Impiantare un nuovo oliveto comporta un notevole investimento e una serie di scelte tecniche rilevanti. Il vivaismo olivicolo italiano offre agli olivicoltori una vasta gamma di scelta di piante sia in termini varietali che di età. Eppure, molto spesso non si pone abbastanza attenzione alla qualità del materiale di propagazione o, meglio, una volta realizzato il nuovo impianto, possono subentrare problemi di scarso attecchimento, lenta crescita o di natura fito-sanitaria. Il prezzo di acquisto delle piante, seppure importante, non può essere l’unico fattore su cui basarsi.
In questo articolo cerchiamo di chiarire quali sono i criteri per operare bene nella scelta del materiale vivaistico (innesto o talea) da mettere a dimora in modo da evitare errori grossolani e conseguenti costi aggiuntivi per il nuovo oliveto.
Età e dimensioni della pianta
I vivaisti distinguono le piante pronte per la vendita in base all’età o alla circonferenza del fusto misurata a 5 cm. dal colletto. Le piante commerciabili di solito hanno una età compresa tra un anno e 10 anni e oggi sono tutte allevate in vaso. A parte i casi di piante pluriennali (4 anni o più) destinati, salvo casi eccezionali, a giardini o piantumazioni con fini soprattutto ornamentali, ai fini di oliveti produttivi la scelta di solito è tra piante di un anno oppure di due-tre anni (foto 1). Il motivo per cui raramente si realizzano oliveti con piante da 4 anni in su, è semplicemente che le piante sono onerose sia all’acquisto sia nella movimentazione. Infatti, piante di quella età sono:
- adulte per cui hanno subìto diversi trapianti in vivaio e molte cure; pertanto, hanno un prezzo molto alto;
- di grandi dimensioni e pesanti, che richiedono cura nell’essere maneggiate (spostate e caricate/scaricate) quindi il trasporto diventa un costo non indifferente da sostenere per l’olivicoltore;
- infine, la loro messa a dimora richiede tempo e a volte l’ausilio di macchine agricole, incidendo anche questo sui costi di impianto. D’altro canto, però, sono piante che entrano subito in produzione e, una volta piantate, non necessitano di cure particolari. (…)
Con la nascita dei moderni impianti olivicoli a parete, dove il sesto di impianto si riduce fino ad avere 1667 piante ad ettaro, i vivai hanno iniziato a vendere piante molto più piccole, di solito di un anno di età, allevate in vaso, con un’altezza commerciale a partire da 30 cm. che, nel caso di piante di talea, è misurata dalla base del fusto, mentre nel caso di piante di innesto viene misurata a partire dal punto di innesto.(…)
Innesto o talea?
I metodi di propagazione più diffusi nel vivaismo olivicolo sono la talea e l’innesto a penna, detto anche “innesto alla pesciatina” (…).
L’apparato radicale
La differenza sostanziale tra piante di innesto e piante di talea consiste nell’apparato radicale, in quanto nella talea è molto più piccolo e superficiale rispetto all’innesto.
Questo perché le piante di innesto vengono innestate su un olivo selvatico nato da semenzale che ha 18 mesi di età al momento dell’innesto, con radici fittonanti da cui partono le radici capillari assorbenti (foto 2), mentre le piante di talea hanno un apparato radicale fascicolato o aereo costituito da 4-5 radici. (…)
Con l’avvento del sistema di radicazione in “paper pot” o “jiffy” (foto in apertura), dove la talea viene fatta radicare all’interno di plateau contenenti torba, al momento dell’invasatura (…) le radici sono all’interno del jiffy; pertanto, non siamo più in grado di distinguere una talea con una radice da una talea con più radici.
Cosa comporta tutto ciò? Le piante di talea rischiano di avere un apparato radicale costituito da una sola radice che si è sviluppata e ha spiralato all’interno del piccolo contenitore; quindi, all’apparenza vediamo un apparato radicale forte e compatto, ma nella realtà non è così. (…)
Con le piante di innesto tutto ciò non sarebbe successo, perché le piante innestate hanno un apparato radicale forte e ancorante al terreno dovuto alle radici fittonanti.
Irrigazione
Altra grande differenza tra piante di innesto e piante di talea consiste nella quantità di acqua di cui necessitano, in quanto le piante di innesto sono più resistenti allo stress idrico, perché l’apparato radicale esplora il terreno sottostante, andando a cercare l’acqua, mentre le piante da talea riescono a intercettare acqua e nutrienti solo nei primi 40-50 cm di terreno, e quindi gli interventi idrici devono essere più frequenti.
Abbiamo notato che, dopo un lungo periodo di stress idrico, sia le piante di innesto che quelle di talea subiscono una disidratazione fogliare e, nel momento in cui viene ridata acqua meccanicamente dall’olivicoltore oppure naturalmente dalla pioggia, le piante con il portinnesto selvatico reagiscono meglio alla ripresa vegetativa, mentre quelle di talea rischiano di defogliarsi o, nel peggiore dei casi, di seccare.
Prima della messa a dimora delle piante diventa quindi fondamentale conoscere il terreno e la disponibilità di acqua: da qui la necessità di individuare varietà resistenti o comunque tolleranti alla siccità e, a nostro avviso, laddove non ci sia possibilità di irrigare in maniera costante, è sempre preferibile una pianta di innesto rispetto a una pianta di talea per i motivi che abbiamo sopra esposti.
Polloni
Entrambe (sia le piante da selvatico che da talea) producono polloni che devono essere tolti per poterle allevare su un unico asse, sia che si tratti di un impianto tradizionale che di un impianto intensivo o superintensivo e la rimozione di questi richiede lo stesso impiego di manodopera.
Il costo
Da un punto di vista economico, le piante di talea hanno un prezzo inferiore rispetto alle piante di innesto, perché il metodo di propagazione è molto veloce, non richiede personale particolarmente specializzato, occupano poco spazio e hanno un ciclo produttivo di circa 8-12 mesi al massimo (da quando viene messa la talea a radicare a quando la pianta è nel vasetto alta oltre 30 cm. pronta per la vendita).
Le piante di innesto, al contrario, hanno un ciclo produttivo molto più lungo, circa 2 anni e mezzo (considerato dal seme fino alla pianta commerciabile), richiedono personale altamente specializzato sia per quanto riguarda il trapianto dal semenzale al vasetto (o al pieno campo), sia soprattutto per quanto riguarda la tecnica di innesto.
Inoltre, occupano più spazio perché una pianta di innesto si sviluppa e cresce in un vaso di cm 10 x 10 x 17 (questa misura di vaso è necessaria perché il fittone radicale è molto lungo e ha bisogno di spazio e la pianta rimane nello stesso vaso due anni), mentre le talee normalmente sono invasate in vasetti di cm 7 x 7 x 8 (foto 6) o in vasetti di torba biodegradabili di misura pressoché analoga.
Per concludere, è bene sottolineare che, indipendentemente dall’età, dalle dimensioni o dal metodo di propagazione adoperato, ogni giovane olivo presenta caratteristiche positive e negative. È compito del vivaista, insieme a tecnici professionisti, consigliare l’olivicoltore per individuare quali piante siano migliori per l’ambiente, il terreno, il clima in cui andranno a costituire il nuovo impianto.
L’articolo completo è disponibile per i nostri abbonati su Olivo e Olio n. 1/2025
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