È ben noto che la mosca delle olive (Bactrocera oleae) è da sempre l’insetto più importante da cui proteggersi nel bacino del Mediterraneo e non solo. Naturalmente, ciò è direttamente correlato alle potenziali perdite qualitative e quantitative che questa specie può causare alle produzioni, sia per le olive destinate alla produzione di olio che per quelle da tavola.
Le attuali normative si stanno facendo sempre più stringenti, specialmente per quanto riguarda il numero di strumenti chimici utilizzabili nella difesa integrata. A seguito della revoca degli esteri fosforici, si è instaurata una competizione che richiede agli olivicoltori una gestione più attenta dei trattamenti e del monitoraggio della mosca dell’olivo. È importante porre la stessa attenzione anche alle altre avversità fitosanitarie, indipendentemente dal tipo di gestione dell’oliveto, che sia biologica o integrata.
È di fondamentale importanza comprendere appieno il concetto di “prevenzione” che è ampiamente diffuso nell’agricoltura biologica e in molte altre discipline scientifiche. Nel caso specifico, si fa riferimento alla necessità di intervenire prima dei momenti tipici della difesa curativa. Per fare ciò, è essenziale condurre un monitoraggio periodico e costante. Questo monitoraggio consente di valutare il rischio di infestazione e, allo stesso tempo, di valutare la popolazione adulta in base alla conoscenza del proprio territorio e, soprattutto, alla pericolosità che l’organismo nocivo esprime in quell’area specifica, sia in termini di frequenza che di intensità degli attacchi.
Prodotti disponibili e modalità di utilizzo
Rame
Il rame è noto per la sua efficace azione batteriostatica contro i batteri del filloplano, che sono fondamentali per lo sviluppo della Bactrocera oleae. Oltre a ciò, il rame ha anche un’azione anti-deposizione. È stato dimostrato che i batteri simbionti influenzano la Mosca dell’olivo non solo dal punto di vista nutrizionale, ma anche comportamentale. I simbionti intestinali trasmessi verticalmente contribuiscono allo sviluppo delle larve all’interno delle drupe e all’alimentazione degli adulti, ma le femmine dotate di questi batteri tendono a selezionare diverse posizioni per l’ovideposizione rispetto alle femmine prive di tali batteri.
Di conseguenza, l’uso del rame è importante per interrompere l’associazione simbiotica tra la Bactrocera oleae e i suoi batteri simbionti, causando una significativa riduzione della popolazione di batteri e un effetto negativo sul fitness della mosca. L’impiego del rame è tipicamente preventivo, mirato a limitare la deposizione delle uova e la successiva infestazione delle drupe.
La Poltiglia bordolese è nota per la sua persistenza nel tempo: può raggiungere anche i 20 giorni in assenza di piogge intense che superano i 20 mm. Questo significa che la protezione fornita dal trattamento può durare per un periodo relativamente lungo, fornendo un controllo efficace.
Altri composti a base di rame, hanno una persistenza inferiore, ma sono più rapidi nel svolgere la loro azione batteriostatica e fungicida. Questo significa che possono agire più velocemente nel controllare le infezioni batteriche e fungine sulle piante trattate.
Caolino
Il caolino è noto per la sua azione repellente e anti-deposizione nei confronti degli adulti della Bactrocera oleae. Questo trattamento preventivo è volto a limitare la deposizione delle uova e l’infestazione delle drupe. Tuttavia, per ottenere risultati efficaci, è importante selezionare un prodotto di qualità.
La qualità del caolino si basa su diversi fattori, tra cui un alto contenuto di caolinite, che dovrebbe rappresentare almeno il 60% del minerale di riferimento. Maggiore è la quantità di caolinite presente, maggiore sarà la purezza del prodotto e la sua assenza di inquinanti. Inoltre, un prodotto di buona qualità ha una maggiore capacità riflettente nei confronti della luce solare e una maggiore capacità di assorbire l’umidità notturna.
Dal punto di vista agronomico e pratico, il caolino viene distribuito attraverso un processo di nebulizzazione.
La quantità di caolino da utilizzare varia da 2 a 10 kg per ettolitro d’acqua, a seconda del tipo di caolino e del macchinario utilizzato per la distribuzione. Dopo l’applicazione, si forma una sottile pellicola bianca, più o meno uniforme, che protegge le foglie e i frutti dai raggi solari intensi, riducendo la temperatura superficiale di foglie e drupe. Inoltre, questa pellicola trattiene l’umidità e la rugiada, riducendo la necessità di irrigazione delle piante. Migliora anche il processo di fotosintesi e previene la caduta dei frutti non maturi dovuta a stress termici.
In assenza di piogge dilavanti ha una persistenza di 15-20 giorni (2/3 settimane). Questo dato è fortemente influenzato dalla qualità dello stesso.
Zeoliti
Esistono diversi tipi di zeolite, ed essa è definibile come un minerale di origine vulcanica composto principalmente da ossido di silicio e ossido di alluminio, estratto da giacimenti naturali. Le zeoliti sono caratterizzate dalla presenza di numerosi spazi vuoti nella loro struttura granulare e cristallina, conferendo loro proprietà microporose. Questi spazi consentono un efficace scambio cationico e l’assorbimento di una considerevole quantità di acqua.
L’applicazione delle zeoliti avviene tipicamente attraverso trattamenti fogliari, e il loro impiego presenta diverse peculiarità:
- Potenzia le difese naturali delle piante, contribuendo ad aumentare la resistenza agli agenti patogeni.
- Assorbe l’acqua residua sulla superficie delle piante, riducendo così le possibilità di proliferazione di organismi dannosi.
- Favorisce la cicatrizzazione delle ferite causate da agenti atmosferici o da attività umane.
- Protegge le piante dalle elevate escursioni termiche, limitando gli effetti negativi dello stress termico.
- Agisce come barriera naturale contro alcune specie di funghi e insetti, prevenendo la deposizione delle uova da parte delle femmine di Bactrocera oleae.
- L’uso di zeoliti offre quindi diversi vantaggi nella gestione delle colture, fornendo una protezione supplementare alle piante e promuovendo la loro salute complessiva.
Ciclo biologico della mosca dell’olivo
Gli adulti della mosca dell’olivo compaiono per la prima volta in primavera, completando almeno una generazione completa. Durante questo periodo, utilizzano le olive dell’anno precedente che rimangono sugli alberi delle piante coltivate o negli oliveti abbandonati come fonte primaria di alimentazione e substrato riproduttivo. Dalla fine di maggio fino alla fine di giugno (in relazione all’andamento climatico e dall’areale), si può osservare il secondo volo dell’anno, durante il quale la Bactrocera oleae si nutre degli essudati dei fiori, nonché della melata prodotta da Seissetia oleae e Euphyllura olivina. Allo stesso tempo, utilizzano anche le gocce di liquido che fuoriescono dalle lesioni sulle olive dopo la deposizione delle uova come fonte di nutrimento.
È importante sottolineare che il secondo volo della Bactrocera oleae è molto più significativo rispetto al volo primaverile. Durante questo periodo, le femmine depongono le uova nelle olive sviluppate durante l’anno, che sono già in uno stadio fenologico caratterizzato da un inizio di indurimento del nocciolo. È importante notare che questo primo attacco dipende da una serie di importanti variabili.
- Stato di recettività varietale: alcune varietà di olive possono essere più suscettibili all’attacco della Bactrocera oleae rispetto ad altre.
- Fattori ambientali: le condizioni ambientali come temperatura, umidità relativa, precipitazioni, posizione ed esposizione dell’oliveto, nonché la natura del terreno, possono influenzare l’incidenza dell’attacco della mosca dell’olivo.
È necessario tenere conto di queste variabili per adottare le misure appropriate di controllo e prevenzione durante il periodo critico del secondo volo.
Il periodo di ovodeposizione della Bactrocera oleae ha una durata media di 7-10 giorni, durante i quali una femmina può deporre oltre 500 uova. In generale, con livelli di infestazione medio-bassi, una femmina depone in media un uovo per drupa (oliva sana e integra), mentre in annate con una pressione medio-alta, una femmina può arrivare a deporre fino a 6-7 uova sulla stessa drupa.
Dalla schiusa delle uova deposte dalle femmine del secondo volo, si sviluppa la prima generazione estiva che danneggia le olive verdi in fase di accrescimento tipiche del periodo. Questo danneggiamento è causato dall’attività atrofica delle larve, che attraversano tre stadi di sviluppo nutrendosi della polpa dell’oliva. Le larve scavano gallerie nel mesocarpo, inizialmente superficiali e successivamente più profonde e di maggior dimensione, seguendo il loro sviluppo.
La durata della fase larvale è fortemente influenzata dalla temperatura ambientale. A temperature intorno ai 25 °C, la durata è di circa due settimane, mentre a temperature di 10-12 °C può arrivare a oltre tre mesi. Durante i mesi estivi, soprattutto luglio-agosto, con temperature superiori a 30-33 °C e bassa umidità relativa (inferiore al 60%), si può verificare la morte di un numero significativo di uova e giovani larve, con conseguente riduzione naturale della popolazione e dei danni causati.
È importante sottolineare che questa informazione non deve essere considerata come una condizione costante nel tempo, ma come una condizione ambientale mutevole, soggetta a numerose variabili, soprattutto negli ultimi anni. Pertanto, è necessario monitorare attentamente tale condizione in ogni stagione agricola e non darla mai per scontata.
Il periodo di maggiore preoccupazione è senza dubbio rappresentato dai mesi prossimi alla raccolta, infatti il livello di infestazione aumenta sensibilmente da settembre-ottobre. L’aumento della pressione determina dunque inevitabilmente l’aumento del rischio di danno economico che si protrae fino alla raccolta ed è rappresentato da due fattori determinanti:
- Cascola tardiva (perdita netta in termini quantitativi);
- Processi ossidativi (avviati in tutte quelle olive con foro d’uscita praticato dalla larva prima di impuparsi nel suolo o prima di permettere lo sfarfallamento dell’adulto dopo il completamento del ciclo).
In questo periodo così delicato i produttori in regime di “agricoltura biologica” non dispongono ancora di mezzi adatti e contrastare in modo efficiente ed efficace le popolazioni autunnali di Bactrocera oleae, per cui per prevenire o almeno limitare le ovideposizioni e lo sviluppo larvale, possono adottare una raccolta tempestiva. Questa procedura, dinanzi alla quale qualcuno potrebbe storcere il naso, è molto nota agli operatori del settore ed è anche ampliamente applicata con un certo successo, non a caso riveste ancora un ruolo basilare soprattutto nelle annate di alta infestazione, quando, in relazione alla varietà, all’areale e naturalmente ai parametri quali-quantitativi del processo di inolazione può fare decisamente la differenza avviare la raccolta già a fine settembre o primi di ottobre.
Trattamenti biologici
La nostra penisola è caratterizzata da una marcata eterogeneità territoriale tra le diverse aree olivicole in termini di localizzazione, esposizione, densità di impianto, varietà coltivate e caratteristiche del suolo, ecc. Comunemente si tende a ritenere che il rischio di infestazione da Bactrocera oleae sia più elevato nelle zone costiere rispetto a quelle interne. Tuttavia, purtroppo, il fenomeno del cambiamento climatico, che è ormai una realtà concreta e conclamata, ha di fatto determinato un significativo allargamento dell’area di interesse di questo fitofago.
È importante tenere presente che, all’interno di una strategia in regime biologico, l’efficacia dei mezzi fitosanitari può variare in base all’ampiezza e alle caratteristiche geometriche e territoriali dell’area considerata.
Indipendentemente da ciò, è consigliabile intervenire contro gli adulti durante il primo volo estivo. A tal fine, il primo intervento dovrebbe essere programmato approssimativamente tra la fine di giugno e metà luglio, corrispondente alla fase di indurimento del nocciolo. Tuttavia, è importante sottolineare che questo intervento non deve essere basato esclusivamente su una logica di calendario, ma piuttosto dopo un adeguato monitoraggio e tenendo conto delle prime catture giornaliere di adulti nelle trappole, nonché delle prime lesioni da ovodeposizione sulle drupe.
In altre parole, è necessario valutare attentamente l’andamento della popolazione di Bactrocera oleae e l’insorgenza delle prime infestazioni prima di pianificare l’intervento fitosanitario, così da agire in modo mirato e tempestivo.
A partire dal secondo volo estivo in poi, la pianificazione degli interventi preventivi contro Bactrocera oleae può tener conto di diversi aspetti rilevanti.
- Durata di azione del prodotto: è importante considerare la durata dell’efficacia del prodotto fitosanitario da utilizzare, valutando se esso abbia un’azione deterrente, attrattiva o insetticida.
- Completamento dello stato preimmaginale: si dovrebbe considerare lo stadio di sviluppo preimmaginale del parassita, che precede la formazione dell’adulto. Questo può influire sul momento migliore per intervenire in modo efficace.
- Cattura degli adulti nelle trappole: il monitoraggio attraverso l’utilizzo di trappole per catturare gli adulti della mosca delle olive può fornire informazioni utili sulla presenza e sull’andamento della popolazione. I dati raccolti possono aiutare a determinare il momento opportuno per gli interventi preventivi.
- Punture di ovodeposizione: la presenza di punture di ovodeposizione sulle drupe può essere un segnale indicativo dell’attività degli insetti adulti. Questo dato può essere considerato nella programmazione degli interventi per ridurre l’infestazione.
Tenendo in considerazione questi aspetti, è possibile definire una strategia di interventi preventivi mirati, che tenga conto dell’efficacia dei prodotti, del ciclo di sviluppo dell’insetto e dei dati di monitoraggio. Ciò permette di agire tempestivamente e in modo mirato per proteggere la produzione olivicola dagli attacchi di Bactrocera oleae.
Trappole e modalità di utilizzo
“Attract and Kill”
Questi dispositivi sono utilizzati per attrarre sia maschi che femmine della mosca delle olive grazie all’uso di feromoni attrattivi e/o sostanze alimentari. Contengono anche un piretroide sulla loro superficie, che agisce come insetticida, eliminando gli adulti che entrano in contatto con esso.
Il numero di dispositivi da posizionare per unità di superficie può variare a seconda del tipo di prodotto commerciale utilizzato e della densità di impianto dell’oliveto. In generale, i dispositivi possono essere collocati in una soluzione unica durante la fase di pre-indurimento del nocciolo. In alternativa, è possibile aggiungere ulteriori dispositivi quando si verifica un aumento della popolazione adulta della mosca dell’olivo, solitamente intorno al mese di settembre.
Dispositivi di cattura massale
Sono trappole attrattive utilizzate per catturare sia maschi che femmine della mosca dell’olivo mediante l’uso di attrattivi feromonali e/o alimentari. Gli adulti attratti entrano nella trappola e rimangono intrappolati al suo interno, dove successivamente muoiono grazie all’azione di un principio attivo insetticida come la Lambda-cialotrina o la Deltametrina.
L’utilizzo di tali dispositivi non solo consente la cattura e l’eliminazione degli adulti, ma può anche facilitare il conteggio della popolazione. Alcuni di questi dispositivi possono essere utilizzati anche per il monitoraggio degli adulti, fornendo informazioni sulla presenza e sull’andamento della popolazione di Bactrocera oleae.
È importante seguire attentamente le indicazioni riportate sull’etichetta dei dispositivi, che forniscono le istruzioni specifiche per l’uso corretto e sicuro del principio attivo insetticida. L’utilizzo di tali dispositivi all’interno di una strategia di difesa integrata può contribuire in modo efficace al controllo della mosca dell’olivo in agricoltura biologica.
Spinosad + esca proteica
I prodotti commerciali disponibili sul mercato che sono pronti all’uso e contengono un’esca alimentare di natura proteica attrattiva insieme allo Spinosad. Lo Spinosad è una sostanza attiva ad ampio spettro estratta dai prodotti del metabolismo dell’attinomicete Saccharopolyspora spinosa, ed è selettivo nei confronti delle colture e degli insetti utili.
La dose di utilizzo consigliata per questi prodotti è di 1-1,2 litri diluiti in 4 litri di acqua per ettaro. È consentito un massimo di 8 applicazioni all’anno. La miscela va applicata su porzioni di chioma, di solito su circa il 50% delle piante, alternando le piante trattate. L’area circolare di bagnatura ideale della chioma dovrebbe avere un diametro di circa 30-40 cm. È importante che la miscela venga distribuita con "gocce voluminose", ovvero in modo che le gocce siano di dimensioni sufficientemente grandi.
L’utilizzo di queste soluzioni permette di attirare gli insetti nocivi, come la Bactrocera oleae, e al contempo controllarli grazie all’azione insetticida dello Spinosad. Tuttavia, è sempre consigliabile seguire attentamente le istruzioni riportate sull’etichetta del prodotto specifico, in quanto possono esserci delle variazioni o indicazioni specifiche per l’applicazione corretta.
Beauveria bassiana
Beauveria bassiana è un fungo entomopatogeno utilizzato come agente di controllo biologico degli insetti dannosi, come la Bactrocera oleae. Questo microrganismo presenta proprietà entomoparassitarie, in quanto è in grado di infettare e causare la morte di diversi insetti ospiti.
L’azione patogena di Beauveria bassiana si manifesta attraverso l’infezione delle cuticole dell’insetto ospite con le sue spore. Una volta che le spore entrano in contatto con l’insetto, esse germinano e penetrano nella sua superficie corporea. All’interno dell’ospite, il fungo si sviluppa, nutrendosi dei tessuti dell’insetto e causando danni fisiologici.
Inoltre, il micelio del fungo si diffonde all’interno dell’insetto, producendo enzimi e metaboliti tossici che contribuiscono alla morte dell’ospite. Dopo la morte dell’insetto, il fungo continua a crescere e si sviluppa, formando strutture filamentose chiamate conidi, che sono responsabili della produzione di nuove spore. Queste spore fungine possono essere trasportate da adulti vivi o dal vento, favorendo la diffusione e l’infestazione.
L’utilizzo di Beauveria bassiana come agente di controllo biologico offre un’alternativa sostenibile e mirata alla gestione degli insetti dannosi, riducendo l’uso di pesticidi chimici e minimizzando gli impatti negativi sull’ambiente.
Tre elementi chiave
In conclusione, sono tre gli elementi chiave di cui tenere contonella gestione efficace delle infestazioni da Bactrocera oleae:
- il monitoraggio costante;
- la consapevolezza dei cambiamenti climatici;
- l’acquisizione di competenze tecniche specializzate.
Il monitoraggio regolare delle popolazioni di mosca olearia è fondamentale per comprendere i pattern di distribuzione, l’andamento stagionale e l’intensità delle infestazioni. Solo attraverso un monitoraggio accurato è possibile adottare misure preventive tempestive e mirate, riducendo l’impatto dell’infestazione.
Il cambiamento climatico rappresenta una sfida significativa nella gestione delle infestazioni. Le variazioni nelle temperature, le fluttuazioni pluviometriche e gli eventi meteorologici estremi possono influenzare l’ecologia e il comportamento della mosca dell’olivo. È fondamentale comprendere e adattarsi a queste dinamiche climatiche in evoluzione per implementare strategie di controllo più efficaci.
Infine, è necessario sottolineare l’importanza delle competenze tecniche specializzate nella gestione delle infestazioni di mosca dell'olivo. Gli agronomi e gli operatori del settore devono essere adeguatamente formati e aggiornati sulle ultime tecniche e metodologie di controllo. Solo attraverso una solida base di conoscenze e competenze, combinata con un approccio multidisciplinare, è possibile affrontare con successo le sfide del prossimo futuro.
In un’epoca in cui le informazioni sono ampiamente disponibili attraverso i social media e altre piattaforme online, è cruciale diffidare da pseudo-consigli e presunti rimedi miracolosi. È indispensabile fare affidamento su fonti autorevoli ed esperti riconosciuti. Solo attraverso un approccio basato su evidenze scientifiche e buone pratiche agronomiche possiamo affrontare le avversità che si potrebbero presentare. È bene rammentare che anche l’agricoltura è scienza e non può passare per mani poco competenti o superficiali.
In sintesi, il monitoraggio costante, la consapevolezza dei cambiamenti climatici e le competenze tecniche specializzate sono pilastri fondamentali per una gestione efficace dei trattamenti biologici contro la diffusione della mosca dell’olivo. Solo attraverso l’implementazione di queste misure possiamo proteggere i nostri uliveti, preservare la qualità delle olive e garantire la sostenibilità dell’intero comparto.
L’autore è un agronomo dell’Associazione Antesia
Molto interessante ed esaustivo, complimenti