«Come associazione nazionale Frantoiani italiani olio di qualità (Fioq) esprimiamo l’insoddisfazione dei soci e degli operatori della filiera olivicolo-olearia perché cambiano i governi, ma si continua ad avere un atteggiamento di superficialità nei confronti delle istanze dei frantoiani. Critichiamo sia la metodologia per la quantificazione dei ristori, sia la procedura non corretta per strumenti comunque interessanti per il comparto, come i bandi per la fornitura di derrate alimentari destinate agli indigenti».
Così Riccardo Guglielmi, presidente della Fioq nonché coordinatore nazionale del Dipartimento Frantoiani d’Italia di Agrocepi-Federazione italiana agroalimentare, interviene sulle misure del Governo Draghi a sostegno delle imprese di trasformazione della filiera olivicola.
Fioq: effetti della pandemia visibili solo a fine campagna
«Sicuramente la logica di dare ristoro ai frantoiani è corretta, ma i meccanismi per la quantificazione del sostegno per il nostro comparto sono sbagliati perché gli effetti devastanti di questa pandemia per noi saranno tangibili ed evidenti solo a fine campagna olivicola, ovvero verso settembre-ottobre 2021.
Questo perché la commercializzazione del prodotto si realizza nei 12 mesi successi alla raccolta. Quindi basarsi sul calo di fatturato nel corso dell’anno solare è sbagliato e rischia di danneggiare e penalizzare migliaia di imprese frantoiane».
Guglielmi su procedura appalto per fornitura a indigenti
Guglielmi interviene anche in merito alla procedura per l’appalto indetto da Agea per la fornitura di olio extravergine di oliva 100% italiano destinato agli indigenti con il Decreto Interministeriale 6 ottobre 2020. La fornitura in oggetto prevede un quantitativo minimo di 2.001.668,001 litri di olio extravergine di oliva (100% da olive italiane) in confezioni da 1 litro, il cui corrispettivo è rappresentato da € 11.009.174,00 (oltre Iva e i rimborsi forfettari), assegnato dal sopra citato decreto. Il criterio di aggiudicazione è secondo l’offerta economicamente più vantaggiosa, con ribassi sul prezzo massimo del prodotto quotato a 5,50 €/litro.
Richieste al ministro Bellanova ascoltate solo in parte
«In diverse occasioni avevamo chiesto all’allora ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, di cambiare le procedure. Siamo stati ascoltati sulla necessità di fare un appalto di gara soltanto di olio extravergine di oliva 100% italiano, ma non siamo stati ascoltati sulla giusta quotazione da porre come massimale di gara sul quale operare il ribasso.
Porre come base d’asta al ribasso una quotazione di 5,50 € al litro significa avvantaggiare coloro i quali hanno stock importanti invenduti di olio dell’annata 2019-2020 e non del 2020-2021».
Così conclude Guglielmi: «Ci chiediamo se sia meglio, a questo punto, rinunciare sia ai ristori sia alle aste al ribasso perché entrambi gli strumenti, benché animati da una ratio positiva, potrebbero innescare dinamiche perverse portando a un deprezzamento del vero olio extravergine di oliva 100% Made in Italy che in annata di scarica ha un costo di produzione alto e che spesso rimane invenduto nei silos dei frantoiani.
La chiave di volta del rilancio del settore sta nei contratti di filiera seri, così come è successo in Spagna con accordi tra il mondo della produzione e quello della grande distribuzione. Il nostro messaggio è semplice: per tutelare il Made in Italy mai più prezzi al ribasso che arricchiscono solo furbi e speculatori».