In Spagna, primo Paese produttore del mondo di olio d'oliva, dal 1º ottobre entrerà in vigore un sistema antifrodi simile a quello italiano, basato su un registro telematico per la tracciabilità, ma ancora più restrittivo. È una svolta storica per la valorizzazione della qualità dell’olio extravergine d’oliva e per la tutela dei consumatori di tutto il mondo contro le frodi e le contraffazioni.
Spagna, sistema antifrodi con registro tracciabilità
La Spagna, infatti, come fa l’Italia da tanti anni, adotterà finalmente il registro telematico per tracciare gli oli, vietando le miscele di oli d’oliva di diversa categoria merceologica o con altri oli. Addirittura, a differenza di quanto accade in Italia, le norme spagnole in materia di trasporti diventano ancora più stringenti, infatti la comunicazione della tipologia di olio in movimento dovrà avvenire entro 24 ore (in Italia il limite di questa comunicazione è di 5 giorni).
Unaprol: anche in Italia regole più restrittive sui trasporti
Perciò Unaprol ha scritto al sottosegretario alle Politiche agricole Francesco Battistoni chiedendo di estendere queste regole sui trasporti anche all’Italia. «È una rivoluzione importante che mette in fuorigioco gli operatori disonesti che si muovono su scala mondiale – dichiara il presidente di Unaprol, David Granieri –. Trasparenza e tracciabilità sono fondamentali per garantire i produttori e i consumatori. Ora è il momento di andare oltre, di estendere norme e prescrizioni che salvaguardino la sicurezza, la qualità e l’immagine dell’olio d’oliva a livello europeo ed internazionale. Pensiamo in particolare all’obbligo del registro telematico, introdotto e perfezionato dall’Italia e ora adottato dalla Spagna: è assolutamente necessario che venga reso cogente quanto prima anche dalle norme europee e da quelle mondiali del Consiglio oleicolo internazionale (COI)».
Granieri: «Livelli di controllo e norme non siano difformi»
In un mercato globale non è tollerabile che esistano livelli di controllo difformi, che finiscono per penalizzare paradossalmente i Paesi più virtuosi, aggiunge Granieri. «Stesso approccio dovrebbe valere per le norme che riguardano più da vicino la percezione del consumatore, come l’obbligo del tappo antirabbocco o il divieto di ripasso, che tutelano e salvaguardano sia chi consuma, sia chi produce».