In Sardegna, i piccoli produttori, i Comuni e la Regione lavorano in sinergia per la tutela dell’olio prodotto nell’isola. Queste sono le premesse per elaborare un piano di investimenti in olivicoltura sino al 2020 al fine di aumentare la produzione.
«Abbiamo una qualità di prodotto eccellente – ha affermato l’Assessore all’Agricoltura Elisabetta Falchi – ma siamo convinti che il comparto sardo possa crescere ancora. Per fare questo occorre esaltare la potenzialità del settore sfruttando le opportunità di sviluppo offerte dagli strumenti regionali, a cominciare dal nuovo Programma di sviluppo rurale».
Oggigiorno l’olivicoltura sarda occupa circa 36mila ettari di superficie coltivata, con 33mila aziende produttrici e 115 frantoi in attività. Purtroppo il comparto in Sardegna sconta delle ataviche debolezze strutturali che derivano da alcuni fattori riconducibili come l’esiguità delle strutture per lo stoccaggio e il confezionamento.
Naturalmente è necessario creare una migliore e qualificata formazione professionale degli operatori e un mirato miglioramento delle infrastrutture, in modo da garantire le qualità insite nell’extra vergine. Oggi è necessario l’utilizzo di olio di qualità per la salute umana. Infatti l'olio extravergine è ricco di vitamine E e di sostanze antiossidanti che creano particolari benefici all’uomo per combattere l’insorgere dei tumori al colon.
«L’Assessorato lavora per i spingere i comparti all’integrazione di filiera e in questo senso si apre una grande opportunità per il settore olivicolo - ha ricordato Elisabetta Falchi - per il quale risulteranno importantissimi i bandi destinati all’ammodernamento delle aziende e dei frantoi, alla certificazione e promozione del prodotto anche attraverso i progetti di filiera».
Anche la Sardegna partecipa attivamente alla “Associazione Città dell’Olio” che ha stretto rapporti di collaborazione con importanti istituzioni nazionali e internazionali del comparto agroalimentare.