Multifunzionalità

olivicoltura multifunzionale
Riccardo Gucci

L’olivicoltura è per definizione multifunzionale. In altre parole la coltivazione dell’olivo non esaurisce il proprio ruolo con la mera produzione di frutti e di olio, ma esplica ruoli utili non solo per gli olivicoltori ed addetti ai lavori della filiera, ma per la intera collettività.

Non è difficile rendersene conto. Basti pensare alla funzione protettiva che le chiome degli alberi e le sistemazioni degli oliveti tradizionali svolgono nel contrastare l’erosione del suolo negli ambienti collinari o il bel paesaggio che gli oliveti disegnano in tutti gli areali italiani e mediterranei.

Gli oliveti sono particolarmente utili dal punto di vista ambientale soprattutto se gestiti con pratiche a basso impatto. In taluni casi il valore dei servizi ecosistemici può superare quello dei servizi produttivi o estetici. In collina l’erosione è forte e causa perdita di particelle di suolo e sostanza organica dallo strato superficiale, cioè quello più fertile, che nel lungo termine determina l’isterilimento dei suoli. La presenza dell’oliveto riduce l’azione battente della pioggia e la conseguente disgregazione della struttura nello strato superficiale del suolo. L’eventuale inerbimento della superficie migliora le proprietà fisiche del suolo, favorendo l’infiltrazione dell’acqua negli strati profondi. Inoltre, di solito gli oliveti marginali ospitano tanta biodiversità, e fungono da cuscinetto tra bosco e aree urbane.

Un ruolo importante è dato anche dal contributo che gli oliveti possono fornire ai fini del sequestro del carbonio e la mitigazione dell’effetto serra responsabile dei cambiamenti climatici. Anidride carbonica, metano, ossidi di azoto e altri gas fanno da schermo alla radiazione luminosa in uscita dall’atmosfera, che risulta arricchita nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso che portano ad un aumento della temperatura sulla superficie del pianeta. Recenti ricerche indicano che l’impronta carbonica (carbon footprint) di un litro di olio di oliva prodotto da oliveti condotti in regime biologico è pari a circa 1 kg CO2 equivalente sequestrata e che il bilancio netto del carbonio dell’oliveto, seppure con differenze a seconda della tipologia di impianto e le tecniche di gestione agronomica, è positivo, cioè assorbe anidride carbonica dall’atmosfera piuttosto che rilasciarla.

Uno degli esempi più nitidi e rilevanti di multifunzionalità e valorizzazione di un paesaggio olivicolo è rappresentato dal territorio da Assisi a Spoleto, a cui Alfei e Pannelli dedicano l’articolo nella rubrica Varietà e Territorio del fascicolo n. 2/2020 di Olivo e Olio. Nel febbraio 2018 la fascia olivetata ha ricevuto il riconoscimento di Paesaggio Rurale Storico da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf) e poi nel giugno dello stesso anno il riconoscimento Gihas (Globally Important Heritage Agricultural Systems) della Fao.

Esistono molte altre aree olivicole meritevoli di simili riconoscimenti. Tuttavia, in alcuni contesti la multifunzionalità può rappresentare anche un freno allo sviluppo dell’olivicoltura.

Storicamente all’olivo non venivano destinati i terreni migliori e quindi oggi ritroviamo oliveti vecchi, obsoleti, presenti su suoli marginali o impervi ove la produttività è inevitabilmente bassa e i costi di produzione alti. Queste difficili condizioni hanno anche sicuramente rallentato il rinnovo dell’olivicoltura accelerandone ulteriormente il declino.

Appare evidente la complessità del problema e le difficili scelte tra esigenze di modernizzazione ed istanze di salvaguardia di un grande patrimonio culturale, storico, ed ambientale.

Leggi l’articolo su Olivo e Olio n. 2/2020

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Multifunzionalità - Ultima modifica: 2020-03-25T09:00:45+01:00 da Barbara Gamberini

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