Il piano di ripresa e resilienza (PNRR) destina al rinnovo dei frantoi 100 milioni di euro da spendere nei prossimi due anni, con percentuali di contribuzione che possono arrivare sino all’80% nel caso di imprenditori che non superino i 40 anni di età.
La consistenza degli aiuti è tale da poter dare un indirizzo ben preciso al sistema produttivo italiano dei prossimi anni. Tuttavia, la scadenza del dicembre 2025 entro cui completare i progetti costituisce la criticità più importante. Gli investimenti in nuovi macchinari del settore, infatti, non superano i 40 milioni di euro l’anno e, se a questi dovessero integrarsi gli investimenti previsti dal PNRR, da completare nei tempi stabiliti, il fatturato di alcune aziende fornitrici arriverebbe a triplicarsi! Un effettivo rinnovo tecnologico degli impianti oleari italiani avrebbe richiesto tempi di attuazione più lunghi.
I limiti, che già dall’inizio si profilavano come ambiziosi, passati 6 mesi per la definizione del bando nazionale sono, a meno di proroghe quasi irrealizzabili. Il rischio di non riuscire a spendere buona parte delle somme stanziate è tangibile.
Lo scenario produttivo nazionale è sicuramente variegato e complicato. Dei 4129 frantoi in funzione nel 2022 ben 950 hanno una capacità di lavoro inferiore a 50 tonnellate all’anno corrispondenti ad appena l’1% delle olive molite (v. tabella 1). Definire linee guida capaci di dare un orientamento unico al settore è oggettivamente un’impresa ardua.
Se osserviamo i dati relativi alla capacità produttiva dei frantoi italiani, vediamo che meno dell’8% dei frantoi trasformano quasi il 60% delle olive mentre 2395 (58% del totale) ne trasformano appena il 10%.
Sicuramente, destinare gli investimenti agli impianti più grandi garantirebbe il miglior ritorno economico e la più veloce esecuzione, investendo sui frantoi “industriali” con progetti mirati ad opportunità di miglioramento competitivo, da attuarsi nel tempo. Questo tipo di orientamento, in realtà, è già stato intrapreso negli ultimi 20 anni dalle più importanti nazioni produttive, Spagna in testa, con il chiaro obiettivo di abbattere i costi di produzione e concentrare il trattamento dei sottoprodotti in pochi stabilimenti facili da controllare.
Lo scenario italiano si basa però su una produzione differenziata per varietà, per grado di maturazione e per qualità: spingere la concentrazione della produzione italiana comporterebbe l’abbandono di importanti aree produttive.
Ecco, quindi, spiegato l’orientamento del ministero (MASAF), che ha deciso di non dare alcun indirizzo preciso e di limitarsi al principio del “DNSH (Do no significant harm)”, cioè di non arrecare danni significativi all’ambiente.
Fissato questo criterio, faremo una panoramica delle più recenti tecnologie, per le diverse classi di frantoio, fra le quali è possibile orientarsi per programmare investimenti supportati dal PNRR. (...)
L’articolo competo è disponibile all’interno della rivista Olivo e Olio n. 5/2023
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