Dalla micropropagazione nuove prospettive per l’olivicoltura italiana

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Piantine di olivo ottenute attraverso micropropagazione in vitro
L’innovazione nel vivaismo olivicolo è fondamentale per il rilancio del comparto. Lo ha ribadito la IV edizione del Convegno nazionale sulla micropropagazione

La micropropagazione in vitro dei portainnesti e delle varietà di olivo e il successivo innesto erbaceo in ambiente protetto consentono di superare le gravi problematiche che si incontrano sotto il profilo sanitario con l’utilizzo di piante madri in pieno campo. Questa innovativa tecnica a disposizione del vivaismo olivicolo si rivela, quindi, importante per dare nuove prospettive all’olivicoltura italiana.

È l’indicazione operativa emersa in occasione della 4a edizione del “Convegno nazionale sulla micropropagazione: un incontro fra gli operatori di settore e della ricerca – VitroSOI 2022”, promosso dal Gruppo di lavoro SOI “Micropropagazione e tecnologie in vitro” e organizzato, per la prima volta in Italia meridionale, dal Dipartimento di scienze agro-ambientali e territoriali dell’Università di Bari.

Micropropagazione in vitro e vivaismo olivicolo in Italia

vivaismo
Leccio del Corno "ex vitro" innestato su portainnesto clonale micropropagato

L’Italia vanta una lunga esperienza di studi e ricerche sulle tecniche di propagazione delle piante, sviluppate sia da Istituti e centri di ricerca, sia dai vivaisti stessi, comprese quelle sulla micropropagazione che, fin dagli anni ’70, sono state adottate dal vivaismo frutticolo e olivicolo professionale per la produzione massale di piante, ha ricordato Luigi Catalano, di Civi-Italia e Agrimeca Grape and Fruit Consulting srl di Turi (Bari).

«La propagazione in vitro rappresenta, per il vivaismo moderno, l’innovazione tecnologica meglio trasferita nel processo produttivo. Attualmente, operano in Italia una decina di aziende vivaistiche dotate di laboratorio di micropropagazione commerciale che propagano in vitro circa 50 milioni di piante fra portinnesti di fruttiferi e olivo e varietà autoradicate.

L’adozione delle tecniche di propagazione in vitro e la sanità che contraddistingue i materiali così prodotti hanno permesso la piena qualificazione delle produzioni vivaistiche attraverso l’adozione di schemi di certificazione genetico-sanitaria, che oggi rappresenta la più alta garanzia che il comparto, sotto il controllo delle competenti autorità fitosanitarie, può assicurare. Per questo motivo, precise metodiche tecniche sono incluse nei protocolli di certificazione volontaria attuati in Italia e Ue.

Attraverso l’utilizzo delle colture in vitro e la messa a punto di protocolli adeguati è oggi possibile propagare su larga scala portinnesti di olivo. La competitività dei laboratori di micropropagazione italiani risiede nella capacità di rispondere prontamente alle richieste del mercato attraverso la messa a punto di protocolli di moltiplicazione affidabili ed efficienti».

La diffusione di nuovi organismi nocivi a livello mondiale, ha aggiunto Catalano, rende la micropropagazione uno strumento indispensabile per garantire la sanità delle piante, facilitando nello stesso tempo il superamento delle barriere fitosanitarie e supportando la possibilità di scambi commerciali in tutto il mondo, in grandi quantità, e con volumi ridotti.

«La prossima sfida sarà cercare di automatizzare i processi produttivi ancora di più, al fine di ridurre i costi di produzione, e di adottare tecnologie che rendano possibile il risparmio energetico, così come materiali di consumo e contenitori plastic-free o biodegradabili. Per questo la micropropagazione, intesa come tecnologia innovativa a supporto del vivaismo moderno, risulta essere una scelta strategica vincente per affrontare il mercato globale da parte del comparto vivaistico professionale nazionale».

Nuovo interesse sulla micropropagazione dell’olivo

Leccino
Leccino ottenuto mediante micropropagazione in vitro

Oriano Navacchi di Vitroplant ha ricordato che «dalle prime esperienze condotte in azienda sull’olivo si capì subito che tale specie aveva una forte difficoltà nell’adattarsi alle condizioni in vitro, dimostrandosi recalcitrante a questa tecnica di propagazione.

Gli iniziali incidenti di percorso come il nostro incauto utilizzo di varietà adattate alle condizioni del vitro da altri ricercatori del settore (risultate poi di identità genetica ignota e non rispondente alle varietà dichiarate) e i dubbi sulla stabilità genetica per l’aspetto morfologico delle piante da vitro (che è diverso rispetto alle piante ottenute con i metodi tradizionali quali talea e innesto) smorzarono il nostro primo entusiasmo in merito alla reale fattibilità della propagazione in vitro dell’olivo. Inoltre non esistevano e ancora oggi non esistono, nonostante un’enorme quantità di pubblicazioni scientifiche sulla moltiplicazione in vitro dell’olivo, dati sul comportamento agronomico produttivo delle piante ottenute con questa tecnica».

Adesso, però, ha sottolineato Navacchi, «c’è un nuovo interesse sulla micropropagazione dell’olivo, anche perché sono comparse patologie molto gravi (per esempio Xylella fastidiosa) per le quali il vitro è un’arma importantissima per la propagazione e il risanamento delle piante. La micropropagazione, infatti, consente di produrre rapidamente piantine di qualità utilizzando espianti prelevati da screen house in centri di conservazione. Il ciclo produttivo può essere effettuato in ambiente totalmente protetto e questo permette di fornire garanzie sanitarie che le tecniche di propagazione tradizionali non possono dare».


Leggi anche: Propagazione in vitro di Arbequina e Coratina

Produrre olivi per micropropagazione

Dalla micropropagazione nuove prospettive per l’olivicoltura italiana - Ultima modifica: 2022-11-09T10:54:00+01:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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