Xylella fastidiosa è un patogeno da quarantena inserito nella lista A1 dell’Eppo (European and Mediterranean Plant Protection Organization), la cui presenza era fino a qualche anno fa limitata al continente Americano ed a ristrette aree in Asia (Taiwan).
Il patogeno è stato segnalato per la prima volta in Europa nel 2013, in una zona circoscritta della penisola Salentina (Saponari et al., 2013), su piante secolari di olivo che presentavano marcati disseccamenti della chioma, e su piante di mandorlo ed oleandro.
Successivamente, infezioni di X. fastidiosa e conclamati casi di disseccamenti su olivo, sono stati segnalati nell'intera provincia di Lecce e parte di quelle di Brindisi e Taranto, a conferma dell’espansione dell’epidemia.
Strategie di contenimento
Non essendo tutt’ora disponibile un protocollo efficace di cura delle piante infette, le strategie di lotta al batterio si basano essenzialmente sulla prevenzione (principalmente evitandone l’introduzione in aree indenni). Nelle aree di insediamento delle infezioni (aree infette), il contenimento dell’impatto degli effetti delle malattie associate alle infezioni si basa essenzialmente su due aspetti: la riduzione delle fonti di inoculo e la lotta al vettore; al fine di ridurre la pressione di inoculo e la diffusione/espansione delle infezioni.
La gestione delle infezioni, e della malattia, in Salento si è rivelata sin dalla sua prima segnalazione, alquanto complessa a causa dell’elevata suscettibilità dell’olivo, coltura diffusa quasi senza soluzione di continuità in tutta la penisola colpita dall’epidemia, dalla localizzazione xilematica del batterio, della abbondante popolazione del vettore che ha una elevata efficienza di trasmissione, delle condizioni climatiche particolarmente favorevoli al batterio. Solo azioni tempestive di eradicazione dei nuovi focolai, associati al controllo sia degli stadi giovanili che degli individui adulti del vettore, così come previsto nelle linee guida predisposte dalla regione Puglia (www.Emergenzaxylella.it), potrebbero limitare la rapida avanzata della epidemia. Diverse linee di ricerca sono state attivate al fine di definire strategie di contenimento delle infezioni nell’area demarcata infetta, ove le infezioni del batterio non possono essere più eradicate.
Recenti attività sperimentali
Allo scopo di verificare la possibilità di ridurre l’impatto della malattia, attraverso l’attenuazione/regressione dei sintomi e/o la riduzione della carica batterica nelle piante infette, sono stati testati in applicazioni spray, endoterapia e/o direttamente al terreno, diversi induttori di resistenza (Sar - Resistenza Sistemica Acquisita) e preparazioni a base di N-acetil-cisteina (NAC).
Quest’ultimo è un analogo della cisteina, utilizzato come mucolitico nella medicina umana, è stato recentemente sperimentato in Brasile per il controllo della clorosi variegata degli agrumi associata alle infezioni di X. fastidiosa su agrumi (Muranaka et al., 2013).
In totale sono stati allestiti, a partire dal 2015, tre campi sperimentali, tutti localizzati nell’area infetta del Salento, negli agri di Gallipoli (Prova A), Nociglia (Prova B) e Alliste (Prova C).
In tutte le prove sono stati eseguiti rilievi sintomatologici periodici, adottando una scala empirica di valutazione della gravità dei sintomi da 0 (piante asintomatiche) a 5 (piante completamente disseccate), allo scopo di verificare, per ciascuna tesi, l’evoluzione della malattia in campo (diffusione) e di determinare l’intensità dei sintomi mediante l’adozione di due differenti parametri, indice di McKinney e gravità.
Al fine di verificare l'evoluzione delle infezioni nel corso delle prove sperimentali, le piante delle diverse tesi sono state sottoposte ad analisi diagnostiche sia sierologiche che molecolari.
Leggi l’articolo completo su Olivo e Olio n. 4/2017
Dall’edicola digitale al perché abbonarsi
*Elenco completo degli autori:
Crescenza Dongiovanni, Michele Di Carolo, Giulio Fumarola, Angelo Ciniero, Daniele Tauro, Francesco Pal-misano, Maria Rosaria Silletti e Paola Pollastro (Centro di Ricerca, Sperimen- tazione e Formazione in Agricoltura “Basile Caramia”, Locorotondo, Bari); Giuseppe Altamura, Vincenzo Cava- lieri, Massimiliano Morelli, Pasquale Saldarelli, Donato Boscia e Maria Saponari (Cnr, Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, Sede Seconda- ria di Bari); Francesco Faretra (Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell’Università di Bari “Aldo Moro”).