Per molti anni l’obiettivo primario perseguito nell’applicazione dei prodotti fitosanitari è stato quello di massimizzare l’efficienza del trattamento; tuttavia, con l’approvazione della Direttiva 2009/128/Ce, si è inteso avviare un processo teso ad incentivarne un loro uso sostenibile, riducendo così i rischi e gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente. In questo contesto distribuire la corretta dose di prodotto fitosanitario è diventato un obiettivo prioritario, perché trattamenti imprecisi possono portare a gravi problematiche quali l’inquinamento di falde e corsi d’acqua, tracce di pesticidi negli alimenti oltre a problematiche inerenti alla sicurezza degli operatori. (…)
Se da un punto di vista tecnico l’efficacia di un intervento fitoiatrico è determinata da una serie di requisiti, tra cui la massima copertura della vegetazione, la massima uniformità e la buona penetrazione del principio attivo, in campo poi solo una parte, che varia dal 15 al 50% della miscela contenente la sostanza attiva, raggiunge effettivamente il bersaglio; la parte restante è persa a terra o per effetto della deriva con tutti i conseguenti rischi per l’ambiente.
Macchine irroratrici obsolete e inefficienti
Secondo un’indagine condotta dal gruppo di ricerca Crop Protection Technology dell’Università di Torino, su larga scala, l’elemento di debolezza del settore risiede proprio nel parco macchine delle irroratrici in Italia. Questo è costituito da circa 600.000 unità, di cui oltre la metà impiegata nel settore delle coltivazioni arboree, con età media di circa 12 anni; quindi, nella maggior parte dei casi, queste risultano essere obsolete, mal funzionanti o non correttamente tarate.
È evidente quindi come le macchine non rivestano ancora quel ruolo veramente strategico che invece spetta loro, nonostante gli avanzamenti tecnologici che trovano sempre più applicazione nei modelli oggi disponibili.
Valutazioni sulle irroratrici utilizzate in olivicoltura
È in un’ottica di ottimizzazione delle operazioni di difesa delle coltivazioni olivicole, sia in termini di efficienza che di tutela degli aspetti ambientali, che si sono portate avanti una serie di ricerche nell’ambito del progetto “Controllo Ecosostenibile dei fitofagi dell’Olivo – CEbiOl”.
Diverse prove, che hanno interessato in media un’area di circa 1300 m2, sono state effettuate su piante di Carolea con sesto di 6 m x 8 m, impiegando un’irroratrice trainata per colture arboree, allo scopo di: misurare quanto del prodotto arriva a bersaglio, nelle diverse fasce della chioma; valutare la qualità della distribuzione; stimare le perdite di prodotto a terra. I risultati ottenuti evidenziano come l’irrorazione in olivicoltura presenti, ancora, diverse criticità (…)
L’articolo completo è pubblicato su Olivo e Olio n. 6/2020
Dall’edicola digitale al perché abbonarsi
Gli autori sono del Dipartimento di Agraria, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria