Endoterapia, ulteriori esperienze contro la Xylella

Varie fasi della ripresa vegetativa, osservata da marzo a luglio, su di un albero di Ogliarola salentina sottoposto a trattamento endoterapico mediante siringhe (è stato effettuato un trattamento ogni mese).
Contenimento di Xylella fastidiosa subspecie Pauca su olivo mediante endoterapia. Dopo i primi risultati già pubblicati Marco Scortichini è al lavoro con il suo gruppo di studio per verificare l’efficacia di un nuovo sistema green e light in grado di preservare maggiormente la pianta. E i risultati preliminari di questa innovativa tecnica sono promettenti.

Endoterapia contro la Xylella:
si entra in una nuova fase
e i primi risultati sono promettenti.

La valutazione della possibilità di indurre nuova vegetazione in olivi compromessi dall’infezione causata dal batterio Xylella fastidiosa facendo ricorso alla tecnica dell’endoterapia è stata infatti al centro di una lunga attività di ricerca di un gruppo di lavoro guidato da Marco Scortichini, direttore del Crea - Unità di ricerca per la frutticoltura, pubblicati sulla rivista scientifica Phytopatologia Mediterranea (Scortichini et al., Phytopathologia Mediterranea, 2018).

Marco Scortichini

In rampa di lancio c’è però una nuova sperimentazione con un sistema endoterapico più “green” che, nelle esperienze preliminari, ha già fornito responsi incoraggianti.

Ne ha parlato lo stesso Scortichini in occasione del convegno “Xylella: quale futuro?” che si è tenuto di recente a Marina di Ostuni (Br).


Una difesa possibile?

Dalla Xylella ci si può difendere?

Una domanda apparentemente innocua è da anni al centro non di un semplice dibattito, ma di un vero e proprio scontro parallelo all’avanzata del temibile batterio sugli oliveti pugliesi.

Questa ipotesi, spesso sostenuta da tesi fantasiose, ha infatti alimentato per anni le reticenze di coloro che hanno resistito all’applicazione della legge opponendosi agli espianti obbligatori, contribuendo così al disastro che si sta registrando a carico dell’olivicoltura salentina e ora del resto della Puglia.  

Le esperienze accumulate negli Stati Uniti in 130 anni su una patologia simile, ovvero la malattia di Pierce causata da Xylella fastidiosa subsp. Fastidiosa (quella che dilaga sugli olivi pugliesi è invece la subspecie Pauca) smentiscono finora questa ipotesi: oggi contro questa malattia non ci sono trattamenti di lotta ma solo preventivi.

Ma le ricerche vanno avanti e il futuro sorride agli audaci e a chi crede nella ricerca.

Chi ha frequentato le aule delle Università di Agraria sa che la strategia di lotta più efficace contro qualsiasi patologia è quella che integra tutti i mezzi disponibili. Le esperienze sperimentali effettuate sulla vite in America presso l’Università di Davis e sull’olivo in Italia alimentano le speranze di individuare varietà sempre più tolleranti nei confronti di questo batterio. Questa tolleranza dovrà però essere difesa tramite la lotta ai vettori, la prevenzione agronomica e opportune profilassi fitosanitarie e a questo fine uno dei sistemi che oggi appare più promettente è legato all’applicazione di sostanze battericide in endoterapia come nelle esperienze riportate in questa pagina.

In un prossimo articolo riporteremo le esperienze di Francesco Porcelli, docente di Entomologia all’Università di Bari nella gestione della Xylella presentate nel corso dello stesso convegno.

(Lo.To.)


I risultati della prima sperimentazione

Il primo lavoro sperimentale ha testato l’efficacia dell’introduzione, mediante siringhe monouso inserite alla base del tronco di alberi adulti di olivo infetti durante la stagione primaverile, dosi diverse di un composto a base di zinco, rame e acido citrico (foto 1).

1. Sistema sperimentale di endoterapia mediante siringhe per verificare l’efficacia del trattamento a base di zinco-rame-acido citrico sulla ripresa vegetativa di un olivo gravemente infettato da Xylella fastidiosa

«In questa esperienza – spiega Scortichini – abbiamo osservato una rapida ripresa vegetativa in più parti dell’albero già dopo pochi giorni dal trattamento».

«I trattamenti endoterapici erano stati eseguiti una volta al mese, utilizzando dosi decrescenti del prodotto. Su tutti gli alberi sottoposti ai trattamenti era stato possibile verificare che, a fine stagione vegetativa, si era rigenerata buona parte della chioma».

«Una volta ricostituita la chioma è stato possibile procedere ai tradizionali trattamenti mediante atomizzatore. Lo studio ha confermato la notevole sistemia del prodotto, in grado di raggiungere lo xilema della pianta e di promuovere, in questo caso, la differenziazione di cellule meristematiche ancora presenti nei tessuti dell’albero e in grado di formare nuove foglie e germogli».

I vantaggi dell’endoterapia

«L’endoterapia - spiega Scortichini - è una tecnica che consente di introdurre nelle piante, mediante appositi puntali plastici o metallici, composti in sospensione che l’albero, grazie ai meccanismi messi in moto dall’evapotraspirazione, è in grado di assorbire in un tempo relativamente breve».

Questa tecnica offre una serie di vantaggi rispetto ai tradizionali atomizzatori. Annulla la deriva e contiene drasticamente la possibilità di disperdere agrofarmaci nell’ambiente e consente di calibrare i trattamenti in relazione alla severità della malattia della pianta consentendo applicazioni mirate verso parti specifiche della pianta (branche, rami). Viene utilizzata spesso, contro vari agenti patogeni sistemici, nella cura di alberature urbane o nei confronti di alberi di notevoli dimensioni e/o di pregio che insistono in aree dove non è possibile disperdere gli agrofarmaci nell’ambiente.

Un protocollo di difesa applicato in zona infetta

Il deperimento dell’olivo in Puglia, causato da X. fastidiosa, ha ormai raggiunto ampie porzioni di territorio delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, comprendenti anche aree caratterizzate dalla presenza di olivi secolari dal grande valore paesaggistico e storico-culturale e oggi si sta affacciando con insistenza anche nella piana degli olivi monumentali in provincia di Bari. In Salento, in piena zona infetta un gruppo di olivicoltori difende le proprie produzioni con un protocollo di difesa che comprende il prodotto testato nelle prove pubblicate su Phytopatologia Mediterranea ma applicato alla chioma.  «Si tratta – spiega Scortichini – di un protocollo di difesa articolato».

Che comprende:

  • la nebulizzazione della chioma, una volta al mese da marzo ad ottobre, del prodotto a base di zinco-rame-acido citrico;
  • l’eliminazione meccanica delle erbe infestanti da metà febbraio a fine aprile;
  • una gestione della chioma con potature a cadenza biennale, evitando assolutamente i grossi tagli.

«Queste aziende olivicole – assicura Scortichini - presenti nella “zona infetta” del Salento continuano così a produrre nonostante coltivino le tradizionali cultivar locali, Ogliarola salentina e Cellina di Nardò, notoriamente molto sensibili al batterio».

«Va sottolineato che, per una possibilità di ripresa dell’impianto è necessaria sulle piante la presenza di una superficie fogliare pari ad almeno il 50-60% della chioma. In presenza di pochi rami vegetanti la possibilità di ripresa dell’albero si riduce».

Endoterapia con tecnologia “green”

L’applicazione dell’endoterapia, tuttavia, secondo Scortichini, «potrebbe consentire anche ad alberi gravemente compromessi dall’infezione, ma che hanno ancora cellule dormienti in grado di essere stimolate dall’applicazione, di formare nuovi germogli (foto 2, 3 e 4)».

2. Ripresa vegetativa su di una giovane branca di olivo infettato da Xylella fastidiosa, osservata dopo circa una settimana dal trattamento endoterapico effettuato mediante siringhe
3. Varie fasi della ripresa vegetativa, osservata da marzo a luglio, su di un albero di Ogliarola salentina sottoposto a trattamento endoterapico mediante siringhe (è stato effettuato un trattamento ogni mese)
4. Osservazioni effettuata presso l’Università del Salento (Lecce) al microscopio confocale laser che evidenziano come zinco-rame-acido citrico riescono a raggiungere lo xilema di picciolo, foglia, e ramo dove risiede Xylella fastidiosa.

In quest’ottica è stata avviata dal gruppo di studio di Scortichini e dell’Università del Salento una collaborazione con una società statunitense con sede europea in Svizzera, Invaio Sciences, che ha brevettato un sistema di endoterapia con tecnologia “green”, cioè in grado di non provocare danni all’albero in seguito all’inserzione del sistema di rilascio del liquido sul tronco o sulla branca.

«I tradizionali sistemi endoterapici – spiega il ricercatore – possono provocare ferite alla pianta che, per quanto ridotte, possono essere successivamente colonizzate da funghi o batteri fitopatogeni».

L’intervento con il nuovo metodo richiede pochi secondi per ogni singolo albero.

«In una fase preliminare della sperimentazione è stato possibile osservare una ripresa vegetativa anche in alberi secolari gravemente colpiti dall’infezione batterica (foto 5 e 6)».

«Ulteriori sperimentazioni consentiranno di mettere a punto la tecnica per calibrare le dosi e la frequenza degli interventi a seconda della stagione, della mole dell’albero e della gravità dell’infezione. Se confermati i risultati preliminari, sarà possibile intervenire per cercare di ridurre i danni causati dal batterio e consolidare e/o favorire la strada della convivenza».

Endoterapia, ulteriori esperienze contro la Xylella - Ultima modifica: 2020-10-20T20:05:32+02:00 da Lorenzo Tosi

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