Strategie contro le diverse specie di cocciniglie dell’olivo

specie di cocciniglie, la cotonello
Germoglio infestato dal cotonello
Dal punto di vista fitosanitario, le diverse specie di cocciniglie non hanno tutte la stessa importanza

Diverse sono le specie di cocciniglie che vivono a spese dell’olivo, ma non tutte hanno la stessa importanza dal punto di vista fitosanitario.

I danni del cotonello

Il cotonello (Euphyllura olivina) vive protetto da una candida e cotonosa secrezione cerosa soprattutto a spese dei racemi fiorali e dei frutticini appena allegati. Con le sue punture causa l’aborto dei fiori, mentre le piccole drupe possono avvizzire e cadere. La vegetazione viene inoltre imbrattata dall’abbondante melata sulla quale si sviluppano vari funghi agenti di fumaggine.

I danni arrecati dal parassita sono in genere contenuti e quelli di maggiore entità derivano dalle infestazioni che si verificano nel periodo della fioritura e dell’allegagione.

Le infestazioni del cotonello vengono ostacolate da razionali potature di sfoltimento della chioma delle piante e le sue popolazioni sono tenute a freno da parassiti endofagi e svariati predatori.

Le due specie di cocciniglie cotonose

Le infestazioni prodotte dalle cocciniglie cotonose dell’olivo (Phlippia oleae e Euphilippia olivina) raramente sono generalizzate all’interno dell’oliveto, ma interessano un ridotto numero di piante o solo porzioni della chioma dove trovano le condizioni ambientali favorevoli al loro sviluppo.

Entrambe le specie non richiedono interventi di lotta specifici in quanto il loro sviluppo viene ostacolato da predatori delle neanidi e da alcuni parassiti endofagi.

La mezzo grano di pepe

La cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae) è sicuramente tra le specie di cocciniglie che arreca maggiori danni alle piante di olivo. Compie normalmente una generazione all’anno e sverna allo stadio di neanide di II e III età e più raramente di femmina giovane. Le uova, di colore giallo-aranciato, schiudono a partire dalla fine di luglio e le neanidi fuoriescono scalarmente dagli scudetti e si disperdono sulla chioma delle piante.

Gli organi vegetativi interessati dalla presenza del parassita sono i rami, i rametti e la pagina inferiore delle foglie, dove le neanidi del lecanide si localizzano lungo la nervatura principale.

La dannosità diretta del parassita è dovuta alla sottrazione di linfa e alla immissione di saliva. Sulla melata prodotta dalla cocciniglia, che in caso di forti attacchi può ricoprire l’intera chioma, si insedia successivamente un complesso di funghi saprofiti appartenenti ai generi Capnodium, Cladosporium e Alternaria che, causando la fumaggine, limitano l’attività fotosintetica della pianta.

Gli effetti combinati della sottrazione di linfa e della fumaggine si riflettono sulla pianta che manifesta perdita di vigoria, forti defogliazioni, stentato sviluppo generale, accorciamento dei germogli, fioritura e fruttificazioni scarse. Gli effetti negativi di un forte attacco si possono ripercuotere anche negli anni successivi.

Lotta contro Saissetia oleae

specie di cocciniglie
Femmine di Saissetia oleae
  • Biologica: con antagonisti naturali rappresentati da microrganismi e da insetti come i parassitoidi appartenenti al genere Metaphycus e i predatori Chilocorus bipustulatus, Exochomus quadripustulatus e Scutellista cyanea;
  • agronomica: deve essere curata la potatura e lo sfoltimento della chioma al fine di creare un microclima sfavorevole allo sviluppo del parassita ed effettuare equilibrate concimazioni, soprattutto azotate;
  • chimica: al raggiungimento della soglia di intervento di 5-10 neanidi/foglia, rilevata su un campione di 100 foglie prelevate dalla parte medio-bassa della chioma di almeno 5-10 piante/ha. L’applicazione fitoiatrica deve essere effettuata quando si riscontra la quasi totale fuoriuscita delle neanidi dal corpo materno. I preparati insetticidi ammessi dai Dpi sono quelli a base di buprofezim, olio bianco o fosmet, gli ultimi due utilizzabili anche in miscela fra loro.
Strategie contro le diverse specie di cocciniglie dell’olivo - Ultima modifica: 2019-08-29T16:14:38+02:00 da Barbara Gamberini

2 Commenti

    • Gentile Giuseppe,
      come per altri patogeni fungini, un singolo trattamento non è sufficiente a risolvere il problema. Tuttavia, la difesa dalla lebbra non può e non deve basarsi sulla sola applicazione di prodotti ad azione fungicida, ma deve essere condotta in sinergia con azioni preventive a partire da quella di una corretta gestione della chioma attraverso potature equilibrate che favoriscono l’arieggiamento della chioma.
      Per maggiori informazioni può leggere l’articolo Lebbra dell’olivo o antracnosi, la difesa ecosostenibile.
      Cordiali saluti

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