Mentre sono state da poco riavviati i monitoraggi dell’epidemia di Xylella fastidiosa nelle aree interessate della Regione Puglia, il sito istituzionale “Emergenza Xylella” ha pubblicato l’ultimo aggiornamento dei risultati della campagna di monitoraggio appena conclusa (comunicazioni Selge n. 116, 117, 119, 121 e 125 del maggio 2020) con 49 nuovi olivi positivi al batterio. Il dato più preoccupante è quello dei 5 rilievi positivi in agro di Locorotondo, che attestano l’ingresso del batterio nella provincia di Bari. Le altre piante infette sono in gran parte in provincia di Brindisi (39 a Francavilla Fontana e 3 a Ostuni) e 2 in agro di Crispiano (Taranto).
Le piante infette di Locorotondo mostrano sintomi di disseccamento; a seguito della loro individuazione sono partiti i campionamenti delle piante circostanti, di cui si attende di conoscere i risultati per poter conoscere più accuratamente la dimensione del focolaio. L’agro di Locorotondo è demarcato come “zona di contenimento”, soggetto cioè all’abbattimento delle sole piante infette, nel raggio di 100 metri dai primi olivi individuati.
La preoccupazione di Coldiretti
«Le nuove infezioni accertate fanno tremare la provincia di Bari. Lo scenario si aggrava ulteriormente - afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia – mentre continua a mancare una strategia condivisa e univoca tra enti regionali, nazionali e comunitari per fermare la malattia».
Sotto accusa, per Coldiretti, ci sono anche le responsabilità comunitarie «a partire dal sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam. Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto e ora è arrivata anche in provincia di Bari».
«Per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione – conclude Coldiretti - si moltiplica l’arrivo di materiale vegetale infetto e parassiti vari che provato stragi nelle coltivazioni e per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale anche con l’avvio di una apposita task force».