.

D’altra parte, l’eccesso di azoto determina un eccessivo vigore vegetativo, che si manifesta sia con lo sviluppo di molti succhioni e polloni e comunque di germogli più lunghi di 60 cm, sia con una scarsa fioritura/allegagione, con conseguente riduzione della produzione, sia con una maggiore sensibilità a freddo, siccità e parassiti (per es. l’occhio di pavone) e un ritardo nella maturazione dei frutti e una riduzione della consistenza polpa.

L’apporto fogliare di questo elemento può essere utile con interventi mirati al verificarsi di carenze temporanee in fasi critiche (prefioritura, allegagione, ecc.), come ad esempio quelle che possono verificarsi nei primi anni dall’attuazione dell’inerbimento o a seguito della temporanea immobilizzazione dell’azoto a causa dell’attività dei microrganismi che decompongono materiali organici con elevato rapporto carbonio/azoto somministrati al terreno, come sfalci del cotico erboso, qualora in esso non siano presenti leguminose, e/o potature trinciate. In effetti, la possibilità di modulare una fertilizzazione a rapido effetto rispetto alle specifiche esigenze nel tempo degli alberi rappresenta il principale vantaggio della concimazione fogliare.

La concimazione fogliare può essere impiegata anche per integrare quella ordinaria al terreno quando l’assorbimento radicale presenta qualche problema, soprattutto quando per carenza di piogge (come quella che si sta verificando nella primavera in corso), in oliveti in coltura asciutta gli elementi nel terreno, ed in particolare l’azoto, sono difficilmente assorbibili dalla pianta. Consentire alla pianta di assorbire azoto anche in condizioni di stress idrico è molto utile nel delicato periodo che va dalla mignolatura (aprile-maggio) all’indurimento del nocciolo (luglio).

La concimazione fogliare azotata può essere utilizzata anche per reintegrare rapidamente le riserve nutritive nella pianta depauperate dalla fruttificazione, eseguendo trattamenti a fine estate-inizio autunno, purché non sussistano rischi di forti abbassamenti di temperature durante l’inverno.

Considerata la notevole efficienza delle foglie nell’assorbire gli elementi somministrati, un notevole vantaggio della concimazione fogliare è la possibilità di ridurre, a parità di effetti, le quantità di elementi somministrati, con dosi da 1/2 ad 1/5 delle quantità somministrate al suolo, con conseguente riduzione di fenomeni di inquinamento del suolo e dell’acqua.

I limiti della pratica

Considerando che la concentrazione degli elementi nutritivi nella soluzione deve essere bassa per evitare effetti fitotossici, le foglie possono assorbire una quantità di nutrienti limitata rispetto alle esigenze complessive della pianta, pur con diversi trattamenti. Conseguentemente, in genere, è insoddisfacente l’utilizzo della concimazione fogliare in totale sostituzione a quella al terreno, soprattutto per quanto riguarda l’azoto (per il quale con soluzioni di 1,5- 2% di urea si apportano pochi grammi di azoto per pianta a somministrazione), a meno che non si effettuino concimazioni fogliari ripetute (almeno 6-8) fino a garantire alla pianta adeguati apporti nutrizionali, cosa che economicamente e logisticamente potrebbe risultare insostenibile. In oliveti con normali livelli produttivi, la concimazione fogliare potrebbe soddisfare totalmente le esigenze dell’albero solo per quegli elementi necessari in quantità limitate, quali fosforo, magnesio, ferro, manganese, zinco, boro e rame.

Solo in oliveti con modeste potenzialità produttive, e quindi con moderate esigenze nutritive, si potrebbe sostituire integralmente la concimazione al terreno con 4-5 trattamenti fogliari ma, ovviamente, andrebbe valutata la convenienza economica.

Quando è possibile effettuare fertirrigazione, la concimazione fogliare assume minore importanza.

Un altro limite connesso alla concimazione fogliare è legato al rischio di pioggia dilavante dopo l’applicazione. Se l’evento piovoso si verificasse subito dopo l’applicazione sarebbe necessario ripetere il trattamento, presumendo che l’assorbimento fogliare sia stato limitato. Se invece il dilavamento avvenisse dopo alcune ore, quando una parte del fertilizzante è stata assorbita, sarebbe difficile stimare la quantità realmente assorbita e quindi decidere sulla necessità di ripetere il trattamento e, in caso affermativo, con quale concentrazione per non rischiare fenomeni di fitotossicità.

A livello di qualità del prodotto, un possibile inconveniente che potrebbe verificarsi è la diminuzione di fenoli totali e dei tocoferoli nelle olive.

Quali concimi? Semplici e miscele

Per attuare la concimazione fogliare possono essere realizzate soluzioni a partire da sali semplici, che sono piuttosto economici e che possono meglio consentire di soddisfare le specifiche esigenze dell’oliveto da concimare, oppure si possono utilizzare soluzioni commerciali da diluire opportunamente, comprendenti più elementi nutritivi.

Fra i fertilizzanti azotati, l’urea è il concime più rapidamente assimilato in quanto riesce ad attraversare la cuticola cerosa dell’epidermide fogliare (impermeabile ad acqua e sostanze polari) in virtù del fatto che è apolare. Le molecole presenti in forma ionica (derivanti da sali disciolti nella soluzione) sono invece assorbite con maggiore difficoltà, avendo come siti di penetrazione solamente gli stomi e altre piccole aperture (pori cuticolari). L’azoto ureico, una volta assorbito per via fogliare, è anche rapidamente traslocato verso le infiorescenze o i frutti.

Per ridurre i costi di distribuzione, l’urea può essere distribuita anche insieme a trattamenti fitosanitari, dopo aver verificato la miscibilità dei prodotti usati.

Per quanto riguarda la somministrazione di altri elementi nutritivi, in annate siccitose o dopo un anno di carica o in terreni con basso contenuto in potassio, può essere utile somministrare questo elemento per via fogliare, usando nitrato di potassio che è molto assimilabile. Si ricorda che il potassio stimola la formazione dei fiori e l’inoliazione del frutto, l’accumulo di riserve nell’albero, la lignificazione dei tessuti e la resistenza a sbalzi termici, siccità e parassiti. Di conseguenza, la carenza in potassio determina ridotta resistenza al freddo e ad alcuni parassiti, ridotta fioritura e scarsa dimensione dei frutti e basso contenuto in olio. La carenza è poco frequente poiché in genere il potassio è presente in buone quantità nei terreni, tuttavia può riscontrarsi in terreni sabbiosi e superficiali, acidi o argillosi e mal drenati.

Solo in alcune situazioni è utile la concimazione con fosforo, poiché i fabbisogni sono modesti e in genere vengono soddisfatti dalla dotazione naturale del terreno, anche se in suoli acidi o calcarei l’assorbimento del fosforo può essere problematico. Il fosforo, fra l’altro, stimola la formazione dei fiori, l’allegagione, la maturazione dei frutti, la crescita dei germogli, lo sviluppo dell’apparato radicale e la lignificazione dei tessuti. Per via fogliare l’acido fosforico è più prontamente assorbito rispetto al fosfato monoammonico e questo più del fosfato di potassio.

Il magnesio favorisce la fotosintesi e influisce positivamente sulla produzione. I modesti fabbisogni in genere vengono soddisfatti dalla dotazione naturale del terreno, tuttavia carenze possono verificarsi in terreni sabbiosi o acidi, oppure a causa dell’eccesso di calcio e potassio. Si può in questi casi intervenire con solfato di magnesio tenendo conto, però, che non può essere miscelato con acido fosforico e fosfati.

Come sopra riportato, la concimazione fogliare può essere molto utile per risolvere eventuali carenze di microelementi, boro in particolare, la cui carenza (che può verificarsi in terreni calcarei con pH superiore a 7-8, o sabbiosi o con scarso contenuto in sostanza organica) riduce fioritura, allegagione, produzione e inoliazione. Il boro assorbito per via fogliare è facilmente traslocato in altri organi. La somministrazione fogliare di borace può essere associata agli interventi per la difesa della coltura. Alla carenza di boro è spesso associata quella di ferro. Il ferro stimola l’attività fotosintetica e la carenza, che determina clorosi apicali, può essere corretta mediante l’applicazione fogliare di chelati di ferro (più solubili dei solfati, ma di non facile assorbimento). L’olivo, comunque, è una delle specie arboree meno soggetta a carenza di ferro.

La concimazione fogliare si usa soprattutto per concimi minerali; tuttavia, da non molti anni, è utilizzata anche per somministrare formulati organici allo scopo di stimolare l’attività fotosintetica, favorire l’allegagione, ridurre la cascola dei frutti e aumentare il contenuto in olio. Tuttavia, l’efficacia di questi trattamenti è limitata da un basso assorbimento fogliare, anche a causa della rapida asciugatura dopo la somministrazione.

Preparazione della soluzione

Nella scelta dei fertilizzanti per preparare la soluzione fertilizzante è necessario considerare, oltre al costo, la solubilità e la compatibilità dei vari composti, per evitare la formazione di precipitati che otturerebbero filtri e ugelli. Il nitrato di calcio, ad esempio, non deve essere utilizzato in combinazione con concimi fosfatici e anche se usato da solo potrebbe causare la formazione di precipitati, soprattutto se l’acqua utilizzata fosse ricca di calcio e avesse un pH maggiore di 7. I concimi granulari fosfatici e potassici sono generalmente meno solubili di quelli azotati e, se disciolti in acque ricche di calcio e magnesio, possono causare la formazione di fosfati di calcio. Se l’acqua utilizzata è ricca di calcio e di bicarbonati, anche l’urea potrebbe dar luogo alla formazione di precipitati.

Per quanto riguarda le condizioni di impiego e le concentrazioni dei diversi formulati è necessario tener conto delle indicazioni riportate in etichetta.

Nella preparazione della soluzione è importante considerare anche la temperatura dell’acqua in cui vengono disciolti i fertilizzanti poiché l’acqua molto fredda facilita la formazione di precipitati. Con alte temperature, invece, il solfato ammonico può provocare la formazione di gesso.

Per prevenire questi problemi occorrerebbe effettuare l’analisi dell’acqua e, se necessario, trattarla prima di aggiungere il fertilizzante.

In ogni caso, per evitare che le eventuali particelle solide ancora presenti nella soluzione otturino i filtri è buona norma far trascorrere circa 15 minuti prima della distribuzione per farle sedimentare sul fondo del serbatoio.

Ovviamente, nella preparazione della soluzione fertilizzante è necessario rispettare le norme di sicurezza: indossare guanti, vestiti e occhiali protettivi e seguire attentamente le indicazioni riportate sulle schede di sicurezza dei prodotti utilizzati.

Modalità di trattamento

Le foglie dell’olivo assorbono gli elementi minerali somministrati con la soluzione fertilizzante soprattutto nelle 24-48 ore dopo il trattamento, e in particolare nelle prime ore: per l’azoto, ad esempio, con condizioni ambientali favorevoli, il 50-70% di quello somministrato è assorbito entro un giorno dalla somministrazione. L’assorbimento avviene soprattutto attraverso la pagina inferiore delle foglie. Per via fogliare l’azoto è assorbito più facilmente rispetto al fosforo e questo rispetto al potassio. In condizioni di carenza di un elemento, questo sarà assorbito molto più rapidamente rispetto a situazioni di non carenza.

L’irrorazione va interrotta all’inizio del gocciolamento. In genere occorrono circa 1000 l/ha di soluzione fertilizzante.

L’aggiunta di sostanze bagnanti alla soluzione fertilizzante aumenta l’efficacia del trattamento, poiché le cere della cuticola fogliare sono idrofobe, per cui il bagnante garantisce un maggior periodo di permanenza della soluzione sulla foglia.

Per ridurre i costi, si può associare la concimazione fogliare a eventuali trattamenti antiparassitari, accertandosi prima di preparare la soluzione che non sussistano problemi di incompatibilità di cui, in genere, è riportata indicazione nell’etichetta dei vari prodotti.

Il numero di trattamenti fogliari dipende dalla stima del fabbisogno in elementi nutritivi dell’oliveto che può essere ottenuta sulla base dell’analisi del terreno, del calcolo delle asportazioni, dell’esame visivo delle piante e soprattutto della diagnostica fogliare o, meglio, da più di una di queste tecniche insieme.

Tempistica da osservare

Una buona disponibilità di azoto è necessaria all’albero praticamente durante tutta la stagione vegetativa, tuttavia le esigenze sono maggiori dalla ripresa vegetativa alle prime fasi di sviluppo del frutto e nella fase di indurimento del nocciolo. Possono essere effettuati trattamenti con urea alla concentrazione di 1-1,5% fino a un massimo di 2% (1-2 kg ogni 100 litri di acqua). In generale,

  • la prima somministrazione di azoto può essere effettuata all’inizio del germogliamento,
  • la seconda in pre-fioritura (almeno una decina di giorni prima della fioritura),
  • e una terza ad allegagione avvenuta (grosso modo quando le olive hanno la dimensione di un grano di pepe).

Successivamente, e fino all’autunno, l’azoto è ancora importante per un regolare accrescimento/maturazione dei frutti e per la formazione di riserve nutritive nell’albero, necessarie a sostenere la ripresa vegetativa e la fioritura nell’anno successivo. Per tale motivo, in zone miti, dove la stagione vegetativa è più lunga e dove non ci sono rischi di danni da freddo invernale, può essere opportuno eseguire una o più concimazioni azotate fogliari a fine estate-inizio autunno.

Qualora i terreni non siano adeguatamente dotati in potassio o pongano problemi di disponibilità per questo elemento, all’allegagione e poco prima dell’indurimento del nocciolo, per aumentare la quantità e la qualità della produzione, potrebbe essere vantaggioso effettuare un trattamento con potassio e, in caso siano state riscontrate carenze, anche con fosforo, associando un nitrato di potassio (1-3%) o ammonico e un fosfato di potassio (0,2-2%). Un trattamento fosfo-potassico può essere utile anche durante la fase di inoliazione (fine agosto- settembre). Poiché come sopra riportato il fosforo diminuisce la resistenza al distacco e accelera la maturazione dei frutti, è meglio non intervenire verso la fine di tale processo, a meno che non si voglia anticipare la maturazione e favorire l’abscissione delle drupe per aumentare l’efficienza della raccolta meccanica con vibratore del tronco.

Quando carente, il boro (0,5-1 mg/l di borace) andrebbe somministrato 15-30 giorni prima della fioritura e successivamente dopo l’allegagione, il ferro nei periodi di massima attività vegetativa.

Si ribadisce che la somministrazione di microelementi andrebbe effettuata solo in caso di reale carenza, non solo per evitare inutili trattamenti, ma anche perché eccessi potrebbero determinare effetti negativi sull’albero.

I biostimolanti agiscono a concentrazioni molto basse, ma con trattamenti ripetuti. Somministrazioni settimanali durante la fioritura possono favorire l’allegagione. Trattamenti ripetuti successivamente possono ridurre la cascola e incrementare il contenuto di olio dei frutti.

Come potenziare l’assorbimento

In generale, l’assorbimento fogliare dei nutrienti aumenta con il prolungamento del contatto tra soluzione fertilizzante e foglia (l’assorbimento si riduce drasticamente una volta che la foglia si asciuga e riprende se la foglia viene nuovamente bagnata con una quantità di acqua che non provochi il dilavamento).

Conseguentemente, l’elevata umidità atmosferica e l’uso di bagnanti, rallentando l’asciugatura dopo la somministrazione, favoriscono l’assorbimento, mentre alta temperatura, bassa umidità e ventosità lo riducono.

Occorre quindi evitare di trattare in giornate ventose o con bassa umidità relativa (inferiore a 70%) e in corrispondenza delle ore più calde della giornata (temperatura superiore a 25 °C), preferendo invece il mattino presto o il tardo pomeriggio, sebbene anche l’elevata intensità luminosa, che in assenza di stress idrico garantisce un’elevata apertura degli stomi, può favorire l’assorbimento.

La concimazione fogliare non andrebbe eseguita in giornate ventose o con bassa umidità relativa.

Infine, altro fattore importante nel determinare l’efficienza di assorbimento è lo sviluppo della chioma, in quanto l’intercettazione della soluzione, e quindi l’assorbimento dei nutrienti, cresce all’aumentare della superficie fogliare bagnata dal trattamento. D’altro canto, però, l’eccessiva densità della chioma, limitando la penetrazione della soluzione fertilizzante nella chioma, riduce l’efficacia e l’uniformità del trattamento.


Leggi l’articolo su Olivo e Olio n. 3/2020

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Leggi anche: Concimazione dell’olivo, linee guida

La via fogliare alla nutrizione dell’olivo - Ultima modifica: 2020-05-23T14:00:33+02:00 da Barbara Gamberini

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