Gestione agroecologica di un giovane oliveto

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Gli effetti dell’applicazione di diverse tecniche di gestione dell’interfila e di consociazione con specie officinali sulla flora spontanea, sull’entomofauna utile e sullo sviluppo della coltura

La Commissione Europea, come stabilito dal “Green Deal”, si è impegnata a raggiungere la transizione verde sostenibile entro il 2050. Nel settore agricolo, questo obiettivo sarà raggiunto attraverso una significativa riduzione dell’utilizzo di mezzi tecnici come fertilizzanti, pesticidi chimici e fitormoni e alla promozione dell’agricoltura biologica (obiettivo del 25% della SAU entro il 2030).

L’implementazione di pratiche agroecologiche per ridurre il consumo di energia, minimizzare il rischio di perdita di nutrienti, e la salvaguardia degli agroecosistemi e la promozione dell’agrobiodiversità sono considerati gli strumenti fattivi per attivare questa transizione.

Nel contesto attuale, in cui gli effetti del cambiamento climatico sull’agricoltura si manifestano con forte impatto, ogni settore produttivo è chiamato ad ottimizzare l’uso delle risorse, a preservare e promuovere l’agrobiodiversità e a prevenire la degradazione dei suoli e l’erosione genetica. La conservazione delle risorse del patrimonio genetico in particolare, non riveste solo un ruolo di tutela ambientale, ma rappresenta anche una forma di tutela per le comunità rurali e la loro identità culturale (Ciaccia et al., 2021).

Olivicoltura sostenibile

L’olivicoltura, grazie alla sua multifunzionalità e al suo ruolo caratterizzante nella cultura mediterranea, con una forte connotazione locale e territoriale, può rappresentare un modello utile per il raggiungimento di tale obiettivo.

Negli oliveti moderni la gestione conservativa del suolo, funzionale al miglioramento della fertilità e alla conservazione di specie di interesse floristico, microbiologico ed entomologico, potrebbe determinare benefici grazie all’aumento della complessità dell’agroecosistema, conducendo ad una maggiore resilienza del sistema.

L’introduzione di inerbimenti con colture di servizio agroecologico (CSA o ASC nella loro dizione anglosassone “agroecological service crops”) (Canali et al. 2015) o l’impiego di essenze consociate e la riduzione delle lavorazioni nell’interfila, possono influenzare positivamente la robustezza dell’agroecosistema massimizzando la provvisione di servizi ecologici quali

  • la riduzione di fenomeni competitivi con la flora spontanea (le infestanti) sulla fila,
  • il mantenimento dell’artropodofauna funzionale per ridurre la pressione dei parassiti attraverso l’incremento delle specie utili,
  • la protezione del suolo dalla degradazione grazie al miglioramento della sua struttura e della fertilità,
  • nonché l’aumento del contenuto di carbonio organico.

In questo contesto, il CREA ha condotto dal 2020 al 2022 uno studio per valutare gli effetti dell’introduzione di CSA sullo spazio intrafilare di un giovane oliveto (dove per intrafilare si intende lo spazio sulla fila tra due piante consecutive), e della minima lavorazione in quello interfilare, sulla componente floristica ed entomologica dell’agroecosistema.

L’obiettivo del lavoro è stato quello di valutare come le due pratiche, sia separatamente che in combinazione, fossero in grado di:

  1. ridurre l’effetto competitivo della flora spontanea sul giovane arboreto;
  2. promuovere la presenza di insetti utili nel sistema. (...)

Leggi l’articolo completo sulla rivista Olivo e Olio n.5/2023

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Gestione agroecologica di un giovane oliveto - Ultima modifica: 2023-09-19T09:54:59+02:00 da Elena Barbieri

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