Nell’annata olivicolo-olearia 2020-2021 in Italia è crollata la produzione di olio extravergine di oliva (-36%).
La causa va addebitata sia all’annata generalmente di scarica nelle zone più vocate, sia del netto calo registrato in Puglia (-51%) per la gelata del 2018 e per i gravi danni causati dal batterio Xylella all’olivicoltura salentina. Ma, a parziale risarcimento di un calo produttivo davvero notevole, la qualità del prodotto ottenuto risulta eccellente.
Lo rende noto una esclusiva indagine condotta dagli osservatori di mercato di Cia-Agricoltori Italiani, Italia Olivicola e Aifo-Associazione italiana frantoiani oleari, dalla quale emerge una Italia olivicola divisa in due: al Sud la produzione è in forte calo, invece nel Centro-Nord si assiste a un netto aumento della produzione rispetto all’annata 2019-2020.
In Italia -36%, in Puglia -51%
«La campagna di raccolta che sta iniziando – rileva il presidente di Cia-Agricoltori Italiani,
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Dino Scanavino – segnerà un netto -36%, con una previsione di poco più di 235.000 tonnellate di olio extravergine d’oliva prodotte a fronte delle oltre 366.000 tonnellate della scorsa stagione».
A trascinare al ribasso le stime saranno, appunto, le regioni del Sud, da cui dipende gran parte della produzione italiana. È evidente il calo della Puglia (-51%), che risente in maniera pesante della ciclicità del raccolto, con l’attuale stagione di scarica, ma anche della gelata che due anni fa azzerò la raccolta nelle province di Bari, Bat e Foggia destabilizzando le piante di olivo per gli anni futuri.
«La Puglia risente – continua Scanavino - anche del crollo produttivo del Salento, flagellato dalla Xylella, dove si stimano 2.000 tonnellate di olio extravergine di oliva e un calo del 51% rispetto allo scorso anno. Tuttavia la Puglia, nonostante quest’annata difficile, resta il polmone olivicolo nazionale con 101.000 tonnellate di prodotto stimate, pari al 44% della produzione italiana complessiva».
Prima la Puglia, poi la Sicilia, che supera la Calabria
Dopo la Puglia, la seconda regione più produttiva diventa la Sicilia (-17% rispetto allo scorso anno) che scalza la Calabria (-45%) grazie anche alle temperature favorevoli che hanno contrassegnato l’annata. Cali produttivi registrano anche altre importanti regioni olivicole, come Campania (-12%), Basilicata (-20%), Molise (-20%), Sardegna (-26%) e Abruzzo (-33%).
Crescita produttiva nelle regioni centrali e settentrionali
Gli esiti produttivi sono invece completamente opposti nelle regioni centrali e settentrionali,
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evidenzia il presidente di Italia Olivicola Fabrizio Pini, «grazie al clima favorevole durante il periodo della fioritura e agli attacchi contenuti della mosca delle olive».
«La produzione è sostanzialmente stabile nel Lazio (+6%), mentre segna ottimi rialzi in Toscana (+24%), Umbria (+40%), Marche (+48%) ed Emilia-Romagna (+52%)».
«La Lombardia segna il maggiore incremento produttivo (+1.727%), nonostante le quantità siano sempre molto inferiori a quelle delle regioni a maggior vocazione olivicola, perché passa da 123 tonnellate di olio extravergine d’oliva prodotte nella scorsa annata alle 2.248 tonnellate stimate per quella presente. Grande è anche la crescita per Liguria (+145%), Trentino-Alto Adige (+265%), Friuli Venezia Giulia (+770%) e Veneto (+995%)».
Meno olio evo, maggiore impegno per premiare chi produce qualità
«L’attuale annata olivicola presenta due facce diverse, il calo nelle regioni meridionali che producono la stragrande maggioranza dell’olio d’oliva italiano e la ripresa delle regioni centrali e settentrionali che hanno beneficiato di un clima più clemente – dichiara Scanavino –. Adesso bisogna premiare la filiera agricola che si impegna nella produzione di un olio extravergine di oliva di qualità, garantendo prezzi più equi, adeguati e remunerativi».
«La quantità quest’anno non sarà elevata, ma conserveremo inalterata la qualità eccellente del nostro prodotto – afferma Pini –. Quest’annata dimostra, una volta di più, come non sia più rimandabile un Piano olivicolo nazionale che consenta di impiantare nuovi oliveti e recuperare quelli abbandonati. Occorre inoltre un lavoro istituzionale condiviso per cercare di garantire, su tutto il territorio nazionale, il giusto valore al lavoro dei nostri agricoltori».
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«La qualità del nostro olio sarà eccellente, ma dovremo mantenere alta l’attenzione sugli attacchi della mosca delle olive con controlli capillari sui territori – osserva il presidente di Aifo, Piero Gonnelli –. Siamo ancora lontanissimi dal soddisfare completamente il fabbisogno dei consumatori italiani e dovremo lavorare su questo nei prossimi mesi in sinergia con tutti i protagonisti della filiera».