In condizioni di limitata disponibilità idrica, l’olivo è capace, grazie a specifici meccanismi fisiologici di resistenza, non solo di sopravvivere ma anche di rimanere produttivo. Il frutto rimane infatti l’organo preferenziale (sink) verso cui vengono dirette le risorse idriche e quelle carboidratiche (prodotti della fotosintesi) per sostenerne la crescita, a scapito ad esempio della crescita della chioma e delle foglie.
Tuttavia, per quantificare e monitorare lo stress idrico, raramente viene considerate l’accrescimento del frutto come criterio per valutare le necessità irrigue o l’efficienza delle strategie di irrigazione in deficit, per le quali si utilizzano misure relative allo stato idrico della chioma (potenziale idrico fogliare o misure di traspirazione).
Su questo aspetto si è concentrato lo studio condotto su un impianto superintensivo di Arbequina che ha valutato gli effetti dello stress idrico sulla dinamica di accrescimento del frutto, analizzando anche il gradiente di potenziale idrico di frutti e foglie. L’approccio utilizzato è stato quello di monitorare l’accrescimento dei frutti in continuo, attraverso dei dendrometri, monitorando il potenziale idrico delle foglie e dei frutti e quindi cercando di studiare le relazioni tra queste variabili, in due trattamenti irrigui: uno di piena irrigazione e un trattamento di deficit idrico controllato (RDI), in cui i volumi irrigui sono stati ridotti in alcune fasi specifiche: la fase di indurimento del nocciolo e la fase di maturazione.
L’accrescimento dei frutti è stato fortemente influenzato dal regime idrico: nel regime idrico in deficit è stato osservato un arresto, e talora un calo in dimensioni, proprio in corrispondenza delle fasi di riduzione dell’apporto idrico. La misura in continuo dei frutti attraverso dendometri, ha permesso anche di misurare gli accrescimenti giornalieri dei frutti: nella piena irrigazione, I frutti seguivano un andamento tipico, con una fase di contrazione (riduzione della dimensione) nel pomeriggio, dipendente dalla traspirazione del frutto e una fase di recupero (espansione) durante la notte, con oscillazioni costanti.
Nelle piante sottoposte a RDI, invece, le oscillazioni risultavano molto più elevate, in particolare con maggiori contrazioni, nei periodi di irrigazione ridotta: invece, quando veniva ripristinata l’irrigazione, l’aumento di volume del frutto era pressoché costante, senza che vi si alternassero le fasi diurne di contrazione. Questo consentiva una veloce ripresa della crescita dei frutti nei momenti di restituzione idrica e spiega tra l’altro il dato della dimensione finale del frutto, comparabile a quella delle piante in piena disponibilità idrica.
Per quanto riguarda il legame tra il potenziale idrico delle foglie, comunemente utilizzato per valutare lo stato idrico della pianta, e il potenziale idrico misurato sui frutti, le maggiori differenze tra i due parametri sono stati misurati sui frutti degli alberi in deficit. Interessante è il fatto che mentre su piante pienamente irrigate I ricercatori hanno trovato una correlazione tra I potenziali idrici di foglie e la contrazione della dimensione dei frutti, nel trattamento RDI tale corrispondenza non si è osservata. Per questo motivo lo studio conclude che il monitoraggio dello stress idrico misurato direttamente sui frutti, potrebbe essere un importante strumento per stabilire in modo più efficace le strategie di irrigazione in deficit migliori per gli oliveti irrigati.
Bibliografia
Fernandes, R. D. M., Cuevas, M. V., Diaz-Espejo, A., & Hernandez-Santana, V. (2018). Effects of water stress on fruit growth and water relations between fruits and leaves in a hedgerow olive orchard. Agricultural Water Management, 210, 32-40.