Xylella, a che punto siamo? L’intervista a Donato Boscia (CNR)

donato boscia ci aggiorna sulla xylella
L’avanzamento del batterio in Puglia, regione interessata dal ceppo che infetta l’olivo, appare rallentato. Proseguono le attività di monitoraggio, azioni di contrasto, e il lavoro di ricerca che ha finora consentito l’individuazione delle cultivar tolleranti

Sono trascorsi quasi dieci anni dalla prima segnalazione della presenza di Xylella fastidiosa negli oliveti salentini. Un decennio in cui la gestione dell’emergenza si è evoluta e rafforzata, oggi concretizzata nei Piani di azione elaborati annualmente dalla Regione Puglia che comprendono le azioni di monitoraggio e quelle di prevenzione soprattutto nei confronti degli insetti vettori. A fianco dell’amministrazione regionale, gli enti di ricerca pubblici hanno portato avanti numerosi progetti di ricerca per sostenere le strategie di contenimento e pianificare le strategie di ripresa del settore olivicolo.

Donato Boscia dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (IPSP) del CNR (foto di M. Di Giuseppe)

A fare il punto della situazione è Donato Boscia, dirigente dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (IPSP) del CNR.

Un commento sull’attuale diffusione del batterio: siamo ancora in una fase di espansione rapida dell’epidemia?

«Fortunatamente no. Negli ultimi 2-3 anni l’espansione dell’epidemia, che interessa circa il 40% della Puglia, ha subito un significativo rallentamento, come peraltro dimostrato dalle poche variazioni (essenzialmente sul versante adriatico) che le autorità fitosanitarie hanno apportato alla demarcazione della zona infetta. Ma non è solo la progressione del fronte dell’epidemia a manifestare un rallentamento, ma anche l’espansione dei focolai nei territori dove le infezioni sono ancora diffuse a macchia di leopardo, nonché lo sviluppo della malattia, ossia la sintomatologia del deperimento rapido, sulle piante già infette da tempo, che è in fase di rallentamento. In altre parole, stiamo assistendo ad una mitigazione dell’impatto dell’epidemia e ad un suo rallentamento. È una situazione che merita di essere attenzionata e su cui i ricercatori dell’IPSP del CNR hanno avviato specifiche indagini per comprenderne le cause.

La prima ipotesi al vaglio è la verifica di eventuali mutazioni geniche occorse nella popolazione batterica, che ne possano aver determinato una minore aggressività. I primi dati generati dal sequenziamento di colture batteriche di recente isolamento, seppur non sufficienti in termini di rappresentatività, non hanno evidenziato l’insorgenza di significativi eventi di mutazione. È invece il ruolo delle diverse condizioni epidemiologiche a destare maggiore interesse scientifico. Una situazione che, a sentire i nostri colleghi americani, non deve sorprendere. È infatti noto come in California, dove il batterio ha una ben più lunga storia e i ceppi della sottospecie fastidiosa causano la famigerata malattia di Pierce della vite, si osservano periodi di attenuazione della batteriosi per il verificarsi di condizioni epidemiologiche meno favorevoli al batterio, seguite però da alcune annate di recrudescenza. » (…)

Ci sono anche fattori geografici o climatici che hanno condizionato l’espansione dell’area di contenimento negli ultimi anni?

«A guardare le mappe di rischio Xylella redatte dai modellisti dell’EFSA relative alla idoneità climatica, la risposta è sì perché il fronte dell’epidemia ha raggiunto un’area con condizioni climatiche meno ottimali rispetto a quelle del Salento; tuttavia, probabilmente non è l’unico fattore che causa il rallentamento. Va anche considerata una maggiore eterogeneità del territorio in termini di colture e non solo; si passa dal Salento dove l’olivo è presente senza soluzione di continuità, ad un territorio che oltre ad essere importante per altre produzioni quali vite, fruttiferi e ortaggi, include zone boschive e seminativi. Una diversità di specie a cui corrisponde un’alternanza di specie altamente suscettibili con altre meno suscettibili o anche immuni, con conseguente minore pressione di inoculo nell’ambiente. A questo si lega anche una diversa gestione agronomica e fitosanitaria che le diverse colture richiedono e che, in molti casi, hanno un’azione anche sul controllo della popolazione degli insetti vettori.

Tutto ciò si integra con la migliorata organizzazione delle azioni di contenimento, in particolare monitoraggi, abbattimenti e misure di controllo per gli insetti vettori, previste dal Piano d’Azione della Regione Puglia, un insieme di situazioni che aiuta sia a contenere la popolazione dei vettori che a ridurre la pressione d’inoculo sulla zona indenne. » (…)


Leggi l’intervista completa con tutti gli aggiornamenti sulla xylella fastidiosa
su Olivo e Olio 4/2023

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Xylella, a che punto siamo? L’intervista a Donato Boscia (CNR) - Ultima modifica: 2023-07-11T12:54:46+02:00 da Barbara Gamberini

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