Controllo delle avversità dell’olivo in post-raccolta

difesa olivo
2 - Larva di rodilegno giallo.
Attacchi tardivi di mosca interessano le aree dove si raccoglie fino a dicembre: occorre lavorare rapida-mente i frutti per limitare i danni. Dopo la raccolta è opportuno intervenire su rogna e occhio di pavone

La campagna olivicola volge al termine e da stime pubblicate in questi giorni è prevista una produzione olivicola in leggera crescita rispetto all’annata precedente e di buona qualità. Buone le previsioni in Puglia e nelle altre regioni del Sud mentre nelle regioni dell’Italia centrale si attendono produzioni in diminuzione a causa principalmente dei prolungati periodi siccitosi estivi.

1 - Mosca dell’olivo.

L’andamento meteorologico dell’estate, particolarmente caldo e asciutto, ha limitato l’incidenza negativa di diverse fitopatie e gli attacchi dei fitofagi. Tra questi la mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) risente particolarmente dell’aumento delle temperature con conseguenti limitazioni nella capacità di ovideposizione e di sviluppo larvale. Le precipitazioni autunnali, particolarmente intense all’inizio del mese di ottobre, non hanno significativamente modificato il quadro epidemiologico anche se, con l’abbassamento delle temperature le mutate condizioni termiche aumentano sensibilmente il rischio delle infestazioni, sia a causa dello sviluppo indisturbato delle larve all’interno delle drupe sia con la possibilità di nuove deposizioni (16-17 °C sono temperature favorevoli per la fase di ovideposizione) (foto 1). Quindi fino a quando le temperature restano miti lo sviluppo larvale prosegue in genere fino alla 3a età, raggiunta la quale la larva si impupa nel terreno abbandonando il frutto infestato. Il sopraggiungere del periodo invernale non consentirebbe infatti alla mosca di proseguire il ciclo di sviluppo interamente a carico dei frutti. Le infestazioni tardive non hanno la stessa intensità e dannosità di quelle che si verificano a fine estate, ma possono comunque peggiorare la qualità del prodotto destinato al frantoio, in quanto ne determinano alcune alterazioni biochimiche. Nel caso di infestazioni tardive non è però consigliabile effettuare interventi fitosanitari quanto piuttosto raccogliere le olive prima possibile e lavorare tempestivamente il prodotto: una molitura effettuata anche solo dopo 24-48 ore dalla raccolta può peggiorare considerevolmente la qualità dell’olio soprattutto se le drupe sono ammassate e in condizioni di aerazione non adeguata.

Fitofagi attivi in autunno

Altri fitofagi come la margaronia (Palpita unionalis) possono provocare danni soprattutto negli impianti giovani. I danni più gravi sono causati dagli stadi larvali dell’insetto che si nutrono degli apici vegetativi anche se si possono a volte osservare danni a carico delle drupe. Le larve di questo lepidottero si imbozzolano in nidi sericei costruiti con ciò che resta dei germogli infestati che disseccano stimolando l’emissione di nuova vegetazione a partire da gemme vitali sottostanti. In rari casi si possono riscontrare erosioni della polpa delle drupe.  La margaronia è un lepidottero di medie dimensioni che sverna come larva o crisalide; il suo ciclo biologico si articola in 4-5 generazioni in un anno che si sviluppano durante l’arco di tutta la stagione vegetativa. Attacchi gravi possono compromettere o ritardare le sviluppo vegetativo di giovani piante di olivo sia in vivaio sia in campo; in questi casi è consigliabile irrorare la vegetazione con prodotti fitosanitari a base di Bacillus thuringiensis var. kurstaki, insetticida di origine naturale che agisce per ingestione, da distribuire in presenza di giovani larve in piena attività trofica.

Disseccamenti della vegetazione riscontrabili dall’estate fino a fine anno possono essere causati dalle larve dalle larve di moscerino suggiscorza (Resseliella oleisuga), oppure da attacchi di rodilegno giallo (Zeuzera pyrina). I sintomi possono manifestarsi inizialmente con la fuoriuscita di rosura e di escrementi dalle gallerie scavate nel legno dalle larve (foto 2, in apertura). In questi casi si suggerisce di intervenire con la tecnica dell’uncinatura o se possibile asportando con la potatura le parti disseccate.

Diagnosi precoce per l’occhio di pavone

Nel periodo autunnale si possono verificare condizioni favorevoli anche per lo sviluppo di patogeni sia fungini sia batterici nei confronti dei quali può essere necessario eseguire specifici trattamenti. Nel caso di attacchi di occhio di pavone (Spilocaea oleagina) i conidi del fungo sono in grado di penetrare all’interno delle foglie dell’olivo anche nel tardo autunno, germinando fino a temperature di circa 8 °C in condizioni di elevata umidità relativa e bagnatura fogliare. I caratteristici sintomi provocati da questo patogeno si osservano solamente alcuni mesi dopo la penetrazione dei conidi sulle foglie, e pertanto l’esito delle infezioni avvenute in tarda estate/inizio autunno frequentemente si manifesta in concomitanza delle operazioni di raccolta (foto 3).

Tipici sintomi di occhio di pavone
3 - Tipici sintomi di occhio di pavone.

Per le varietà più suscettibili (vedi tabella qui di seguito) è opportuno eseguire il test della diagnosi precoce. Eventuali interventi mediante irrorazione di sali di rame è opportuno che siano presi in considerazione solo a raccolta effettuata allo scopo di proteggere la vegetazione da ulteriori processi infettivi e di devitalizzare l’inoculo nella fase di evasione e dispersione sulla vegetazione.

Occhio di pavone: suscettibilità varietale basata su studi in campo o inoculazioni artificiali
Cultivar resistenti Cultivar mediamente suscettibili Cultivar suscettibili
Ascolana Mignolo Biancolilla Carolea
Catalina Minuta Cerasuola Moraiolo
Carboncella Morchione Frantoio Moresca
Cellina di Nardò Nostrale di Rigali Nocellara del Belice Ogliarola
Cipressino Ottobranica San Felice
Dolce di Agogia Piangente
Elcina Pisciottana
Leccino Roggianella
Leccio del Corno Silvestre
Madonna dell’Impruneta Zaituna
Fonte: L. Tosi, A .Zazzerini (2005)

Raccolta e potatura favoriscono la rogna

Negli ultimi mesi dell’anno le piante possono andare soggette ad eventi che causano lesioni e ferite: la raccolta meccanica, la pratica di eseguire la potatura invernale contestualmente alla raccolta, oppure il verificarsi di eventi meteorologici sfavorevoli. Se al momento del trauma sono presenti condizioni di bagnatura della vegetazione, con una temperatura superiore a 5 °C, si possono instaurare attacchi di rogna dell’olivo determinati dall’ingresso nei tessuti vegetali del batterio Pseudomonas syringae subsp. savastanoi. La presenza dell’inoculo patogeno, costituito da ammassi di cellule batteriche (zooglee) che fuoriescono dalle fessurazioni di tubercoli maturi (foto 4), è stata osservata durante tutto l’arco dell’anno sulla superficie fogliare.

Grave attacco di rogna dell’olivo sulle branche principali
4 - Grave attacco di rogna dell’olivo sulle branche principali.

L’intensità dell’attacco varia notevolmente in funzione della suscettibilità varietale, mentre il processo infettivo ha un decorso piuttosto lungo e sulla vegetazione compaiono i sintomi dopo alcuni mesi dalla penetrazione del batterio. Ad ogni modo, l’asportazione dei tubercoli mediante potatura riduce notevolmente il potenziale d’inoculo presente nell’oliveto. Negli oliveti costituiti da varietà suscettibili è consigliabile irrorare la vegetazione con prodotti fitosanitari a base di rame (poltiglia bordolese o ossicloruri) che sono in grado di ostacolare la penetrazione del batterio attraverso le lesioni subito dopo la potatura o altri eventi traumatici.


Leggi l’articolo su Olivo e Olio n. 6/2021

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Gli autori sono di Assam - Servizio Fitosanitario Regionale, Regione Marche

Controllo delle avversità dell’olivo in post-raccolta - Ultima modifica: 2021-10-25T12:35:40+02:00 da K4

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