L’autunno e l’inverno appena trascorsi, caratterizzati da temperature miti e da prolungati periodi umidi e piovosi, hanno portato gli olivi a manifestare discreti attacchi di cicloconio, meglio conosciuto come occhio di pavone. La malattia, la più comune negli oliveti, è causata dal fungo Spilocaea oleaginea. Il patogeno è in grado di attaccare quasi esclusivamente la specie Olea europea, sviluppandosi sotto la cuticola superiore delle foglie.
Le colonie del fungo proliferano abbondantemente in presenza di periodi prolungati di bagnatura o comunque in atmosfera satura di acqua, e diminuiscono la loro vitalità al ridursi della umidità relativa fino ad annullarsi già con valori del 98%.
Schizzi di pioggia
Una volta germinato il conidio, organo di diffusione secondario della malattia, penetra nei tessuti fogliari allorquando la durata della bagnatura supera almeno le 14 ore. A partire da questo momento l’infezione attraversa una fase di latenza, nella quale la cuticola esterna della foglia viene degradata mentre il fungo invade la epidermide fino a raggiungere cuticola interna sviluppandosi parallelamente alla superficie fogliare.
In questa fase, le infezioni si possono rendere manifeste se si immerge la foglia in una soluzione di carbonato di sodio al 5% a temperatura ambiente per un periodo di 25-35 minuti. Trascorso tale periodo appariranno sulla foglia le macchie circolari di colore brunastro caratteristiche della malattia. Proprio per le condizioni climatiche favorevoli al patogeno caratterizzate da piogge e da alta umidità relativa, la primavera e l’autunno sono proprio, nei nostri areali olivicoli, i momenti di maggior rischio infettivo.
I conidi del fungo vengono diffusi dagli schizzi di pioggia, dal vento e, talvolta anche dagli insetti. È importante sapere che i conidi presenti sulle foglie cadute a terra non rappresentano una fonte di inoculo, in quanto si devitalizzano rapidamente.