La diversità ambientale e climatica del territorio ha dato origine, attraverso secoli di olivicoltura, a numerose varietà autoctone tuttora largamente coltivate

«Se prendete una cartina dell’Italia, la Lucania - o Basilicata - è la parte interna dello stinco della lunga gamba italiana. […] Non esiste nessun’altra regione a possedere due nomi ufficiali. Solo questa terra si chiama sia Basilicata che Lucania - e non si decide a darsi un nome definitivo» (da “La commorienza” di A. Di Consoli, 2010).

Collocata nel cuore geografico del Mezzogiorno, è stata sempre una regione isolata e remota, priva di centri urbani consistenti. Ancora nella prima metà del sec. XX le condizioni di vita erano piuttosto primitive con una grande maggioranza di popolazione agricola poverissima, affiancata da pochi, agiati proprietari latifondisti, così come efficacemente descritto nel romanzo Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi. (…)

La Basilicata ha una grande diversità ambientale con una vasta pianura alluvionale dove si pratica un’agricoltura intensiva; brulle colline argillose ed altopiani investiti a seminativi ed arboreti, tra cui l’olivo; montagne con un’altitudine media di 1.200-1.500 metri fino ad oltre 2.000 metri, con una forte presenza di foreste e boschi.

Olivicoltura: dinamiche del settore

Il Censimento agricoltura Istat del 2010 ha rilevato in Basilicata 28.000 ettari circa di olivo, ripartiti tra un totale di 32.830 aziende, con una superficie media aziendale regionale di 0,85 ha. I dati Istat relativi al 2019, derivanti dalla metodologia di tipo estimativo adottata dopo l’ultimo censimento, danno 26.000 ettari circa di superficie regionale, mentre la superficie mappata dal progetto Olivemap al 2019 risulta di 24.000 ettari circa, sensibilmente inferiore ai precedenti rilevamenti per effetto, probabilmente, della mancata considerazione di superfici inferiori ai 5.000 m2.

Nonostante la discrepanza tra dati statistici, sembra accertata una recente diminuzione della superficie olivetata in Basilicata. Un primo fenomeno preoccupante, espressione di evidenti criticità strutturali, è legato all’abbandono e al degrado produttivo (ma anche paesaggistico) di molte superfici. Questo interessa certamente piccoli oliveti in aree marginali, spesso per mancanza di rinnovo generazionale della conduzione, ma anche oliveti ubicati in aree più vocate della regione. Le ragioni sono da ricercare nella scarsa redditività della coltura nelle attuali condizioni del settore e nelle difficoltà di gestione degli impianti secolari, con elevati costi di potatura e raccolta. (…)

Principali areali olivicoli lucani (Rotundo e Marone, 2002)

Colline Materane. L’areale occupa un’ampia superficie della provincia di Matera, prossima alla regione Puglia.
Melandro. Piccolo areale interamente compreso nella provincia di Potenza, si ricongiunge con gli oliveti della contigua provincia di Salerno.
Vulture. Areale olivicolo con la maggiore presenza di varietà autoctone, ubicato nei territori più settentrionali della provincia di Potenza.
Pollino. Areale interamente collocato all’interno del Parco Nazionale del Pollino, dove l’olivo rappresenta la maggiore coltura arborea.
Medio Agri-Basento. L’areale occupa la parte centro-meridionale della Basilicata con Ferrandina e comuni limitrofi quali centri di maggiore interesse olivicolo.

Varietà della Basilicata

Il panorama varietale della regione comprende 28 varietà autoctone indicate nel disciplinare di produzione della Indicazione Geografica Protetta “Olio Lucano” (al netto di altre 4 varietà appartenenti al patrimonio varietale di altre Regioni): Acerenza, Ogliarola del Vulture (sinonimi: Ripolese o Rapollese, Ogliarola di Melfi, Nostrale), Ogliarola del Bradano (sinonimi: Comune, Ogliarola), Maiatica/Majatica di Ferrandina (sinonimi: oliva di Ferrandina, Pasola), Ghiannara, Augellina, Justa, Cornacchiola, Romanella, Carpinegna, Faresana, Sammartinengna, Spinoso, Cannellina, Cima di Melfi, Fasolina, Fasolona, Lardaia, Olivo da mensa, Orazio, Palmarola, Provenzale, Racioppa, Roma, Rotondella, Russulella, Scarpetta, Tarantina.


Leggi l’articolo completo su Olivo e Olio n. 5/2021

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L'olivicoltura in Italia

Da più di due anni Barbara Alfei e Giorgio Pannelli ci guidano, attraverso gli articoli di “Varietà e Territorio”, in un viaggio virtuale nei territori olivicoli italiani, raccontandoli attraverso la storia della coltivazione dell’olivo e i paesaggi che ha disegnato, la cultura e le tradizioni legate all’olio di oliva, alla scoperta del ricco patrimonio nazionale di varietà autoctone e delle loro caratteristiche organolettiche e sensoriali. Queste le tappe finora percorse.

Le varietà di olivo dal nord al sud d’Italia Fascicolo
Olivo e Olio
Lombardia / Trentino L’olivo dai laghi lombardi al Basso Sarca 04/2019
Friuli-Venezia Giulia Dal Piave al golfo di Trieste attraverso Collio e Carso 04/2021
Veneto Dal Garda Orientale al Piave attraverso i Colli Euganei e Berici 02/2021
Liguria / Toscana Levante ligure, Lunigiana, Lucchesia e Monti Pisani 04/2020
Toscana Tra storia e cultura da Pisa a Firenze
(1a e 2a parte)
5 6/2020
Umbria Paesaggi e olivicoltura tra Tevere e Appennino 01/2020
Umbria Spoleto e dintorni, storia, natura e cultura 02/2020
Marche Varietà autoctone nell'interno maceratese 05/2018
Marche / Abruzzo A cavallo del Tronto, nella terra di Piceni e Pretuziani 01/2021
Molise Diversità territoriale ed olivicoltura di nicchia 03/2021
Lazio Comprensori olivicoli tra Tevere e Garigliano 01/2019
Puglia Olivicoltura delle Murge, Salento e Terra d'Otranto 02/2019
Campania meridionale Gli olivi tra i monti Lattari, Picentini e del Cilento 05/2019
Basilicata Viaggio tra paesaggi naturali ed endemici conservati 05/2021
Calabria Viaggio nell'olivicoltura della Calabria Citra 03/2020
Sardegna Logudoro e Campidano via Gallura e Ogliastra 03/2019
Sicilia occidentale Dalla Val di Mazara alle Madonie e Monti Erei 06/2019

 

Olivicoltura in Basilicata, viaggio tra paesaggi naturali ed endemici conservati - Ultima modifica: 2021-09-15T10:00:35+02:00 da Barbara Gamberini

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