Olivicoltura sostenibile contro il cambiamento climatico

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L’olivicoltura può essere uno degli strumenti per ridurre le emissioni di CO2, conferendo al settore un ruolo da affermare

La filiera olivicolo olearia è un settore fortemente rappresentativo nel bacino del mediterraneo. Pensando all’agricoltura come uno dei settori responsabili dei cambiamenti climatici e all’olivicoltura europea che rappresenta una grossa fetta delle superfici agricole, risulta importante domandarsi quale sia il suo impatto a livello ambiente anche a fronte dei cambiamenti nei metodi di coltivazione da sistemi tradizionali a quelli intensivi e superintensivi.

Workshop sul bilancio del carbonio

A questo riguardo si è svolto a Madrid, un workshop di tre giorni dal 17 al 19 ottobre, organizzato dall’IOOC, International Olive Oil Council, che ha affrontato diversi aspetti riguardanti l’impatto ambientale del settore olivicolo.

Durante i tre giorni si sono susseguiti gli interventi di numerosi esperti del settore affrontando temi riguardo

  • l’attuale sistema normativo,
  • i protocolli dell’Unione Europea per gli assorbimenti di carbonio,
  • la situazione relativa ai mercati di carbonio
  • e le pratiche agricole volte al miglioramento del bilancio del carbonio negli oliveti.

Il bilancio del carbonio dell’olivicoltura rappresenta una opportunità per cui l’IOC ha deciso di contribuire alla creazione di linee guida e protocolli che possano servire alla creazione di strategie di gestione degli oliveti al fine di contribuire alla riduzione delle emissioni.

I risultati

Durante il workshop è stato stabilito che esistono i presupposti per la creazione di metodologie volte alla creazione di standard per il monitoraggio del bilancio del carbonio in olivicoltura che saranno promosse dal COI.

Le priorità identificate sono le seguenti:

  1. cercare di stabilire dei parametri/criteri generali per il settore olivicolo;
  2. sviluppare una metodologia per il calcolo del bilancio del carbonio nelle olivete;
  3. modello della capacità di assorbimento della CO2 negli oliveti;
  4. adattare i criteri QU.A.L.ITY (quantificazione, addizionalità, stoccaggio a lungo termine, sostenibilità) dei protocolli della Comunità Europea per l’assorbimento del carbonio al settore olivicolo.

Alla domanda se esista un consenso minimo per la valutazione del bilancio del carbonio al fine di sviluppare una metodologia, la risposta media dei partecipanti è stata di 3,53/5, che significa che questo consenso esiste.

Ritiene che esista un consenso scientifico minimo sulla valutazione del bilancio del carbonio degli oliveti per iniziare a sviluppare una metodologia standard?  (1: per niente; 2: assolutamente)

Le opportunità per il settore

L’olivicoltura e la produzione di olio extra vergine d’oliva per i paesi europei che si affacciano sul mediterraneo è un settore chiave. Negli ultimi venti anni abbiamo assistito a un cambiamento di questo settore che ha portato a modelli produttivi specializzati e intensivi. Il passaggio da una olivicoltura tradizionale a una intensiva ha la conseguenza di un impiego molto maggiore di fattori di produzione impiegati nel processo produttivo (volumi d’acqua maggiori, fertilizzanti e prodotti fitosanitari), così come i sottoprodotti di lavorazione come acque reflue e rifiuti solidi come la sansa di oliva. Le pratiche agronomiche hanno una forte connessione con l’impatto che l’oliveto ha sulle sue emissioni di CO2. Dunque, una gestione sostenibile degli oliveti ci può aiutare a quantificare la riduzione delle emissioni di gas serra e il sequestro di carbonio che avviene sotto forma di biomassa prodotta. Questa è la prospettiva che il COI intende cogliere per valutare e quantificare i benefici sotto forma di crediti di sostenibilità sfruttando i servizi ecosistemiche che gli oliveti possono fornire.

Olivicoltura sostenibile contro il cambiamento climatico - Ultima modifica: 2023-11-08T17:48:51+01:00 da Barbara Gamberini

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