L’introduzione delle macchine scavallatrici e della possibilità della raccolta in continuo ha dato il via, alla fine degli anni ’90 alla rivoluzione dei sistemi di impianto verso densità tra 1.200 e 2.000 alberi per ettaro, che consentono di ottenere produzioni elevate a costi ridotti grazie alla meccanizzazione integrale. Negli ultimi anni sono stati inoltre sviluppati i sistemi superintensivi cosiddetti di seconda generazione, basati sull’allevamento degli olivi senza l’ausilio di strutture di sostegno, accorgimento che consente la meccanizzazione integrale di tutte le operazioni, anche della potatura in fase di allevamento. Tali sistemi colturali cominciano a rappresentare una realtà produttiva importante, soprattutto nelle aree più vocate della regione Puglia.
Fattore chiave per la riuscita dell’altissima densità nell’olivicoltura italiana sono stati le prove sperimentali portate avanti dall’inizio degli anni 2000 dai ricercatori dell’Università di Bari, per valutare l’adattabilità delle varietà italiane a questi sistemi colturali e alla raccolta meccanica con scavallatrice. In particolare, gli studi sull’interazione pianta-macchina hanno portato alla messa a punto, attraverso modifiche ad hoc, di vendemmiatrici a scuotimento orizzontale adatte alla raccolta dell’olivo ed alla individuazione, ad oggi, di diverse varietà idonee a tale tipologia di raccolta.
Per fare il punto sullo stato dell’arte della ricerca in tema di superintensivi e sulle esperienze del mondo produttivo, l’appuntamento è per giovedì 12 ottobre alle 14,30 alla fiera Agrilevante di Bari per il convegno Oliveti superintensivi, le linee di ricerca italiane”.
All’incontro parteciperanno come relatori Salvatore Camposeo, professore dell’Università degli Studi di Bari e Nicola Salatino, presidente dei contoterzisti della Puglia ed esperto di lavorazione e raccolta negli impianti superintensivi; a moderare l’incontro Giuseppe Francesco Sportelli, giornalista di Edagricole.