Tracciabilità, territorio, innovazione, conoscenza: sono questi i temi (e nello stesso tempo i punti di forza) principali del "Progetto CertO", finanziato dal Psr Puglia 2014-2020 – Misura 16 “Cooperazione” - Sottomisura 16.2 “Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie”.
Capofila del progetto CertO, di durata biennale, è Cia Puglia, mentre i partner sono Università del Salento, Ciheam Bari, Legacoop Puglia, Op Oliveti Terra di Bari, Società cooperativa Produttori Olivicoli Bitonto, Associazione provinciale degli olivicoltori di Foggia soc. coop., Apol Società cooperativa Lecce, Oleificio cooperativo Terra di Olivi soc. coop., CSQA Certificazioni.
Grazie alla collaborazione fra Cia Puglia e i diversi partner il progetto implementerà soluzioni innovative puntando sia sull’origine del prodotto regionale sia sulla sua qualità. In pratica passerà, con l’utilizzo di nuove metodologie tecnologiche e digitali, da una tracciabilità essenzialmente documentale a una tracciabilità analitica, che sarà accreditata da un ente di certificazione e comunicata al consumatore.
Progetto CertO sperimenta soluzioni innovative
Negli ultimi anni il consumo di olio di oliva ha raggiunto un record storico, dichiara il presidente di Cia Puglia Gennaro Sicolo.
«Oltre tre miliardi di chili vengono consumati da tutto il mondo, di cui più di 500 milioni solo dall’Italia, che è inoltre il secondo paese produttore di olio di oliva dopo la Spagna. Tuttavia i consumatori difficilmente riescono a operare scelte consapevoli, prediligendo l’acquisto di oli più economici provenienti da altri paesi, spesso anche a causa di diciture troppo piccole o illeggibili sulle etichette. Inoltre, nonostante dal primo luglio 2009, in base al Regolamento Ue n.182 del 6 marzo 2009, sia obbligatorio indicare la provenienza delle olive in etichetta, manca ancora una metodologia scientifica riconosciuta ufficialmente in grado di valutare l’origine geografica degli oli, per contrastare il fenomeno della contraffazione».
Di fronte a un’offerta che non distingue sullo scaffale la qualità dell’olio extra vergine di oliva italiano e pugliese, aggiunge Sicolo, «sorge l’esigenza da parte dei produttori olivicoli pugliesi di sperimentare, insieme con il mondo scientifico, soluzioni innovative che possano renderle maggiormente competitive, puntando sia sull’origine del prodotto regionale sia sulla sua qualità, e passando da una tracciabilità essenzialmente documentale ad una tracciabilità analitica, con l’utilizzo di nuove metodologie analitiche e tecnologiche, che sia attestata da un ente di certificazione e comunicata al consumatore».
Nuovi metodi di analisi: NMR e NIR
Con il supporto dei frantoi e delle Op partner del progetto verrà definito un database rappresentativo della produzione olivicola regionale, con la mappatura dei profili metabolomici degli oli delle varietà attualmente in produzione, con particolare riferimento alle Dop pugliesi.
«L’applicazione di nuovi metodi di analisi, come la spettroscopia di Risonanza Magnetica Nucleare (NMR) e la spettroscopia Near InfraRed (NIR), consentirà di eseguire un’accurata caratterizzazione del prodotto, garantendone l’autenticità su scala molecolare. Tali metodi saranno di supporto alle moderne metodiche analitiche per il controllo della qualità degli oli e diventeranno l’elemento di innovazione per le Op olivicole regionali a garanzia di sicurezza, origine e tipicità della produzione regionale. Tutti i dati raccolti saranno implementati in un sistema informativo per frantoi/Op che andrà a identificare le caratteristiche tipiche dell’olio prodotto in una determinata zona geografica e sarà di supporto alle politiche commerciali per incrementare la competitività degli oli pugliesi. Inoltre le informazioni saranno rese accessibili anche grazie a un’etichetta intelligente basata su QR code/realtà aumentata per semplificare l’approccio con il consumatore».