Dopo una primavera con precipitazioni nel mese di maggio quasi ovunque al di sopra delle medie e temperature sensibilmente al di sotto dei valori di riferimento, l’estate 2019 sta procedendo con temperature molto elevate e con valori pluviometrici modesti in giugno ma più elevati sia in luglio sia nel mese di agosto. La presenza di rovesci non è stata omogenea sul territorio e localmente si sono verificati fenomeni particolarmente intensi che in alcuni casi hanno arrecato danno alle coltivazioni (soprattutto in caso di grandine). Con questo andamento meteorologico primaverile-estivo nelle principali regioni olivicole dell’Italia si è verificato un iniziale ritardo dello sviluppo vegetativo delle piante di olivo e questa anomalia non ha particolarmente favorito lo sviluppo precoce delle popolazioni di mosca dell’olivo (Bactrocera oleae). Anche gli elevati valori termici estivi hanno frenato le infestazioni del dittero, mentre le precipitazioni di luglio e agosto hanno determinato qua e là microclimi idonei alla deposizione delle uova ed allo sviluppo delle larve.
La prima generazione del fitofago, occorsa nel mese di luglio, non ha trovato ovunque una fase fenologica di crescita delle drupe tale da renderle recettive, tuttavia a ridosso dei primi eventi piovosi del mese si è verificata una impennata delle deposizioni soprattutto nelle zone più litoranee dove gli eccessi termici sono mitigati dal mare. La velocità di ovideposizione (anche 30-40% delle olive in pochi giorni) ha richiesto un intervento a carattere larvicida negli oliveti in regime di produzione integrata, mentre in quelli biologici più di un’applicazione preventiva (interventi adulticidi) è stata effettuata per limitare i livelli di infestazione. Successivamente le piogge estive non hanno sempre innescato forti recrudescente di deposizione delle uova probabilmente a causa del caldo eccessivo del periodo; solo in alcuni areali quindi gli attacchi di mosca sono stati relativamente consistenti. Ci si avvia quindi alla fine dell’estate con un volano di popolazione del fitofago non così ingente come ci si potrebbe aspettare osservando l’andamento delle singole variabili meteorologiche non integrato nel contesto generale.
Si ricorda che lungo la fascia costiera adriatica dall’Emilia-Romagna all’Abruzzo e nelle rispettive zone interne sono ancora ben visibili i danni da freddo provocati dagli eventi meteorologici di fine febbraio 2018 e le piante sono ancora dedite alla necessità di ricostituire la chioma vegetativa piuttosto che alla produzione di frutti e le poche drupe presenti risultano a volte fortemente interessate dagli attacchi di mosca. Anche negli impianti condotti in irriguo in questo periodo si possono riscontrare aumenti significativi dell’infestazione attiva.
Valutare l’infestazione con il campionamento
Le catture di adulti nelle trappole per il monitoraggio dell’insetto purtroppo non costituiscono una informazione sufficiente per definire le strategie di difesa più idonee: occorre sempre verificare i livelli di infestazione nelle drupe per una corretta gestione fitoiatrica dell’oliveto.
È quindi indispensabile effettuare un campione di 100 olive per ettaro raccolte a caso (una oliva per pianta oppure 10 olive da 10 piante) almeno una volta alla settimana. Il campione va osservato accuratamente con l’ausilio di una lente contafili, o meglio allo stereoscopio, e di un bisturi per verificare la presenza di uova e larve all’interno dei frutti (foto 1 e 2).
I due principali metodi di controllo della mosca si basano su criteri di intervento differenti e le relative soglie di intervento variano a seconda della strategia di difesa scelta. La lotta larvicida si realizza con interventi mirati alla devitalizzazione delle larve nei primi stadi di vita all’interno delle drupe; ciò consente di prendere in considerazione un valore soglia elevato pari al 10-15% di infestazione attiva (costituita da uova e larve di I e II età) nel campione considerato. Gli interventi fitoiatrici si eseguono irrorando la vegetazione con prodotti fitosanitari ad attività insetticida capaci di penetrare nel frutto e diffondersi nella polpa raggiungendo l’insetto bersaglio.
I prodotti più largamente impiegati appartengono al gruppo degli insetticidi organofosforici, con netta preferenza per quelli più idrosolubili tra i quali spiccano quelli a base di Dimetoato. Tuttavia con regolamento di esecuzione (UE) 2019/1090 della Commissione del 26 giugno 2019 è stato sancito il mancato rinnovo dell’approvazione di questa sostanza attiva in conformità al regolamento (CE) n. 1107/2009 relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari. Ciò comporta che il periodo di tolleranza concesso dagli Stati membri per l’utilizzo dei prodotti fitosanitari contenenti Dimetoato scade il 17 ottobre 2019 per gli impieghi sulle ciliege e il 17 luglio 2020 per tutte le altre colture, olivo incluso. In conseguenza dalla prossima campagna olivicola si dovrà fare a meno degli insetticidi più comunemente impiegati per il controllo della mosca con metodo larvicida.
Lotta adulticida
La lotta adulticida ha lo scopo di ridurre il livello della popolazione di mosca prima che le femmine abbiano deposto le uova. Pertanto è opportuno intervenire all’inizio della fase di ovideposizione, quando l’infestazione attiva è pari all’1-2% del campione esaminato.
Il metodo prevede trattamenti su una porzione limitata della chioma, preferibilmente quella esposta a sud, con una soluzione costituita da esche attrattive mescolate con prodotti fitosanitari ad attività insetticida. Il vantaggio di questa tecnica consiste in una sensibile riduzione della quantità di prodotto insetticida distribuito.
Gli interventi con finalità adulticida si possono realizzare anche nelle aziende in regime di agricoltura biologica impiegando come insetticidi prodotti a base di piretro naturale o spinosad o contenenti il fungo entomopatogeno Beauveria bassiana.
Da ricordare che piogge intense (>20 mm), cadute nei primi giorni successivi al trattamento, diminuiscono notevolmente l’efficacia degli interventi adulticidi tanto da rendere necessaria la ripetizione del trattamento.
In merito agli interventi eseguiti in regime di lotta integrata, si consiglia di consultare i bollettini e le indicazioni pubblicate dai servizi fitosanitari regionali, disponibili sulle rispettive pagine web.
Cercosporiosi, trattamenti fungicidi
Per quanto riguarda i patogeni la cercosporiosi o piombatura dell’olivo, causata dal fungo Mycocentrospora cladosporioides, è una avversità che in questo periodo trova condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli: gli organi di propagazione del fungo, in grado di penetrare all’interno dei tessuti fogliari attraverso gli stomi, trovano nelle piogge di fine estate e autunnali le condizioni migliori per la germinazione.
Dopo un periodo di sviluppo endofita del micelio, i rami conidiofori e i relativi conidi fuoriescono in corrispondenza della pagina inferiore delle foglie (foto 3) dando origine ai tipici sintomi della malattia con la vegetazione che assume un colore grigio piombo (da cui deriva il termine piombatura) ed un aspetto fuligginoso.
Studi epidemiologici, completati da prove di lotta (Fodale et al. 2009), hanno dimostrato che anche un solo intervento fungicida a base di ossicloruro di rame da solo o in associazione con dodina, eseguito nel periodo di massima sporulazione di M. cladosporioides (fine settembre), può essere particolarmente efficace nell’abbattere le fonti di inoculo della cercosporiosi e ridurre le possibili reinfezioni nella successiva stagione produttiva.
Prevenzione lebbra: eliminare le mummie
I trattamenti con prodotti a base di rame, che possono essere associati agli insetticidi utilizzati contro la mosca dell’olivo, sono fondamentali anche per il contenimento del fungo C. gloeosporioides (noto come lebbra dell’olivo) che causa infezioni soprattutto a carico delle drupe.
Nonostante i sintomi di questa malattia siano particolarmente evidenti sui frutti nel periodo autunnale, il patogeno è attivo sin dai mesi primaverili con infezioni sulla vegetazione, spesso prive di alterazioni evidenti, ma importanti per il mantenimento dell’inoculo fino al periodo autunnale quando la malattia si manifesta in tutta la sua gravità.
I propaguli del fungo si diffondono con temperature comprese tra i 16 °C e i 25 °C e umidità relativa superiore al 92%. Trasportati dagli schizzi di pioggia, si depositano sulla superficie delle olive e penetrano all’interno della polpa alterandone colore, consistenza e parametri organolettici. La gran parte delle olive colpite da lebbra cade precocemente a terra mentre alcune drupe rimangono sui rami fino all’annata successiva disidratandosi e assumendo aspetto raggrinzito e colore violaceo (“mummie”). Le “mummie” consentono lo svernamento dell’inoculo e costituiscono sorgente di infezione per gli attacchi nella successiva primavera. La lotta contro questa avversità è difficile e, quando si manifesta in maniera epidemica, non sempre soddisfacente.
La difesa non può limitarsi al solo uso di prodotti fitosanitari ma deve basarsi sulla riduzione dell’inoculo mediante l’utilizzo integrato di più tecniche. L’eliminazione delle mummie, le potature di rimonda e quelle che consentono uno sfoltimento ed arieggiamento della chioma, sono mezzi agronomici di difesa importanti che limitano lo sviluppo epidemico della malattia e facilitano la distribuzione dei prodotti fitosanitari. Anche la raccolta precoce delle drupe riduce notevolmente l’incidenza della malattia. In tale contesto rimane comunque importante la corretta distribuzione (macchine efficienti e ben tarate) di prodotti fitosanitari a base di rame a fine estate inizio autunno, come già detto anche in occasione degli interventi insetticidi contro la mosca e compatibilmente con i tempi di carenza previsti dal formulato commerciale utilizzato.
Articolo pubblicato su Olivo e Olio n. 5/2019
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