Xylella fastidiosa, l’evoluzione dell’epidemia in Puglia

xylella epidemia
Donato Boscia, del Cnr-Ipsp di Bari, ha illustrato l'evoluzione dell'epidemia di Xylella fastidiosa subsp. pauca ST53 in Puglia, dal 2013 al 2023, al 35° Forum di Medicina vegetale dell'Arptra di Bari
L’aggiornamento sulla diffusione della malattia è stato presentato da Donato Boscia, dirigente di ricerca del Cnr-Ipsp di Bari, al 35° Forum di Medicina vegetale dell’Arptra

Da un lato un oggettivo e significativo rallentamento della diffusione a nord dell’area demarcata come infetta, dall’altro, da almeno due anni, una sua evidente attenuazione nel Basso Salento. Sono i due attuali differenti scenari dell’evoluzione dell’epidemia di Xylella fastidiosa subsp. pauca ST53 in Puglia, che, dopo circa dieci anni dalla scoperta della malattia in agro di Gallipoli (Le) e dalla successiva identificazione del batterio che ne è causa, interessa ormai il 40% del territorio regionale. Li ha presentati Donato Boscia, dirigente di ricerca del Consiglio nazionale ricerche - Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Cnr-Ipsp), sede di Bari, al 35° Forum di Medicina vegetale dell’Associazione regionale pugliese dei tecnici e ricercatori in agricoltura (Arptra).

Xylella, epidemia prima rapida, adesso lenta

Donato Boscia
Donato Boscia

«La Xylella ha avuto nei primi cinque anni, dal 2013 fino al 2018, un avanzamento molto rapido. Quando la malattia si manifestava in un oliveto a Gallipoli o altrove nel Basso Salento, nel giro di breve tempo intorno ai primi olivi infetti seccavano tutti gli altri.

Nei successivi cinque anni l’ulteriore progressione dell’area demarcata come infetta è stata più lenta rispetto ai precedenti, limitata ad alcuni comuni baresi del versante adriatico, come Monopoli, Polignano a Mare, Alberobello, Castellana Grotte, ecc.

Anche la diffusione su brevi distanze a nord è molto più lenta di quanto lo fosse a sud. Infatti, adesso nei nuovi focolai individuati nel Barese si osserva, a distanza di un anno, che il batterio si è diffuso dal primo olivo infetto solo su altre 10-15 piante, cioè non manifesta mai un avanzamento rapido, fulminante, come accadeva prima».

Le possibili cause del rallentamento

sputacchina
Nel Barese una popolazione meno abbondante dei vettori ha sicuramente permesso di ridurre la pressione di inoculo rispetto a quella che si riscontrava nel Basso Salento

L’evidente rallentamento non significa affatto che l’epidemia si sia fermata, ha stigmatizzato Boscia, anzi deve incoraggiare ad attuare in maniera ancora più incisiva le azioni di contenimento, che potrebbero avere maggiore efficacia rispetto a quando il batterio era più invasivo e veloce.

«Diverse possono essere le possibili cause del rallentamento.

  • In primo luogo, le differenti condizioni climatiche: nella parte centrale della Puglia il clima è meno ottimale per la subspecie pauca, che fra le diverse sottospecie di Xylella fastidiosa è quella più esigente sotto l’aspetto termico. È evidente che gli inverni di Gallipoli e dintorni sono più miti di quelli delle colline interne del Barese, dove è anche più facile che si verifichino delle gelate.
  • In secondo luogo, una migliore organizzazione delle azioni di contenimento, cioè il monitoraggio e la rimozione delle piante infette e il controllo dei vettori: non casuale se si considera che mettere in piedi la macchina organizzativa del Servizio fitosanitario regionale e adeguare la legislazione nazionale e regionale, per poter operare nel Salento, ha richiesto tempo, mentre adesso si lavora sulla base di quanto, appunto, già fatto negli anni scorsi.
  • In terzo luogo, i sovrainnesti con varietà resistenti sugli olivi secolari e monumentali, come misura preventiva alla diffusione del batterio, che hanno sicuramente contribuito, dove sono stati realizzati, a limitare la diffusione del batterio.
  • In quarto luogo, la differente gestione dei terreni fra il Salento e il Barese, con differenze sostanziali in pratiche agronomiche e fitosanitarie, ha concorso a frenare la diffusione del batterio.
  • Infine, una popolazione meno abbondante dei vettori nel Barese, che ha sicuramente permesso di ridurre la pressione di inoculo rispetto a quella che si riscontrava nel Basso Salento».

Attenuazione dell’epidemia anche nel Basso Salento

Piana olivi
Lo sviluppo di nuovi disseccamenti sta suscitando notevole preoccupazione e allarme nella Piana degli olivi monumentali

Nella parte devastata dalla Xylella, cioè il Basso Salento, da Brindisi in giù, ha aggiunto Boscia, si avvertono adesso segnali di una attenuazione degli effetti dell’epidemia sulla vegetazione olivicola sopravvissuta.

«I nuovi disseccamenti sono meno frequenti e più blandi rispetto a quanto accadeva in quel territorio nel passato e a quanto si osserva oggi a nord di Brindisi. Da un paio di anni ci sono crescenti segnalazioni di remissione dei sintomi su olivi anche di 60-70 anni, ma non secolari, sopravvissuti all’infezione acuta, fenomeno più evidente sulla varietà Cellina di Nardò che sull’Ogliarola salentina. Come conseguenza in alcune aree si osserva una parziale ripresa vegetativa, ora oggetto di indagine scientifica.

A conferma di ciò, alcuni frantoiani leccesi quest’anno hanno visto ritornare nei loro frantoi clienti, che erano scomparsi negli anni precedenti, con piccole partite di olive di Cellina di Nardò e anche, ma meno, di Ogliarola salentina.

Più a nord, invece, lo sviluppo di nuovi disseccamenti sta suscitando notevole preoccupazione e allarme nella Piana degli olivi monumentali».

Xylella fastidiosa, l’evoluzione dell’epidemia in Puglia - Ultima modifica: 2023-12-18T08:55:27+01:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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