Negli Stati Uniti, nel primo quadrimestre del 2019, le esportazioni di olio d’oliva made in Italy sono calate del 2% in volume e del 10,6% in valore (rispetto al primo quadrimestre del 2018). È quanto emerge dai dati del U.S. Department of Commerce Bureau of Census, forniti dall’Agenzia Ice. Il 2018 si era già chiuso con una significativa diminuzione delle esportazioni (-6,3%) in un Paese che consuma annualmente circa 320mila tonnellate di olio d’oliva (secondo importatore al mondo alle spalle dell’Italia) a fronte di una produzione di sole 10mila tonnellate, anche se in costante crescita, soprattutto in California. L’olio d’oliva è il secondo prodotto agroalimentare più venduto negli Usa, alle spalle del vino e davanti alla pasta.
«I nuovi dazi minacciati da Trump nei confronti dell’Ue rappresenterebbero un duro colpo per il settore olivicolo e spianerebbero ulteriormente la strada al diffondersi dell’italian sounding e ai Paesi che esportano prodotti meno controllati e di qualità inferiore - spiega David Granieri, presidente Unaprol, Consorzio olivicolo italiano – L’effetto Trump mette a rischio un mercato fondamentale che rappresenta il 30% dell’export dell’olio italiano, sia in volume sia in valore, nonostante il recente sorpasso della Spagna che nei primi 4 mesi del 2019 ha fatto registrare un aumento delle esportazioni negli Usa del 49,2%, a dimostrazione che gli investimenti governativi danno risultati concreti. È assolutamente auspicabile che si raggiunga un accordo con gli Stati Uniti al fine di evitare pesanti penalizzazioni per il made in Italy».