Annata 2023 in Puglia: leggero aumento della produzione, buona la qualità

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La crescita potrà attestarsi intorno al 20%, superando la resa del 2022, ma rimanendo sotto quella del 2021. Sulla resa produttiva pesa l’epidemia da Xylella fastidiosa. Il caldo intenso ha frenato gli attacchi della mosca delle olive

Un aumento della produzione di olive non eccezionale, ma che in molte zone potrà attestarsi sul 20% in più rispetto al 2022. E una qualità mediamente buona. Così si presenta l'annata 2023 della Puglia olivicola all’inizio della campagna di raccolta delle olive. Qualche dubbio sulle quantità è dovuto alle incertezze meteorologiche, che rendono difficile una stima precisa: eventuali piogge potrebbero mitigare la disidratazione delle drupe causata dal caldo estivo perdurante fino a metà ottobre, favorendo un aumento sostanziale delle rese.

2023, annata discreta per la Puglia

luca lazzaro
Luca Lazzàro

Per Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia, gli uffici provinciali dell’organizzazione agricola segnalano generalmente un’annata qualitativamente buona, con una produzione prevista maggiore di quella 2022, ma minore di quella del 2021.

«Nel Barese e nella Bat le intemperie, e soprattutto le grandinate, hanno influito nella quantità, tuttavia le drupe sono grosse e di buon calibro e si prevede un buon prodotto. La raccolta nell’Alto Tavoliere è imminente e anche là le previsioni sono buone per ciò che concerne la qualità. Anche dal Tarantino, dal Leccese e dal Brindisino arrivano rassicurazioni sulla qualità e su una quantità superiore alla scorsa campagna. In tutti i casi, c’è prudenza nelle stime e si attende l’avvio a pieno regime della campagna olivicola per capire con esattezza l’andamento».

In Puglia sulla produzione olivicola pesa l’epidemia da Xylella

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Sulla produzione olivicolo-olearia della Puglia pesano gli effetti dell’epidemia causata da Xylella fastidiosa nel centro-sud della regione

Sulla produzione olivicolo-olearia della Puglia pesano gli effetti dell’epidemia causata da Xylella fastidiosa, che l’ha ridotta drasticamente.

Secondo Lazzàro, con un quantitativo nazionale di circa 290mila tonnellate di olio d’oliva, al di sotto della media dell’ultimo quadriennio, in Italia si supererà di poco il 50% del fabbisogno interno, quindi occorrerà importare le quantità mancanti.

«Bisogna favorire azioni di ammodernamento delle produzioni con modelli più moderni che consentano di accrescere la capacità competitiva, come gli impianti ad alta densità. In Italia il 63% degli oliveti ha più di 50 anni e il 49% ha una densità per ettaro minore di 140 piante. È necessario ristrutturare gli impianti esistenti per aumentare la loro produttività e rendere la gestione dell’oliveto più economicamente sostenibile».

Il caldo continuo ha frenato la mosca delle olive

Cavallo
Alfonso Cavallo

«Nelle province di Bari e Bat – afferma Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia – le previsioni di produzione della campagna olivicola di quest’anno risultano soddisfacenti. Infatti, dopo una buona allegagione, gli olivi hanno goduto di buone condizioni vegeto-produttive, poiché si sono registrate abbondanti piogge in prefioritura e nella fase di accrescimento della drupa.

Il caldo continuo e accentuato registrato dall’ultima decade di luglio ad oggi, invece, ha scongiurato ingenti infestazioni della mosca delle olive, sicché le olive si presentano sane e ben nutrite».

Occorrono attente misure per sostenere il comparto

David Granieri
David Granieri

Per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale, aggiunge David Granieri, presidente di Unaprol, «occorre realizzare nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e dei frantoi e realizzare nuovi sistemi di irrigazione.

Inoltre servono opere infrastrutturali di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, il potenziamento della rete di invasi sui territori, la creazione di bacini e l’utilizzo anche di vecchie cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e gestirne l’impiego quando serve. Non è più rinviabile un piano strategico nazionale dell’olivicoltura che da un lato metta al centro le aziende che sono sul mercato, producono reddito e occupazione e dall’altro recuperi i tanti oliveti abbandonati che devono essere rinnovati per ridare ossigeno e speranze ai territori».

Annata 2023 in Puglia: leggero aumento della produzione, buona la qualità - Ultima modifica: 2023-10-19T09:00:09+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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