Xylella fastidiosa: dall’emergenza una sfida per l’innovazione

xylella emergenza e innovazione
Albero di olivo con tipici disseccamenti della chioma causati dall’infezione di Xylella fastidiosa sottospecie pauca, ST53.
Le conoscenze acquisite sul meccanismo della malattia permettono oggi una selezione più rapida di genotipi potenzialmente resistenti o tolleranti al batterio. Uno strumento fondamentale che va messo al servizio di nuovi programmi di miglioramento genetico

L’identificazione di Xylella fastidiosa in Puglia e la dimostrazione che questo batterio è l’agente causale del disseccamento rapido (Olive Quick Decline Syndrome – OQDS), una grave malattia che ha decimato gli olivi salentini (foto in apertura) minacciandone la coltura in tutto il Mediterraneo, ha ancor più rafforzato le evidenze che documentano il potenziale distruttivo di questo agente patogeno (classificato come patogeno da quarantena per l’Europa), già ben noto dalla seconda metà dell’800 per i gravi danni arrecati ai vigneti del nord-America.

La scoperta di Xylella negli olivi salentini nel 2013 ha di fatto certificato l’insediamento di questo batterio al di fuori del continente americano, areale di origine, ma ha anche rivelato che la sua presenza in Europa in realtà risale a ben prima della sua scoperta in Puglia.

Infatti, analisi genetiche, hanno indicato che, i ceppi intercettati nei focolai segnalati tra il 2015 e il 2016 in Francia e Spagna, risalgono ad introduzioni avvenute qualche decennio prima della scoperta del patogeno in Puglia.

Sempre su base genetica si è potuto accertare che anche in questi Paesi, come in Puglia, si è trattato di introduzioni (indipendenti tra loro) dal continente americano. Purtuttavia in quasi tutte queste introduzioni si tratta di ceppi batterici diversi tra loro e generalmente meno aggressivi sulle piante ospiti rispetto al ceppo pugliese. Ciò spiega perché in questi Paesi le infezioni, seppur antecedenti al focolaio pugliese, non sono state scoperte se non dopo indagini diagnostiche mirate, avviate a seguito della situazione allarmante creatasi con la scoperta del focolaio sugli olivi pugliesi.

La comunità scientifica pugliese in questi anni, anche grazie a una rete di collaborazioni internazionali che ha facilitato la condivisione delle informazioni scientifiche, ha contribuito a delineare e caratterizzare i fattori responsabili del quadro emergenziale dell’epidemia di Xylella sugli olivi in Puglia, stimolando numerose sperimentazioni atte a contenere e curare le infezioni, aspetto quest’ultimo per il quale ancor oggi non sono disponibili soluzioni efficaci.

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Eradicazioni e contenimento

La gestione europea dell’emergenze Xylella si attua su due fronti complementari:

  1. l’eradicazione del batterio dalle zone focolaio, ossia da aree di “limitata” estensione (in termini di territorio interessato dalle piante infette);
  2. azioni di contenimento, mirate ad attenuare il danno in quelle aree ove la diffusione delle infezioni di fatto impone la convivenza con il patogeno, mettendo in atto strategie di controllo del batterio e delle popolazioni degli insetti vettori (v. Blocca le sputacchine e fermerai la Xylella).
Nuovo impianto in provincia di Lecce realizzato con piante della selezione resistente Fs-17.

A livello italiano, i focolai segnalati in Toscana e più recentemente in Lazio rientrano nell’applicazione di misure di eradicazione, mentre in Puglia le misure sono diversificate a seconda della zona: sul fronte nord della zona infetta si attuano misure di eradicazione (nella attuale zona cuscinetto - fascia di protezione di 5 km di larghezza, che si estende da una costa all’altra) e misure di contenimento in tutto il territorio a sud della zona cuscinetto (quest’ultimo denominato “zona Salento”).

La necessità di convivenza con le infezioni di Xylella è da stimolo allo sviluppo di numerose sperimentazioni (v. progetto ResiXO) per il controllo del batterio e per migliorare la risposta delle piante, essenzialmente in olivo, ospite principale del batterio a livello europeo. In questo, preponderante è la tematica dello studio della resistenza nel germoplasma olivicolo. (…)

Leggi l’articolo completo su Olivo e Olio n. 4 - luglio 2022

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Maria Saponari1, Pasquale Saldarelli1, Annalisa Giampetruzzi1, Angelo De Stradis1, Vito Montilon2, Antony Surano1,2, Raied Abou Kubaa1, Pierfederico La Notte1 e Donato Boscia1
1Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, Sede Secondaria di Bari, CNR
2Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, Università degli Studi di Bari

Xylella fastidiosa: dall’emergenza una sfida per l’innovazione - Ultima modifica: 2022-07-15T11:34:01+02:00 da Barbara Gamberini

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