«Stasera avrei potuto raggiungere Verona, ma mi sarei lasciato sfuggire una meraviglia della natura, uno spettacolo incantevole, il lago di Garda; non ho voluto perderlo, e sono stato magnificamente ricompensato di tale diversione» (Johann Wolfgang von Goethe, 1786). E l’olivo contribuisce a rendere incantevole quel Lago che tanto ha emozionato Goethe…. Il manto grigio argenteo che copre le colline a Nord di Verona e riveste tutta la zona del Lago di Garda giustifica paesaggisticamente l’appellativo di “Riviera degli Olivi” attribuito alla sponda orientale gardesana. Nonostante i frequenti danni causati da repentini abbassamenti di temperatura, la coltura è sopravvissuta nei secoli in questi territori grazie a diversi fattori:
- la presenza del Lago, che mitiga la temperatura nei mesi invernali,
- l’esposizione a sud delle colline tra l’Adige e l’Alpone
- e la protezione dai venti freddi del Nord esercitata dai monti Lessini.
Territorio e peculiarità climatiche
La massima diffusione dell’olivicoltura nel Veneto si rileva nel settore occidentale della Regione, in provincia di Verona (Lago di Garda e colline Lessiniche), mentre diventa progressivamente meno importante e più discontinua man mano che ci si sposta verso il Veneto orientale. Distretti olivicoli di estensione e importanza economica più limitate si trovano nei Monti Berici (Vicenza) e nei Colli Euganei (Padova). La realtà olivicola del veronese risulta quantitativamente modesta ma con importanti risvolti di carattere agronomico, sociale, paesaggistico e di difesa del territorio. L’olivo valorizza infatti molti terreni marginali, scoscesi, magri e di modesto spessore; numerose pendici oggi traggono stabilità dalla presenza dell’olivo e dalle sistemazioni a terrazze. (…)
Gli areali interessati dalla olivicoltura nel Veneto sono caratterizzati da microclimi che possono differenziarsi dai dati medi provinciali anche in maniera consistente. In linea generale le zone di coltivazione sono di tipo sub-mediterraneo, caratterizzate da inverni miti ed estati calde con una temperatura annuale media di circa 10 °C; la media mensile più bassa si verifica in gennaio (1,4 °C) e quella più alta in luglio (20 °C). Le minime assolute possono scendere sotto zero gradi anche per diversi gradi e per più giorni nella stagione invernale ed inizio primavera.
Storia dell’olivicoltura veneta
In varie località venete sono stati rinvenuti reperti di polline di Olea europaea risalenti al tardo Glaciale (circa 10.000 anni a.C.), al tardo neolitico (5960–5260 anni a.C.) ed all’età del Bronzo (4150–2750 a.C.) (Hmmam et al. 2018). Durante l’Impero Romano la produzione di olio d’oliva, seppur limitata, assunse una certa importanza nel Veneto dalla prima metà del II secolo a.C. Alla caduta dell’Impero ed alle successive invasioni e devastazioni barbariche seguì una recessione economica fino all’arrivo dei Longobardi, primi a riconoscere l’importanza della coltivazione dell’olivo nel nord Italia e favorirne la diffusione. L’olivo entrò quindi a far parte del locale paesaggio agrario, divenendo una coltura abbastanza importante, tanto che nel VII secolo l’editto di Rotari (643) prevedeva addirittura multe elevate per coloro che danneggiavano piante di olivo. Si ritiene che l’olivicoltura intensiva sulla riviera benacense ebbe inizio in età altomedievale quando gli ordini religiosi, che avevano bisogno d’olio per l’illuminazione delle chiese e per i riti sacri, cominciarono a far piantare olivi ovunque fosse possibile, particolarmente intorno ai laghi prealpini. (…)
Le varietà del Veneto
Bargioni (1989) descrive l’assortimento varietale tipico dell’olivicoltura veronese distinguendo tra collina lessinica e riviera gardesana. Nella prima colloca soprattutto le varietà Favarol e Grignan seguite a lunga distanza da Nostran; nella seconda area distingue ulteriormente tra zona a sud del Monte Baldo, dove dominano le varietà “toscane” Frantoio, Leccino e Moraiolo, e zona occidentale dove domina la Casaliva (85%) accompagnata da vecchie varietà locali quali Trepp prima di tutto, e poi Raza, Fort, Less, Rossanel, Favarol. (…)
L’articolo è completo è pubblicato sulla rivista di Olivo e Olio n. 2/2021.
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L'olivicoltura in Italia
Da più di due anni Barbara Alfei e Giorgio Pannelli ci guidano, attraverso gli articoli di “Varietà e Territorio”, in un viaggio virtuale nei territori olivicoli italiani, raccontandoli attraverso la storia della coltivazione dell’olivo e i paesaggi che ha disegnato, la cultura e le tradizioni legate all’olio di oliva, alla scoperta del ricco patrimonio nazionale di varietà autoctone e delle loro caratteristiche organolettiche e sensoriali. Queste le tappe finora percorse.
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