Olivicoltura oltre il biologico

diversificazione colturale in oliveto
Integrazione della zootecnia in olivicoltura: i polli diserbano e concimano, riducendo costi ed impatto ambientale ed aumentando la produttività complessiva. Il pascolo, però, non riduce i costi per l’alimentazione del pollo, che non essendo un erbivoro abbisogna di mangime.
La diversificazione colturale e produttiva, e l’adozione di pratiche conservative ed agroecologiche per oltrepassare l’attuale approccio di sola sostituzione degli input

All’agricoltura moderna convenzionale, basata sulla specializzazione colturale e l’uso massiccio di input esterni, vengono oggi riconosciuti limiti di sostenibilità ambientale economica e sociale.

L’agricoltura contribuisce, per esempio, per circa un quarto alle emissioni antropiche, responsabili del cambiamento climatico. Altri problemi sono compattamento, erosione e perdita di fertilità del suolo, riduzione della capacità idrica del suolo, erosione genetica e perdita di biodiversità (spontanea e coltivata/allevata), inquinamento di aria, acqua e suolo.

La semplificazione colturale e dell’agrosistema nel suo complesso è spesso alla base di questi problemi: un sistema più complesso è più stabile e richiede meno input esterni per contenere parassiti e malattie. La separazione dell’allevamento dalle coltivazioni e la conseguente scomparsa della letamazione, accoppiata con l’aumento della frequenza e profondità delle lavorazioni e l’eliminazione degli alberi dai seminativi, per esempio, hanno ridotto notevolmente la sostanza organica del suolo, con le drammatiche conseguenze che questo comporta.

Produzione sostenibile, gli approcci possibili

Per contrastare questi problemi e migliorare la sostenibilità dell’agricoltura si possono percorrere diversi approcci.

Un primo e più semplice approccio è quello di aumentare l’efficienza di uso degli input esterni. Questo è il principio alla base dell’agricoltura di precisione: per esempio, una concimazione meglio formulata e meglio distribuita dove e quando serve alla coltura, consente di ottenere la stessa resa con meno concime, riducendo così l’impatto della concimazione stessa.

Un ulteriore approccio è quello di sostituire input considerati più nocivi, con alternative considerate più ecologiche: è il caso della sostituzione del concime minerale (o di un fitofarmaco) di sintesi con concimi (o fitofarmaci) naturali. In questo caso non è la riduzione dell’input, ma la sua sostituzione che porta a diminuire l’impatto ambientale o a migliorare la fertilità del suolo e dell’agrosistema in generale. Questo approccio è conosciuto come sostituzione degli input (input substitution).

Un approccio più ampio è il ridisegno dell’intero agrosistema, con ampiamento spaziale e temporale della sua diversità, quindi una diversificazione colturale. L’ampiamento deve essere non casuale, ma studiato (functional diversity o diversità funzionale), onde poterne sfruttare le interazioni positive e la complementarità nell’uso delle risorse tra le diverse specie. Questo consente di migliorare la produttività globale del sistema, se non della singola coltura, producendo più cose e diminuendo al contempo gli input esterni e quindi l’impatto: la cosiddetta intensificazione ecologica (ecological intensification). (…)

Diversificazione nell’oliveto, i vantaggi

La produttività di un agrosistema diversificato è superiore rispetto alla somma delle rispettive monocolture quando il sistema ottimizza l’uso delle risorse naturali, quali acqua, luce e nutrienti, e quando beneficia delle relazioni agroecologiche positive; quindi, quando si massimizza la complementarità e si riduce la competizione tra i componenti del sistema nell’uso di queste risorse. Per esempio, se l’albero usa riserve di acqua e nutrienti profonde nel suolo, quindi in assenza di competizione con la coltura erbacea consociata, che invece utilizza riserve più superficiali. Oppure quando l’animale pascola la vegetazione dell’inerbimento, eliminando la competizione di questa con l’albero e invece trasformandola in un concime, nonché un foraggio.

In aggiunta al possibile aumento di produzione complessiva, l’aumento della diversità (quindi anche del portafoglio dei prodotti aziendali) presenta occasioni di miglioramento della resilienza dell’azienda, migliorando la sicurezza alimentare. La variabilità climatica sta aumentando, così come la volatilità del mercato: affidare la redditività del sistema a una sola coltura diviene sempre più rischioso. In un sistema più complesso, più difficilmente si verificano condizioni avverse per tutte le componenti del sistema. (…)

Gli ovini “trinciano” e concimano, riducendo costi ed impatto ambientale in olivicoltura. Inoltre, essendo erbivori, a differenza dei polli, pascolando nell’oliveto ricavano abbondante foraggio, riducendo i costi di alimentazione.

Il pascolo nell’oliveto

In agricoltura biologica il benessere e la salute degli animali sono aspetti importanti. L’ombra degli alberi protegge gli animali al pascolo dall’eccessiva insolazione e temperatura, riducendone drammaticamente lo stress da caldo, ma anche da freddo, vento ed elementi atmosferici. Questo, oltre al benessere animale, migliora anche la produttività, essendo gli stress termici causa di gravi perdite economiche nel settore zootecnico, cosa che peggiorerà ulteriormente col riscaldamento climatico. Il pascolo sotto gli alberi migliora inoltre la qualità dei prodotti zootecnici. L’animale, dal canto suo, può apportare concimazione e diserbo in modo naturale nell’oliveto. Quindi, il pascolo nell’oliveto può consente di risparmiare nelle spese di gestione sia dell’oliveto che dell’allevamento e contemporaneamente di ridurre l’impatto ambientale di entrambi. (…)


Leggi l’articolo completo su Olivo e Olio n. 1 - gennaio 2023

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Olivicoltura oltre il biologico - Ultima modifica: 2023-01-16T16:54:58+01:00 da Barbara Gamberini

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