Nel corso degli ultimi anni è capitato di sentir parlare di ditteri dell’olivo diversi dalla mosca delle olive (Bactrocera oleae). In particolare nelle regioni del centro-nord Italia sono state riscontrate pullulazioni, a macchia di leopardo, di alcuni ditteri cecidomidi, la cecidomia fogliare (Dasineura oleae) e del moscerino suggiscorza (Resseliella oleisuga).
Si tratta di due piccoli insetti (2-3 mm) che si possono catturare allo stadio adulto in primavera (es. nel mese di maggio) impiegando trappole cromotattiche gialle.
Le larve apode e microcefale (bigattini) sono caratteristiche per il colore acceso che va dal giallo all’arancione. Lo sviluppo delle fasi larvali avviene in siti protetti come galle o sotto il ritidoma di piccoli rami.
La cecidomia fogliare
In Italia negli ultimi 20 anni ci sono segnalazioni di Dasineura oleae negli oliveti friulani ed in quelli prossimi al Lago di Garda, ma è a partire dal 2012, con la sua diffusione in alcune vallate del riminese (Emilia-Romagna) e successivamente del grossetano (Toscana), che questa cecidomia ha manifestato gli attacchi più severi sulle piante di olivo (vedi anche Olivo e Olio n. 4/2017).
La sua presenza si manifesta con l’insorgenza di galle fogliari che in presenza di modesti livelli di popolazione si ritrovano in numero di una, massimo 2, per foglia. Nelle recenti pullulazioni del centro Italia tuttavia il numero di galle per foglia è salito ad alcune unità fino a superare la media di 5 galle per foglia.
In queste condizioni si verifica una ridotta capacità fotosintetica, un indurimento dei tessuti, una ridotta circolazione della linfa nelle parti colpite e successivamente il disseccamento della lamina ed il distacco del picciolo con conseguente caduta a terra delle foglie più colpite. D. oleae compie in genere un’unica generazione annuale svernando come larva all’interno delle galle da cui in primavera (aprilemaggio) sfarfallano gli adulti dell’annata. In alcuni casi si assiste alla comparsa di un secondo volo degli adulti nella stagione autunnale. Con la sola eccezione degli adulti tutti gli altri stadi del fitofago si sviluppano all’interno dei tessuti della specie vegetale ospite (l’olivo) e per questo sono un bersaglio difficile da raggiungere per la maggior parte degli insetticidi.
Numerosi sono gli imenotteri parassitoidi di questo dittero cecidomide, tuttavia ancora non è stato chiarito se le recenti esplosioni di popolazione siano dovute ad una ridotta presenza dei suoi nemici naturali in alcuni ambienti di coltivazione dell’olivo o se le cause siano da ricercare nei fattori climatici che possono favorire l’insetto o piuttosto nella suscettibilità varietale o in un insieme di concause.
Attualmente non ci sono prodotti fitosanitari autorizzati specificatamente per il controllo della cecidomia fogliare, tuttavia all’inizio di quest’anno è stato richiesto l’uso eccezionale per la sostanza attiva Spinetoram.
Per ridurre la pressione del fitofago è in ogni caso opportuno effettuare la potatura entro il mese di marzo o comunque prima dello sfarfallamento degli adulti, asportando ed eliminando (anche mediante bruciatura) le foglie colpite.
Suggiscorza più visibile dopo le gelate
Il moscerino suggiscorza o cecidomia della corteccia dell’olivo è stato riscontrato in tutto il Bacino del Mediterraneo. Rispetto alla specie precedente ha una maggiore diffusione ed è comune osservarne i sintomi nel corso della stagione estiva quando l’interruzione del flusso linfatico dei rametti di 2-3 anni attaccati determina il disseccamento di porzioni di chioma (foto 1).
Più volte è stata osservata un’accentuazione delle infestazioni a seguito di gelate, grandinate o altri eventi che provocano spaccature nel ritidoma dei giovani rametti. Pertanto è possibile prefigurare che nelle zone raggiunte dalla nevicata di fine inverno ci sia la probabilità di osservare dei danni da suggiscorza nel corso della stagione vegetativa.
Il fitofago sverna come pupa nel terreno e gli adulti sfarfallano a partire da inizio primavera. Le femmine depongono le uova sotto la corteccia di giovani rami dove le larve si sviluppano creando uno scollamento dei tessuti con interruzione del passaggio della linfa e conseguente disseccamento della porzione di chioma al di sopra del punto di attacco (foto 2).
Si susseguono 3-4 generazioni annuali con una maggiore evidenza dei sintomi nel periodo estivo. L’asportazione dei rami colpiti è di norma una tecnica di controllo sufficiente a limitare lo sviluppo di questa cecidomia; tuttavia, in alcune annate di particolare pressione del fitofago, la rimozione dei rami può riguardare ampie porzioni di chioma con un conseguente impatto rilevante sullo stato vegetativo dell’albero. Sono soprattutto i giovani olivi in fase di allevamento che risentono della perdita di germogli utili ad un regolare sviluppo vegetativo.
Tronco e branche, rischio rodilegno
Nel mese di maggio (in alcune località già in aprile) ha inizio il volo degli adulti di rodilegno giallo (Zeuzera pyrina). Si tratta di un lepidottero xilofago appartenente alla famiglia Cossidi. L’adulto è una farfalla di dimensioni medio grandi (40-70 mm di apertura alare), con ali sono bianche punteggiate di macchie blu acciaio scuro (v. foto in alto).
La larva scava profonde gallerie nel legno sia di branche o rami sia dei tronchi delle piante infestate (comportamento xilofago) e il ciclo biologico si svolge tramite lo sviluppo di una generazione all’anno o di una generazione ogni due anni. Il volo degli adulti può protrarsi fino ad ottobre ed oltre nelle regioni a clima più caldo anche se in genere risulta più intenso nella primavera-estate.
Su olivo le infestazioni sono visibili per l’abbondante essudato gommoso che cola dai fori e si rapprende lungo la corteccia assumendo un colore prima biancastro e poi bruno, nonché per la presenza di rosura. I tronchi di piccolo diametro si possono spezzare determinando la capitozzatura delle giovani piante, mentre i rami possono disseccare a causa di infezioni fungine che hanno origine dalle gallerie. Sono suscettibili sia varietà di olive da mensa sia da olio e l’incidenza delle infestazioni è estremamente variabile nei diversi ambienti di coltivazione.
A partire dall’inizio degli anni 1990 sono aumentate le segnalazioni della presenza di rodilegno giallo negli oliveti sia dell’Italia meridionale sia di quella centrale.
Come si controlla il rodilegno giallo
La lotta nei confronti del rodilegno giallo (Z. pyrina) presenta non poche difficoltà in quanto non esiste un intervento di carattere risolutivo e duraturo. I migliori risultati si ottengono impiegando strategie di difesa combinate che si avvalgono dell’azione di più mezzi di controllo.
Per il monitoraggio dei voli si possono utilizzare trappole a imbuto innescate con feromone sessuale in numero di 2-3 per ettaro di oliveto a partire dal mese di maggio. Interventi di lotta chimica si possono effettuare in corrispondenza dei picchi di volo (orientativamente in giugno ed agosto). Dalla seconda metà di agosto a tutto settembre gli interventi contro la mosca dell’olivo svolgono un’attività collaterale anche nei confronti del rodilegno giallo.
Un sistema di lotta alternativo all’impiego di insetticidi di sintesi è quello della cattura massale che consiste nell’installazione di un numero elevato di trappole (10 per ettaro), sufficiente a ridurre la popolazione del fitofago. Altri mezzi di lotta consistono nell’eliminazione dei rami con gallerie attive mediante le operazioni di potatura, oppure in azioni di tipo meccanico come l’uncinatura (uccisione delle larve con un filo di acciaio flessibile introdotto all’interno delle gallerie). Come già detto è opportuno combinare diverse metodologie di lotta per ottenere il contenimento delle infestazioni di rodilegno giallo.
Brusca parassitaria
Per quanto riguarda i patogeni in anni recenti sono state segnalate, in alcune zone olivicole del Nord Italia gravi infezioni di brusca parassitaria provocata dal fungo Stictis panizzei.
I sintomi sono disseccamenti marginali o più spesso distali delle foglie, per lo più a contorno ben definito (foto 4), che assumono un color rosso mattone. In genere questo patogeno, presente anche in Puglia e Sardegna, non provoca danni di rilievo ma nei casi in cui la malattia assume un aspetto epidemico occorre intervenire con prodotti rameici.
I trattamenti con formulati a base di rame contro l’occhio di pavone o la cercosporiosi di fine primavera hanno una certa azione anche contro la brusca parassitaria ma l’intervento più efficace andrebbe fatto tra fine estate e inizio autunno, periodo particolarmente favorevole allo sviluppo della malattia.