Il pistacchio (Pistacia vera) è stato incluso fra le specie che ospitano il ceppo salentino ST53 del batterio Xylella fastidiosa subsp. pauca. L’inclusione è stata resa nota, come da prassi, solo dopo la comunicazione formale alle autorità fitosanitarie europee e nazionali. È infatti visibile sul portale istituzionale regionale Emergenza Xylella alla sezione Specie specificate suscettibili a Xylella f. subsp. pauca.
Pistacchio, ospite di Xylella, non sarà coltivabile
Per Infoxylella «si tratta di una pessima notizia per i progetti di rigenerazione e differenziazione agricola nelle aree infette del Salento perché, tra le colture arboree mediterranee, il pistacchio è notoriamente una specie poco esigente e molto adattabile a terreni poveri e condizioni di coltivazione difficili in zone caldo aride.
Dopo il ritrovamento di piante positive alle analisi nell'ambito delle sperimentazioni in corso presso l'Università di Lecce, le analisi di conferma, cioè le analisi molecolari nonché l’isolamento in coltura pura e l’identificazione del ceppo ST53, sono state condotte presso l'Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp) del Cnr di Bari.
Come 35ª specie ospite del ceppo salentino, d’ora in avanti, salvo future deroghe, sarà vietato piantare pistacchio in tutta l’area demarcata infetta, compresa la zona contenimento. Come precedentemente effettuato per mandorlo e ciliegio, colture recentemente approvate per la deroga al divieto d’impianto, diviene importantissimo e urgente verificare sperimentalmente la suscettibilità/resistenza delle più importanti cultivar di pistacchio al batterio».
Ciliegio e mandorlo, poco suscettibili a Xylella
Una valutazione sulla quale concorda Coldiretti Puglia. «Le indagini diagnostiche sulle piante delle varietà di ciliegio dolce e mandorlo selezionate, a seguito dell’esposizione sia all’inoculo artificiale sia ad adulti di sputacchina con elevata incidenza di infezioni di X. fastidiosa – rileva il presidente regionale Savino Muraglia sulla scorta dello studio scientifico dell’Ipsp-Cnr di Bari – sono state determinanti per dimostrare che la presenza del batterio risulta in media inferiore all’11% su mandorli e ciliegi. Questo dato confrontato con quanto ottenuto nelle tesi con piante di olivo, con la media di piante infette del 74,43%, indica una percentuale significativamente più bassa di infezione di mandorlo e ciliegio.
Nel caso di ciliegio e mandorlo sono stati osservati sia una minore suscettibilità alle infezioni, sia un ridotto impatto sintomatologico delle infezioni, dato che la manifestazione dei sintomi fa riferimento principalmente a bruscature fogliari, che non evolvono in disseccamenti delle branche, come invece accade per le infezioni su olivo o altre specie ospiti».
Muraglia: «Fondamentale la diversificazione colturale»
La diversificazione colturale è un passaggio fondamentale accompagnato dagli studi scientifici, aggiunge Muraglia, «per una ricostruzione efficace dal punto di vista economico e paesaggistico. Occorre puntare, oltre che sulle due varietà resistenti di olivo Leccino e FS17, sempre con il supporto della scienza, su altre specie tipicamente mediterranee come il mandorlo e il fico. Bisogna ridare agli agricoltori le chiavi delle loro aziende e il loro futuro, attraverso i reimpianti, gli innesti e la sperimentazione, privilegiando tutte le piante ospiti appartenenti a varietà per le quali vi sia una evidenza scientifica, anche se non definitiva, su tolleranza e resistenza al batterio. È perciò determinante sbloccare le risorse finalizzate alla ricerca dal Piano per la rigenerazione olivicola, i 20 milioni di euro da destinare agli studi scientifici e alla sperimentazione per ricostruire al meglio il patrimonio produttivo e paesaggistico del 40% della regione colpita dalla Xylella».