Anche questa annata ha mostrato anomalie meteorologiche riconducibili, in molte zone olivicole italiane, a già visti fenomeni di tropicalizzazione e al verificarsi di eventi climatici estremi che hanno influenzato fortemente le diverse fase fenologiche. Contrariamente allo scorso anno, quando già nel mese di maggio si registravano temperature massime record, la stagione estiva ha faticato a partire, con un maggio, un po’ ovunque, caratterizzato da temperature fresche e, soprattutto, precipitazioni diffuse con una conseguente elevata umidità. Per questo, la buona mignolatura e le fioriture, che al sud erano state abbondanti, con cui partiva la stagione produttiva, sono state poi ridimensionate da una allegagione deludente.
Mentre le temperature fredde possono provocare eccessivi fenomeni di colatura fiorale, la pioggia influisce direttamente inibendo il polline e riducendo l’impollinazione anemofila. L’umidità elevata del polline, ne diminuisce la volatilità, risultando quindi in una ridotta fecondazione. Queste condizioni climatiche, verificatesi tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate, sono state poi ottimali per lo sviluppo e le infezioni fungine a carico delle chiome.
Le piogge primaverili e del mese di giugno, hanno però anche colmato, almeno in parte, il deficit idrico che ancora molte aree olivicole si trascinavano dalla scorsa estate e questo apporto è stato determinante per ripristinare un livello sufficiente dei bacini idrici per affrontare il caldo torrido di luglio. La buona crescita vegetativa in questo periodo è diventata però penalizzante per gli olivi durante l’estate e l’inizio autunno a causa della siccità e delle alte temperature.
Andiamo a vedere il dettaglio di cosa è successo durante l’estate in alcune aree olivicole di particolare importanza per la produzione italiana.
Puglia, estate torrida e autunno caldo
Pressoché in tutti gli areali pugliesi, una straordinaria fioritura nel mese di maggio aveva innalzato le aspettative di un’annata di carica eccezionale. La pioggia e le basse temperature del mese di giugno hanno invece prodotto una ridotta allegagione, di fatto impedendo il consolidarsi del carico fruttifero sperato. Nella zona di Andria (BA) (grafico 1), si osserva che la temperatura media, nei primi venti giorni è rimasta di poco superiore ai 20 °C mentre si sono verificate precipitazioni, anche abbondanti, nella seconda decade del mese. Questo andamento ha caratterizzato, seppur con intensità variabili, tutta la Puglia.
L’ultima settimana di giugno è stata invece segnata da un netto aumento delle temperature, con una massima registrata, per il periodo, sopra i 38 °C. La temperatura media si è attestata intorno a 25 °C fino a metà luglio. L’ondata di caldo ha visto le temperature innalzarsi nella terza e quarta settimana di luglio, con un picco di temperatura media superiore a 30 °C, e temperature massime settimanali anche superiori a 40 °C.
Il periodo è coinciso con la fase di rapido accrescimento delle olive. Nel mese di agosto le temperature si sono mantenute elevate, ma un lieve calo, con una temperatura massima scesa sotto i 35 °C, e la temperatura media settimanale scesa sotto i 25 °C, si è visto nella seconda decade del mese.
Dalla fine di agosto fino a metà ottobre, la riduzione delle temperature è stata molto meno accentuata rispetto alle attese di un normale avvicendarsi stagionale, tanto che durante il mese di ottobre si sono registrate ancora temperature massime intorno a 30 °C e medie di circa 20 °C. Un clima caldo decisamente anomalo, che ha accelerato la maturazione delle olive ma ha anche favorito la ripresa dell’attività della mosca olearia.
Da segnalare anche le grandinate che hanno colpito zone specifiche della Puglia; alla fine di agosto, concentrata nel Salento, con danni osservati soprattutto sui giovani oliveti reimpiantati e sulle prime produzioni; il 23 settembre una grandinata si è abbattuta su aree olivicole del nord barese e del foggiano provocando perdite in molti settori agricoli, e sull’olivo cascola e danni ai frutti in maturazione.
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Estate prolungata anche in Calabria
Anche per la Calabria, le cui produzioni stimate segnano comunque un segno positivo rispetto allo scorso anno, si sono manifestati gli effetti di una stagione anomala. Guardando i dati climatici relativi alla piana di Gioia Tauro (grafico 1), anche in questo caso le temperature contenute, ma soprattutto le abbondanti precipitazioni all’inizio del mese di giugno sono andate a impattare negativamente sulle fasi di fioritura ed allegagione delle cultivar più diffuse, Ottobratica e Sinopolese.
Dall’ultima decade di giugno è cominciato il periodo più caldo, proseguito fino al picco osservato nella seconda metà di luglio, con una massima settimanale di poco inferiore a 40 °C, registrata nella terza settimana del mese. Le temperature sono calate e rimaste sostanzialmente stabili per tutto il mese di agosto (massime comprese tra 30 e 35 °C, temperature medie di poco superiori a 25). Con l’eccezione della prima settimana di ottobre, in cui si è registrata una perturbazione che ha abbassato temporaneamente le temperature e portato abbondanti precipitazioni, come in tutto il sud Italia, la temperatura e l’umidità atmosferica di settembre e ottobre (e fino all’inizio di novembre) sono rimaste superiori alle medie del periodo. Un andamento climatico anomalo che ha provocato un aggravamento degli attacchi parassitari, in primis della mosca, mettendo a rischio la qualità delle produzioni.
Maturazione anticipata in Toscana
Le aree olivicole interne della Toscana sono state caratterizzate da una primavera sostanzialmente in linea con le medie storiche per le temperature, ma anche in questo caso con abbondanti precipitazioni tardive per il periodo primaverile-inizio estate. L’ondata di caldo di luglio (v. dati relativi a Greve in Chianti, grafico 1) ha fatto registrare massime superiori ai 35 °C e temperature minime poco inferiori a 20 °C, sintomo di una scarsa escursione termica tra giorno e notte. Le temperature elevate hanno in parte contenuto le prime ovideposizioni della mosca, con l’eccezione del periodo iniziale di agosto, dove l’abbassamento termico e le precipitazioni hanno ripristinato le condizioni favorevoli allo sviluppo del dittero.
Le temperature si sono riportate su valori anche superiori alle medie alla fine di agosto; il mese di settembre è stato, in tutta la Toscana, molto caldo, anche se non torrido, e privo di precipitazioni esponendo gli alberi in asciutto a notevoli stress idrici e termici e ad una accelerazione della maturazione dei frutti. La raccolta è iniziata presto, già alla fine di settembre sulla costa, per preservare la qualità del prodotto, considerati i rischi di un rapido insorgere di sovra-maturazione e prevenire i danni quantitativi e qualitativi causati dalla mosca olearia. La produzione regionale si è concentrata nelle province di Livorno e di Grosseto, mentre è stata scarsa in altre province. Fino a metà ottobre le olive si presentavano piccole e con scarsa umidità della polpa ma con discrete rese in olio considerata l’epoca precoce di raccolta, poi dalla metà di ottobre abbondanti precipitazioni hanno determinato un certo recupero nella dimensione dei frutti ma anche elevate percentuali di cascola. Le province interne della regione sono state quelle più colpite da una riduzione di produzione a partire dalla fase di fioritura che ha determinato cali produttivi del 40-50%. Adesso che le olive sono ancora in raccolta le condizioni climatiche con temporali e venti forti stanno ulteriormente causando problemi per la caduta delle olive.
Centro Italia
Restando nel Centro Italia, anche l’Umbria è stata colpita da una scarsa allegagione causata dalle piogge tardive di giugno, e in generale dagli sbalzi termici e dall’elevata umidità che, soprattutto nelle aree olivicole di pianura, hanno condizionato la produzione di olive e lo stato fitosanitario delle piante, e stimolato la consistenza delle popolazioni di mosca delle olive, che già alla fine di agosto erano sopra il livello di guardia. In generale, la produzione regionale è stata bassa.
La situazione produttiva del centro Italia si presenta molto variegata e generalmente compromessa. Spostandosi dalla costa verso l’interno si registra un calo costante della produzione tranne alcune eccezioni dovute alla combinazione di condizioni particolari come esposizione, altitudine, cure colturali, varietà e disponibilità idrica.
Considerazioni sulla qualità
Al momento in cui si scrive si è ancora in fase di raccolta per cui le valutazioni qualitative sono da intendersi del tutto parziali. Gli oli ottenuti da raccolte precoci, cioè fino all’incirca alla metà di ottobre, si presentavano ricchi di biofenoli, e quindi con spiccate note di amaro e piccante, ma non particolarmente vivaci sensorialmente, con prevalenza di note del fruttato maturo su quelle del fruttato erbaceo. Le alte temperature registrate in tutta la seconda parte dello sviluppo del frutto fino alla maturazione, e la rapida maturazione delle olive possono spiegare la non particolare complessità delle note sensoriali. Viste le alte temperature che si sono protratte fino alla fine di ottobre, più di sempre, è consigliato di portare le olive al frantoio nell’arco della giornata di raccolta per evitare l’insorgenza di fenomeni fermentativi che possano compromettere le qualità organolettiche del prodotto. Per una valutazione definitiva bisognerà ovviamente aspettare il termine delle operazioni di raccolta.
L’articolo è pubblicato su Olivo e Olio n. 6/2023
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