Stimolati dagli articoli pubblicati nel 2018 dalla rivista “Olivo e olio”, il Consorzio Tutela e Valorizzazione Oliva Ascolana del Piceno Dop ed il Comune di Ascoli Piceno hanno organizzato un convegno per richiamare l’attenzione sulle potenzialità - ancora inespresse - del settore delle olive da mensa italiane, con particolare riferimento alle Dop, che in Italia sono solo quattro: la Nocellara del Belice, La Bella della Daunia, l’Ascolana del Piceno e l’Oliva di Gaeta. Il convegno si è tenuto nel centro storico di Ascoli Piceno, presso la struttura della Fondazione Carisap denominata “Bottega del Terzo Settore”, ed è stata l’occasione, grazie all’intervento di numerosi esperti del settore, per fare il punto sull’attuale posizionamento delle produzioni italiane di olive da mensa sui mercati e sulle prospettive di sviluppo del segmento.
Per illustrare i dati ufficiali della produzione e dell’importazione è intervenuto Mario Schiano, analista di Ismea: «I dati delle olive da mensa Dop possono soltanto migliorare, vista l’esiguità delle cifre: 1 milione di kg di prodotto certificato Dop per un fatturato al consumo stimato in 3 milioni di €. Il dato mondiale è di 1 milione di tonnellate di olive per un fatturato di 1,7 miliardi di €. L’Italia è importatore di olive, il quarto importatore mondiale dopo USA, Francia e Germania. Si badi che l’Italia importa in prevalenza un prodotto semi-lavorato ed i fornitori principali sono Spagna e Grecia; a sua volta l’Italia esporta principalmente negli Usa. Le esportazioni danno segnali di crescita: dal 2001 al 2018 il fatturato dell’export è passato da 6 milioni di € a 18 milioni di €; ma, con la specificità che il prodotto esportato, in buona parte, non è italiano».
In questo contesto le Dop delle olive da mensa rivendicano invece la loro specificità e certificazione di origine; proprio in merito al tema delle certificazioni e dei controlli contro le contraffazioni è intervenuto il dott. Antonio Iaderosa dell’ Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF), il quale ha illustrato l’attività dell’Ispettorato nella tutela dei prodotti di qualità, rimarcando il valore di patrimonio culturale dei prodotti ad indicazione geografica protetta, ribadito anche nella Carta di Milano sottoscritta all’Expo 2015. Iaderosa ha sottolineato l’avanguardia a livello europeo del sistema italiano dei controlli e l’impegno dell’Ispettorato sulla tutela delle produzioni Dop e Igp, portato avanti ad esempio attraverso gli accordi con i Consorzi di Tutela per lo svolgimento dei controlli, e recentemente con l’avvio della collaborazione con Alibaba, primo venditore online al mondo di prodotti alimentari, per oscurare le proposte di vendita che violano la proprietà intellettuale di Dop e Igp, riscuotendo buoni risultati.
Ripartire dalla base produttiva
È partito dai dati economici e di mercato l’intervento al convegno di Riccardo Gucci, professore di Coltivazioni Arboree presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa e Presidente dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio. «Dalla constatazione che la produzione delle olive da mensa italiane Dop è insufficiente a sostenere la domanda di mercato - e lo stesso dicasi per quelle non protette da tale denominazione – emerge però che le olive da mensa spuntano dei buoni prezzi. Ci sono i margini per remunerare tutti gli attori della filiera produttiva ed in particolare i soggetti più deboli che sono sempre gli olivicoltori».
Si può tracciare, dunque, uno scenario stimolante per il settore. «Senza aspirare a dannosi e irrealistici modelli di ruralizzazione spinta - non consoni ad un paese avanzato - si deve invece rilanciare la base produttiva per le olive da mensa ed espandere il mercato, compreso quello delle olive Ascolana del Piceno, il cui futuro non va visto in concorrenza con altre Dop per le olive da mensa, bensì in sinergia con esse. Ci sono ampi spazi di mercato sia in Italia che all’estero: solo lavorando per mantenere l’eccellenza otterremo profitti solidi e diffusi, di lungo periodo, avulsi dalle furbizie di chi massimizza profitti con i nomi italiani, ma senza remunerare gli olivicoltori».
A conclusione del suo intervento, Gucci ha richiamato all’importanza della formazione e della professionalizzazione auspicando che l’olivicoltore divenga un tecnico altamente specializzato che aggiorni le sue competenze da “frutticoltore”, e ha ricordato il ruolo dell’Accademia dell’Olivo e dell’Olio in merito a questi obiettivi. «L’Accademia è un’istituzione unica che non trova riscontro in altri paesi e ha per obiettivo principale quello della divulgazione tecnica e scientifica al servizio della filiera. Svolge questo ruolo in maniera neutrale, con l’unico fine dello sviluppo del settore. Rappresenta perciò un ambito unico ove tutti gli attori della filiera possono confrontarsi e ricevere ascolto oltre che apprendere».
Ascolana tenera, la storia della varietà
Durante il convegno, Leonardo Seghetti, membro dell’Accademia dell’Olivo e dell’Olio e docente di chimica degli alimenti all’Istituto Agrario “Celso Ulpiani” di Ascoli, ha tracciato la storia della cultivar Ascolana tenera, ricordando con passione un convegno internazionale svoltosi 30 anni fa ad Ascoli Piceno sul settore delle olive da mensa.
«Le olive Ascolane hanno rappresentato e consolidato nel tempo la loro fama per la qualità, la peculiarità e prelibatezza delle produzioni, come testimoniano le numerose ed autorevoli dizioni, fin dai tempi dell’antica Roma. I classici latini la denominarono Picena e successivamente prese il nome di Ascolana tenera; Plinio la considerava tra le migliori olive di allora ed usate come antipasto (gustatio) come testimonia il famoso banchetto di Trimalcione. Addirittura lo stesso Plinio le consigliava come ottimo rimedio contro la renella e la carie dentaria. I primi a fornire suggerimenti per la preparazione e concia sono stati Palladio, Catone e Marco Varrone, mentre Columella nel trattato di agricoltura la cita tra le diverse varietà di olive da tavola. Anche Marziale aveva un debole per le olive Picene, le consumava sia come aperitivo che a fine pasto; inoltre descrive i recipienti usati per raccogliere, conservare e trasportare le olive “colymbades”(galleggianti in acqua). Recenti acquisizioni storiche ci testimoniano che Cleopatra nel periodo della permanenza a Roma gustò le olive ascolane esclamando: “felice è il Piceno ad avere tale tesoro per il palato».
La voce dei Consorzi
Durante il convegno non è mancato il confronto, moderato da Armando Falcioni, Direttore del Consorzio dei Vini Piceni, tra le esperienze di coloro impegnati in prima linea sulla valorizzazione delle olive da mensa Dop.
Maurizio Simeone, Presidente del Consorzio dell’Oliva di Gaeta Dop ha illustrato il lavoro compiuto dal Consorzio per la valorizzazione della cultivar Itrana. «L’attuale Consorzio ha condotto una battaglia durata venti anni per ottenere il riconoscimento Dop, impedendo così che venisse concesso il marchio Igp a chi trasforma le olive fuori dai 44 Comuni dell’area del Disciplinare di produzione. La storia dell’oliva di Gaeta risale al ‘600 e sta ora evolvendo grazie a finanziamenti del Psr Lazio finalizzati all’innovazione per migliorare la fermentazione, all’aumento delle superfici olivetate e a progetti di filiera, con la consulenza dell’Università di Agraria di Portici. Il Consorzio sta anche lavorando per ottenere la differenziazione della Dop tra Gaeta bianca e Gaeta nera. Attualmente la produzione Dop è di circa 2 mila quintali e l’obiettivo è arrivare a 30/40 mila quintali annui. Ma nel mercato mondiale sono presenti olive vendute come olive di Gaeta, che tali non sono, in quantitativi stimati per 500 mila quintali. Dunque si dovrà implementare la tutela dalla contraffazione».
Per il Consorzio della Bella della Daunia ha partecipato Rita Serafini, che ha illustrato le peculiarità della produzione dauna. «La cultivar è denominata “Bella di Cerignola” è di grandi dimensioni e ha un elevato grado di conservabilità. L’areale del disciplinare è situato nella provincia di Foggia; attualmente si producono circa 5 mila quintali di prodotto Dop e il potenziale di produzione secondo il Consorzio è di 80 mila quintali».
Infine, per il Consorzio Tutela e Valorizzazione Oliva Ascolana del Piceno Dop il presidente Primo Valenti, ha esposto i risultati del “giovane” Consorzio. «È dimostrato - cifre alla mano - che sussiste redditività dopo il quarto anno per l’olivicoltore nell’impiantare l’Ascolana tenera, anche considerando la garanzia di trasformazione di tutto il prodotto tramite i deamarizzatori del Consorzio. Nell’anno 2018 la produzione è stata di 16 mila kg di olive in salamoia e di 10.600 kg di farcita. Dal 2016 la produzione è raddoppiata e continuerà a crescere: per farlo è, però, indispensabile riprendere gli oliveti abbandonati e creare nuove superfici olivetate».
Prezioso il sostegno delle politiche locali
A conclusione del Convegno hanno preso la parola gli esponenti politici ed istituzionali del territorio incluso nel disciplinare dell’Oliva Ascolana del Piceno. Marco Fioravanti, Sindaco di Ascoli Piceno, e Monica Acciarri, Assessore comunale al Turismo e Agricoltura, hanno parlato di una nuova pagina positiva e costruttiva nella storia delle relazioni tra Abruzzo e Marche, anche per la sottoscrizione di un protocollo d’intesa sulla valorizzazione della coltivazione dell’oliva da mensa che impegna i Sindaci dei Comuni ricompresi nell’areale Dop. Luigi Contisciani, Presidente del Bacino Imbrifero Montano (Bim) del Tronto ha espresso una concreta e decisa adesione al progetto di reimpianto di oliva Ascolana tenera, sollecitando l’avvio di un progetto di vivaismo olivicolo, e ricordando – a conferma della serietà dell’impegno - che negli ultimi anni Bim-Tronto ha dato rilevante contributo per il rilancio dell’Anice di Castignano e della Mela Rosa dei Sibillini, ottenendo buoni risultati.
Fabio Urbinati, Consigliere della Regione Marche, Emanuele Imprudente, Assessore all’Agricoltura e Vice Presidente della Regione Abruzzo, Diego Di Bonaventura, Presidente della Provincia di Teramo e l’on. Giorgia Latini hanno confermato la sintonia con il Comune di Ascoli nel rilancio dei territori con l’integrazione tra agricoltura e turismo.
L’on. Lorenzo Viviani della Commissione Agricoltura ha ammesso che al di là di schieramenti politici, nella Commissione Agricoltura si trova spesso la quadra in favore dei produttori di qualità e si superano le divisioni.
Ha concluso gli interventi Paolo Marchi del web magazine “Identità Golose” che ha espresso un accorato appello alla strenua tutela del prodotto “Oliva ascolana del Piceno Dop” anche con metodi innovativi.
Leggi l’articolo su Olivo e Olio n. 5/2019
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