Fornire supporto all’operatore olivicolo per aumentare le sue capacità produttive, riducendo la fatica fisica e le sollecitazioni meccaniche potenzialmente stressanti il sistema muscolo-scheletrico.
È questo l’obiettivo del progetto di cooperazione “Lo Sviluppo degli Esoscheletri passivi nello svolgimento delle principali operazioni colturali dell’Olivicoltura Ligure” (SEOL), che ha come capofila il Centro istruzione professionale e assistenza tecnica (Cipat) della Confederazione italiana agricoltori di Imperia e come partner l’Università di Genova, l’Azienda agricola Valle Ostilia di San Bartolomeo al Mare e la Cooperativa Olivicoltori Sestresi scarl.
Il progetto verrà realizzato nei prossimi due anni nell’ambito della misura M16.02 del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Liguria (“Supporto per progetti pilota e per lo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie”).
Trasferire tecnologia esoscheletri passivi in olivicoltura
Il progetto si propone di trasferire la tecnologia esoscheletrica dalle applicazioni industriali al settore agricolo, svolgendo un approfondito studio del settore di contesto e con una riprogettazione appropriata per le specifiche dell’uso agricolo e i corrispondenti adattamenti.
Come è noto, l’esoscheletro è un apparecchio cibernetico esterno in grado di potenziare le capacità fisiche (forza, agilità, velocità, potenza, ecc.) dell’utilizzatore che ne viene rivestito e che costituisce una sorta di “muscolatura artificiale”.
Nello specifico il progetto è basato sull’idea di studiare le attuali tecnologie esoscheletriche passive nell’ottica di realizzare un prototipo specifico sulle necessità degli operatori olivicoli partendo dal supporto alle attività di abbacchiatura, che presentano elevati regimi di affaticamento muscolo-scheletrico dovuto alle posture necessarie allo svolgimento del lavoro.
Traslare ricerca industriale alle aziende olivicole liguri
«Vogliamo arrivare – ha informato Stefano Roggerone, olivicoltore e presidente della CIA (Confederazione italiana di Agricoltori) di Imperia – alla realizzazione di azioni di sviluppo pre-competitivo, per verificare la traslabilità dei risultati della ricerca industriale in tema di esoscheletri passivi in nuovi prodotti e processi adattati alle esigenze delle aziende olivicole liguri.
E lo vogliamo fare insieme con partner molto qualificati, cioè il Dipartimento di ingegneria meccanica, energetica, gestionale e dei trasporti (Dime) della Scuola Politecnica dell’Università di Genova e il Dipartimento di neuroscienze, riabilitazione, oftalmologia, genetica e scienze materno-infantili (Dinogmi) dell’Università di Genova.
Inoltre abbiamo coinvolto attori esterni tra cui il Centro Ricerche Fiat, che collaborerà in tutte le attività pre-progettuali e progettuali. Il nostro fine è ottimizzare le gestualità di lavoro, riducendo il loro impatto sul sistema muscolo-scheletrico e i conseguenti effetti negativi prodotti sulla salute degli operatori. Tali innovazioni non sono ancora state contestualizzate nelle realtà produttive liguri».
In olivicoltura operazioni faticose e usuranti
Nell’olivicoltura in particolare, ha aggiunto Roggerone, vengono svolte operazioni particolarmente faticose e usuranti quali raccolta, potatura, concimazione, elevazione e trasporto delle cassette.
Inoltre, in particolare nelle operazioni di potatura e raccolta delle olive, le gestualità lavorative vengono svolte in posizioni posturali generali e in condizioni di contesto svantaggiose, obbligate dalle condizioni del terreno con sollecitazioni ripetute ed eccessive che sovraccaricano le strutture muscolo-scheletriche e articolari.
«Il potenziamento del lavoro manuale tramite l’implementazione di strumenti esoscheletrici porterebbe benefici concreti nella esecuzione di alcune operazioni (tempi di raccolta, potatura) tramite la riduzione dell’impegno fisico e della stanchezza.
Quest’ultima, insieme alla diminuzione della produttività individuale, determina una diminuzione dell’attenzione con conseguente aumento drammatico del rischio di incidenti traumatici acuti sul lavoro che spesso esitano in condizioni di gravi disabilità permanenti (paraplegie, tetraplegie).
Inoltre una corretta distribuzione dei carichi di lavoro articolare e muscolare potrebbe ridurre significativamente l’insorgenza di patologie causate da sollecitazioni microtraumatiche ripetute a carico della colonna vertebrale e degli arti superiori, che sono un problema diffusissimo nel settore agricolo e forestale».