L’olivo è una coltura in grande espansione anche nelle aree settentrionali italiane, trovando spazio soprattutto nelle zone più miti e riparate dai rigori invernali: attorno ai laghi, in alcune plaghe collinari e in alcune sponde soleggiate delle valli. Storicamente nel Nord Italia la coltura dell’olivo ha alternato momenti di sviluppo a momenti di grande crisi determinati spesso dagli effetti del clima che periodicamente provocava la morte di un’altra percentuale di alberi per le forti gelate invernali.
Il panorama fitosanitario della coltura, negli ultimi anni, ha visto aumentare le segnalazioni di danni causati da fitofagi secondari come Dasineura oleae, un piccolo dittero cecidomide che produce galle sulle foglie giovani. In Italia questa cecidomia galligena è poco conosciuta ma, negli ultimi anni, la sua pericolosità sta aumentando soprattutto sulle piante giovani, le più esposte ai danni di questo insetto.
Anche se in Italia è poco conosciuto, Dasineura oleae è ampiamente diffuso e considerato un importante fitofago della coltura nell’area mediterranea orientale: in Siria, Libano, Palestina, Israele, Turchia e Giordania. In queste zone le galle arrivano ad interessare anche il 60% delle foglie della pianta e sovente causano danni di rilevanza economica se non si realizzano interventi di difesa.
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