La situazione climatica nella gran parte delle regioni olivicole italiane negli ultimi mesi è stata particolarmente anomala. A partire da fine primavera - inizio estate le temperature medie sono risultate costantemente superiori a quelle registrate nelle serie storiche; il perdurare di queste condizioni per tutta l’estate, associato ad una quasi totale assenza di precipitazioni ha determinato una siccità generalizzata che ha colpito la produzione olivicola italiana tanto che anche produzioni localizzate in regioni nel nord sono state danneggiate dalla carenza idrica. Nei casi più gravi le olive hanno manifestato perdita di turgore e raggrinzimento dell’epidermide, fino a cadere a terra anticipatamente. Nel Triveneto le associazioni olivicole hanno denunciato probabili perdite di produzione del 20%, causate da cascola anticipata, con situazioni più gravi nelle aree pedemontane. Danni analoghi o superiori sono stati registrati anche nelle regioni a più alto investimento olivicolo, tutte colpite da una delle più gravi siccità degli ultimi decenni. La particolare situazione meteorologica in alcuni casi è stata aggravata dallo sviluppo di violente celle temporalesche: in alcune aree pugliesi, ad esempio, forti precipitazioni associate a grandinate violente, hanno compromesso completamente la produzione olivicola.
Condizioni limitanti per i patogeni
Dal punto di vista fitopatologico l’inizio dell’estate lasciava invece presagire una situazione favorevole alla produzione olivicola. Le alte temperature e le scarse precipitazioni ostacolano infatti anche lo sviluppo degli organismi dannosi all’olivo. Patologie fungine come cercosporiosi, occhio di pavone e lebbra, trovano condizioni di sviluppo favorevoli solo quando le precipitazioni sono regolari e le temperature non superano determinate soglie limite: infatti è l’alternanza di precipitazioni (elevata umidità relativa) e di innalzamenti termici (bassa umidità relativa) che favorisce la fase di sporificazione dei patogeni fungini (riproduzione asessuata con formazione di conidi). Anche se l’inoculo presente sulla vegetazione si mantiene vitale nei periodi più caldi, la carenza di acqua libera sulla vegetazione (da rugiada o piogge) impedisce che i miceti si sviluppino e colonizzino la vegetazione. È chiaro che tale situazione potrebbe cambiare con l’arrivo delle precipitazioni di fine estate che faciliteranno il verificarsi di infezioni autunnali tanto causate da Mycocentrospora cladosporioides (agente di cercosporiosi) quanto indotte da Spilocaea oleagina (agente di occhio di pavone) o Colletotrichum gloeosporioides (agente di lebbra).
La cercosporiosi si manifesta in piena estate con evidenti ingiallimenti della chioma con foglie che assumono un colore giallo intenso ben visibile anche a un’osservazione sommaria della pianta (foto 1). Il patogeno può però attaccare anche i rami più giovani provocando la formazione di aree grigie e fuligginose. Sui frutti infetti invece si possono formare piccole macchie di colore rosso-bruno simili al processo iniziale di invaiatura. Un intervento fungicida a base di ossicloruro di rame da solo o in associazione con dodina, eseguito nel periodo di massima sporulazione (fine settembre), è particolarmente efficace nell’abbattere l’inoculo della malattia ed evitare lo sviluppo di nuove infezioni autunnali.
Rischi dalle piogge di inizio autunno
Per quanto riguarda l’occhio di pavone, la malattia si sviluppa principalmente a livello fogliare inizialmente in maniera asintomatica per poi manifestarsi sulla pagina superiore delle foglie con tipiche macchie concentriche e tondeggianti di colore grigio e alone giallastro. Il fungo può colonizzare però anche i giovani rametti, i peduncoli e i frutti. A fine estate – inizio autunno la diffusione del fungo è favorita dalle piogge che provocano la dispersione dei propaguli differenziatisi su foglie già colpite, dando origine a nuovi processi infettivi che si manifesteranno solamente ad autunno inoltrato oppure nel corso della primavera successiva. Per evidenziare la presenza del patogeno in campo quando è nella sua fase asintomatica è opportuno prelevare un campione di 200 foglie per ettaro scelte a caso nell’oliveto e sottoporle al test della diagnosi precoce più volte descritto in questa rubrica. I trattamenti fitosanitari nei confronti dell’occhio di pavone sono consigliati al superamento della soglia di intervento del 30-40 % di foglie infette; valori soglia diversi possono essere indicati nei criteri di lotta integrata elaborati dai Servizi Fitosanitari Regionali in funzione della composizione varietale degli oliveti o dell’orografia delle aree di coltivazione. Nel periodo autunnale si consiglia di intervenire con prodotti a base di sali di rame, mentre formulati contenenti il principio attivo dodina si possono impiegare in presenza di attacchi molto consistenti che determinano una accentuata filloptosi anticipata.
I trattamenti con prodotti a base di rame in questo periodo sono fondamentali anche per il contenimento del fungo C. gloeosporioides che causa alterazioni, soprattutto a carico delle drupe, note come lebbra delle olive. Negli areali a forte presenza della malattia trattamenti primaverili prima della fioritura possono ridurre le infezioni fogliari da cui si svilupperanno nuove infezioni sui frutti. In autunno i propaguli del fungo si diffondono con temperature comprese tra 15 °C e 25 °C, in presenza di umidità relativa superiore al 93%. Le olive attaccate mostrano i primi sintomi con tacche rotondeggianti di colore bruno, successivamente la polpa assume una consistenza marcescente. Una corretta strategia di difesa dovrebbe comunque contemplare più azioni di contenimento della malattia come l’arieggiamento delle chiome attraverso corrette potature, concimazioni equilibrate, interventi fitoiatrici solo quando necessario.
Nessun allarme mosca
L’attività della mosca (Bactrocera oleae), dopo diverse annate di forti attacchi, si prospetta nella norma. Gli attacchi della prima generazione sono stati limitati e in gran parte degli oliveti non sono stati necessari interventi specifici. I dati relativi alle catture di adulti nelle trappole di monitoraggio (in genere innescate con feromoni) sono risultati generalmente modesti per tutto il mese di agosto.
Questo dato non fornisce tuttavia informazioni sufficienti per definire una idonea strategia di difesa; infatti è sempre necessario verificare i livelli di infestazione delle drupe per una corretta lotta alla mosca (tab. 1). I controlli vanno eseguiti ogni settimana con il prelievo di un campione di 100/200 olive per ettaro, raccolte a caso (un’oliva per pianta oppure dieci olive da 10/20 piante) da osservare allo stereoscopio con l’aiuto di un bisturi (foto 2). La soglia di intervento si basa sui livelli di infestazione attiva (% di uova e larve di I e II età) e varia in funzione della strategia di difesa impiegata, in quanto i due principali metodi di controllo della mosca si basano su presupposti differenti.
La lotta larvicida prende in considerazione un valore soglia pari al 10-15% di infestazione attiva nel campione analizzato e si realizza con interventi mirati alla devitalizzazione delle larve presenti all’interno delle drupe nei primi stadi di vita. Si esegue irrorando la vegetazione con prodotti fitosanitari ad attività insetticida dotati di caratteristiche citotropiche, cioè capaci di penetrare nel frutto e diffondersi nella polpa raggiungendo l’insetto bersaglio. I prodotti più largamente impiegati appartengono al gruppo degli insetticidi organofosforici, con netta preferenza per quelli più idrosolubili, o dei neonicotinoidi sistemici.
La lotta adulticida ha lo scopo di ridurre il livello della popolazione degli stadi immaginali di mosca prima che le femmine abbiano deposto le uova. Pertanto è opportuno intervenire all’inizio della fase di ovideposizione, quando l’infestazione attiva è pari all’1-2 % del campione esaminato. Il metodo prevede l’impiego di esche attrattive costituite da sostanze di natura proteica mescolate con prodotti fitosanitari ad attività insetticida oppure impiegando miscele già preparate; il trattamento va effettuato su una porzione limitata della chioma (foto 3), preferibilmente quella esposta a sud (bait spray).
Il vantaggio di questa tecnica consiste in una sensibile riduzione della quantità di prodotto insetticida distribuito. Anche l’impiego di trappole che associano una componente attrattiva ed una con attività biocida (attract & kill) ha la finalità di ridurre i livelli di popolazione adulta dell’insetto. Gli interventi con finalità adulticida sono comunemente applicati nelle aziende in regime di agricoltura biologica, impiegando prodotti a base di spinosad, oppure utilizzando una soluzione insetticida costituita da esca proteica e piretro naturale o una sospensione contenente spore del fungo entomopatogeno Beauveria bassiana (trattamento effettuato su tutta la chioma). Piogge intense (>20 mm), cadute nei primi giorni successivi al trattamento, ne diminuiscono notevolmente l’efficacia e ciò rende necessario ripetere l’intervento. Anche il metodo attract & kill è ammesso in regime di agricoltura biologica.
Reti di monitoraggio per la difesa integrate
Con l’approvazione del Pan (Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari – Dm del 22/01/2014) le Regioni e le Province autonome devono “assicurare una rete di monitoraggio sullo sviluppo delle principali avversità, l’applicazione, ove possibile, dei sistemi di previsione e avvertimento, al fine di garantire agli utilizzatori finali di prodotti fitosanitari la disponibilità di: previsione e avvertimento sullo sviluppo delle avversità anche tramite bollettini che, sulla base dei risultati delle elaborazioni dei modelli previsionali e delle reti di monitoraggio, forniscono informazioni sull’applicazione della difesa integrata”. Nella tab. 2 sono riportati gli indirizzi web dei principali siti regionali che forniscono le informazioni previste dal Pan.
Si raccomanda di rispettare sempre le indicazioni in etichetta dei prodotti fitosanitari impiegati e, nel caso di adesione a progetti di lotta integrata volontaria, di seguire i relativi disciplinari tecnici.
Leggi l’articolo sulla rivista Olivo e Olio n. 5/2017