Packaging sostenibile per l’olio d’oliva

packaging sostenibile olio
La valutazione di nuovi materiali alternativi al vetro, a ridotto impatto ambientale e funzionali alla conservazione della qualità dell’extravergine, è stata oggetto dello studio condotto nell’ambito del progetto Ager - S.o.s.

Il packaging svolge una funzione chiave all’interno della filiera distributiva dei prodotti alimentari. Esso, infatti ti, contribuisce a preservare gli attributi qualitativi del prodotto confezionato per un determinato periodo di tempo definito shelf-life.

Packaging dell’olio di oliva

Il ruolo del packaging risulta particolarmente importante per prodotti facilmente deperibili a causa di fattori come la temperatura, il contatto con l’aria, la luce e l’umidità. Un esempio, in tal senso, è rappresentato dall’olio di oliva. Affinché le caratteristiche nutrizionali e sensoriali di un ottimo olio extravergine di oliva possano essere mantenute fino al consumo, è necessario preservarlo dal contatto con l’aria e dalla luce, preferendo al contempo lo stoccaggio in ambienti freschi.

Il materiale di confezionamento, in tal senso, ha un ruolo fondamentale nel prevenire e controllare tutti i fenomeni degradativi che porterebbero ad un rapido deperimento dell’olio. Il vetro ha rappresentato fino ad oggi la scelta ottimale per il confezionamento dell’olio d’oliva, con particolare riferimento all’olio extravergine.

Il vetro, infatti, è impermeabile a gas e vapori, è in grado (se opportunamente colorato) di schermare la radiazione luminosa dannosa per l’olio, presenta una notevole inerzia termica e consente di vedere il prodotto in esso contenuto.

Tuttavia, negli ultimi anni è emersa la necessità di considerare, anche per l’olio di oliva, nuove soluzioni di packaging. Tale necessità è scaturita dalla crescente consapevolezza delle nuove funzioni dell’imballaggio, che si aggiungono a quelle storiche e consolidate di contenimento e protezione. Queste nuove funzioni - comunicazione, funzionalità, convenienza - sono alla base dello sviluppo di nuovi materiali e, nel complesso, guidano le innovazioni nel settore, con l’obiettivo di creare soluzioni sempre più sostenibili da un punto di vista ambientale, economico e sociale.

La sostenibilità nel packaging

Al contrario di quanto si possa pensare, il concetto di packaging sostenibile non va inteso esclusivamente nella sua accezione ambientale. Difatti, l’impatto ambientale rappresenta uno dei tre pilastri fondamentali, insieme a quello sociale e quello economico.

Ambientale

La sostenibilità ambientale di un imballaggio va intesa considerando l’insieme di tutti i processi che lo accompagnano dalla nascita fino alla morte, a cui corrispondono varie forme di impatto ambientale riassumibili come scambi di flussi di energia/materia ed emissioni/ rifiuti tra il mondo artificiale (tecnosfera) e la sfera naturale (biosfera). Questo approccio olistico richiede che l’imballaggio sia considerato come qualcosa che va al di là di un semplice manufatto fisico, per la cui realizzazione risulta necessaria la progettazione del suo intero ciclo di vita, dall’uso delle materie prime allo smaltimento, senza dimenticare gli aspetti prestazionali e funzionali del prodotto finalizzati all’estensione della shelf-life e alla salute del consumatore. In quest’ottica, l’approccio Life Cycle Design (LCD, Progettazione del Ciclo di Vita) definisce cinque assi esecutivi principali per una adeguata progettazione:

  1. minimizzazione delle risorse, intesa come riduzione a monte dei materiali di imballaggio, secondo il principio di ottimizzazione del packaging;
  2. uso di risorse a basso impatto ambientale, che contempla l’uso di risorse (materie prime, fonti energetiche) rinnovabili o riciclate, così come la realizzazione di processi eco-compatibili;
  3. riutilizzo dei prodotti, ovvero la possibilità di reimpiegare i prodotti per l’utilizzo originario o per usi alternativi;
  4. estensione della vita delle materie prime, innanzitutto intensificando e rendendo più efficienti le linee di riciclo;
  5. semplicità di disaccoppiamento e disassemblaggio, ovvero la separazione tra materiali diversi (ad esempio nei mate- riali laminati) o componenti di uno stesso imballaggio (ad esempio, tappo metallico e bottiglia in vetro). Per “costruire” l’imballaggio finale si dovrà quindi effettuare un’attenta selezione dei materiali che il mercato mette a disposizione.

La tab. 1 riporta i più comuni materiali di confezionamento, evidenziando i vantaggi e gli svantaggi in termini di impatto ambientale.

Tabella 1 - Vantaggi e svantaggi dei più comuni materiali di confezionamento e degli imballaggi derivati
PRO CONTRO
Vetro Resistente e durevole
Riutilizzabile Riciclabile
Composto da elevate quantità di riciclato
Più pesante di altre tipologie di materiali
Difficoltoso da riciclare se colorato
Elevato costo della materia prima e dell’energia per la produzione
Plastica Materiale versatile
Processi di riciclo a pieno regime per PET e HDPE
Ottimo rapporto resistenza/peso
Di origine fossile
Riciclo non possibile per tutte le tipologie di plastica
Limitata possibilità di riutilizzo
Difficoltà nella differenziazione domestica
Poliaccoppiati Leggeri
Utilizzano bassi quantitativi di materie prime
Utilizzo minimo di materiali riciclati
Sistemi di riciclaggio non ben sviluppati e diffusi
Difficoltà di separazione componenti
Metallo Facilmente riciclabili
Utilizzo di alte percentuali di materiali da riciclo
Processi di riciclo diffusi e a regime
Elevata quantità di energia per la produzione
Materiali biodegradabili e compostabili Riducono l’impiego di petrolio Provengono da risorse naturali Possibilità d’uso di prodotti di scarto Produzione di metano in seguito a biodegradazione
Possibile produzione a partire da OGM
Possibile presenza di metalli pesanti
Possibile inquinamento in fase di differenziazione delle plastiche convenzionali
Difficile differenziazione a livello domestico
Carta e
cartone
Facilmente riciclabili Derivano da fonti rinnovabili
Leggeri flessibili e compostabili
Non possono essere riciclati all’infinito
La biodegradazione in campo aperto può causare emissioni di metano

Sociale

La sostenibilità in ambito packaging, sebbene spesso identificata con le problematiche di impatto ambientale, passa anche per aspetti sociali molto importanti. La progettazione di nuove soluzioni dovrà quindi tenere in considerazione sia aspetti di ampio respiro, come il rispetto delle minoranze etniche, sia aspetti legati ad ambiti locali, come il sostegno e la valorizzazione socio-culturale di specifiche aree, sia il cambiamento della abitudini alimentari e la necessità di offrire soluzioni adeguate, ad esempio, al consumo di piccole quantità di prodotto.

Economica

La sostenibilità economica di un imballaggio è verificata quando la nuova soluzione di packaging incontra esigenze/criteri di mercato in termini di costi e benefici prestazionali. Se la nuova soluzione, pur rispondendo ai criteri di sostenibilità ambientale e sociale, dovesse essere fuori mercato, resterebbe probabilmente solo un’ottima idea.

Confezioni per l’olio, la ricerca di un packaging sostenibile

Il lavoro sperimentale, condotto nell’ambito del progetto Ager S.O.S. (Sustainability of the Olive Oil System), è stato incentrato sul monitoraggio dell’evoluzione dei principali parametri chimici di un olio d’oliva extravergine in funzione di tre differenti tipologie di packaging sostenibile. Nello specifico, è stato utilizzato un olio extravergine di oliva proveniente dalla molitura di olive di cultivar Bosana, confezionato in bottiglie di vetro ambrato (controllo), in un poliaccoppiato trasparente con filtro anti UV e in un poliaccoppiato metallizzato 100% compostabile (v. tab. 2)

Le confezioni sono state condizionate a 40 °C per 96 giorni e a 60 °C per 32 giorni, per studiare i processi degradativi in condizioni accelerate. A intervalli di tempo prefissati sono state svolte analisi chimiche tradizionali, comprendenti l’acidità libera, il numero di perossidi, gli indici spettrofotometrici nell’UV e la concentrazione di polifenoli totali. Dai risultati ottenuti mediante le analisi chimiche è emerso che, complessivamente, il materiale di confezionamento in grado di garantire una prestazione comparabile a quella del vetro e quindi in grado di offrire la maggiore protezione dell’olio è risultato essere il poliaccoppiato trasparente.

Strategie complementari

Oltre alla riduzione a monte delle materie prime (plastica, metallo, etc.) attraverso una accurata selezione dei materiali che costituiranno l’imballaggio finale, è possibile pensare a strategie complementari al fine di ottimizzare l’attributo della sostenibilità senza rinunciare alla shelf-life dell’olio d’oliva confezionato.

Una di queste è rivolta all’ottimizzazione dell’unità di vendita. Tale strategia mira alla riduzione degli sprechi dovuti, in molti casi, ad unità di vendita inadatte agli attuali stili di vita; in tal senso soluzioni ‘ready-to-use’ e ‘fully-to-use’, che prevedono piccoli volumi da utilizzare facilmente e in un intervallo di tempo limita- to, eviterebbero l’esposizione dell’olio ai principali fattori primari di degradazione (aria e luce in particolare) che ne causano il decadimento qualitativo anticipato e, in ultima istanza, la riduzione della shelf-life secondaria; quest’ultima, per alimenti delicati come l’olio d’oliva extravergine, rappresenta una delle cause principali di spreco alimentare.

Nuove soluzioni di erogazione

Al fine di ridurre le piccole perdite di prodotto dovute a sistemi di erogazione (dispensing) non funzionali, possono essere prese in considerazione nuove soluzioni che consentono di ridurre gli sprechi durante il versamento del prodotto, in particolare in fase di recupero (evitando, quindi, la classica goccia d’olio che scorre sulla bottiglia).

All’interno del progetto Ager sono state proposte tre possibili configurazioni di imballaggio. Esse hanno in comune il materiale di partenza, ovvero un poliaccoppiato a base cellulosica, e la geometria regolare (parallelepipeda). La scelta di tali caratteristiche è da intendersi come alternativa alle bottiglie di vetro oggi utilizzate per il confezionamento dell’olio, visto che il poliaccoppiato su descritto garantirebbe un’elevata performance sia in termini di barriera a gas e luce, sia in termini di peso.

Lo svantaggio principale sarebbe associato all’impossibilità di vedere il prodotto alimentare attraverso la confezione. Tuttavia, questo aspetto potrebbe essere facilmente risolto attraverso il possibile uso di una “finestra” in materiale plastico ad alta barriera all’ossigeno con filtri UV.

Un altro aspetto da considerare è la geometria regolare delle suddette configurazione. Tali geometrie, insieme al peso ridotto dell’imballaggio, rappresenterebbero un ulteriore passo verso una maggiore sostenibilità, implicando un’ottimizzazione delle fasi logistiche e distributive (possibilità di ottimizzare lo spazio all’interno dei containers/camion e minore uso di carburante in virtù del peso inferiore del carico da trasportare).

Diverse soluzioni di packaging per l’olio di oliva con tre diverse tipologie di dispensing.

Soluzione 1 – tappo “a cannocchiale”

Nello specifico, la prima tipologia (soluzione 1) è caratterizzata da un tappo “a cannocchiale”, ovvero costituito da una parte estraibile avente all‘estremità una configurazione salva-goccia. In questo caso, la dispensazione dell’olio avviene come di consueto, ovvero impugnando la bottiglia ed inclinandola verso il piatto.

Soluzione 2 – tappo con sistema“click”

La seconda tipologia (soluzione 2) prevede l’uso di una cannuccia direttamente connessa al tappo principale mediante avvitamento e bloccata all’imballaggio primario attraverso un sistema a “click”. In questo caso, l’erogazione dell’olio può avvenire sia premendo la confezione (fasi iniziali di consumo), sia per versamento, dopo aver svitato la cannuccia dal tappo (fase di svuotamento della confezione).

Soluzione 3 – tappo Vitop

La terza tipologia di imballaggio (soluzione 3), infine, prevede l’innesto di un tappo Vitop®, generalmente impiegato in ambito enologico. In questo caso, l’erogazione avviene per gravità, premendo il tappo e quindi aprendo la valvola che determinerà la fuoriuscita del prodotto. Nella versione più sofisticata, tale tipologia di confezionamento potrebbe prevedere una geometria regolare esterna di solo materiale cellulosico, contenente al suo interno un imballaggio plastico flessibile barriera all’ossigeno. Così come avviene in ambito enologico per le soluzioni “bag-in-box”, il ciclo di vuoto seguito da iniezione di gas inerte garantirebbe la protezione dell’olio durante l’intera shelf-life (sia primaria che secondaria), in considerazione del fatto che la stessa fase di erogazione eviterebbe l’ingresso dell’aria all’interno della confezione. Le tre tipologie proposte possono essere facilmente realizzate in modo tale da contenere quantità diverse di olio (ad es., 0,5 l, 1,0 l e 1,5 l).


Il lavoro è stato finanziato dal Progetto Ager 2 (Grant n. 2016-0105). Si ringrazia l’unità di ricerca dell’Università di Sassari per la fornitura dei campioni di olio.

L’articolo completo del box “Le prestazioni di un imballaggio”
è pubblicato su Olivo e Olio n. 3/2020

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Packaging sostenibile per l’olio d’oliva - Ultima modifica: 2020-05-23T12:25:52+02:00 da Barbara Gamberini

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