Dal 2013 a oggi, dopo 11 anni dal primo ritrovamento di Xylella fastidiosa subsp. pauca ST53 sugli olivi in Salento, la situazione dell’epidemia causata dal batterio è diventata molto più complessa, poiché altre varianti del batterio sono state scoperte in Europa su numerose specie vegetali. In questo difficile scenario fitosanitario il contributo dei partenariati di ricerca è fondamentale per lo sviluppo di strategie di contrasto alla diffusione del patogeno e per supportare le autorità chiamate a gestire le emergenze fitosanitarie. Per fare il punto sullo stato della ricerca sull’epidemia batterica l’Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ipsp) ha organizzato a Bari un focus scientifico sullo stato di attuazione di alcuni dei principali progetti di ricerca, nazionali e internazionali, per la lotta a Xylella fastidiosa. In particolare il Cnr-Ipsp ha posto all’attenzione dei convenuti lo stato di attuazione di due progetti che coordina: Reach-XY e Omibreed, finanziati rispettivamente dal Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) e dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf).
L’evoluzione dell’epidemia di Xylella
La presentazione dei progetti è stata preceduta da un aggiornamento, da parte di Donato Boscia, dirigente di ricerca del Cnr-Ipsp di Bari, sull’evoluzione dell’epidemia di Xylella nella Puglia centro-meridionale.
«L’evoluzione dell’epidemia di Xylella, che, a 11 anni dalla scoperta della malattia in agro di Gallipoli (Le) e dalla successiva identificazione del batterio che ne è causa, interessa il 40% del territorio regionale pugliese, presenta attualmente due differenti scenari: un oggettivo e significativo rallentamento della diffusione a nord dell’area demarcata come infetta e da almeno due anni una sua evidente attenuazione nel Basso Salento. Nei primi cinque anni, dal 2013 al 2018, la malattia ha avuto un avanzamento molto rapido; nei successivi cinque anni l’ulteriore progressione dell’area demarcata come infetta è stata più lenta rispetto ai precedenti e limitata solo ad alcuni comuni baresi del versante adriatico. L’evidente rallentamento non significa affatto che l’epidemia si sia fermata, anzi deve incoraggiare ad attuare in maniera ancora più incisiva le azioni di contenimento, che potrebbero avere maggiore efficacia rispetto a quando il batterio era più invasivo e veloce».
«Diverse – ha sostenuto Boscia – possono essere le possibili cause del rallentamento:
- le differenti condizioni climatiche fra Salento e Puglia centrale, dove il clima è meno ottimale per la subsp. pauca, che fra le diverse sottospecie di Xylella fastidiosa è quella più esigente sotto l’aspetto termico;
- una migliore organizzazione delle azioni di contenimento, cioè il monitoraggio e la rimozione delle piante infette e il controllo dei vettori;
- la differente gestione dei terreni fra il Salento e il Barese, con diversità sostanziali in pratiche agronomiche e fitosanitarie;
- una popolazione meno abbondante di vettori nel Barese;
- i sovrainnesti con varietà resistenti sugli olivi secolari e monumentali, come misura preventiva alla diffusione del batterio».
Xylella, la ricerca in Europa e in Italia
Sullo stato della ricerca in Europa è intervenuta Blanca Landa, ricercatrice del Csic-Ias di Cordoba (Spagna), illustrando il progetto Horizon Europe Bexyl. Sono seguiti gli interventi di Pasquale Saldarelli, ricercatore del Cnr-Ipsp, su “Il biocontrollo di Xylella nell’esperienza del progetto Biovexo”, e di Angelantonio Minafra, ricercatore del Cnr-Ipsp, su “La diagnosi on site: i risultati del Progetto Free@Poc”.
Ffulcro del focus scientifico è stato la presentazione dei due progetti nazionali di ricerca Omibreed e Reach-XY e del contributo delle istituzioni di ricerca pugliesi nelle altre linee di ricerca finanziate dal Masaf.
Omibreed
Il progetto Omibreed “Caratterizzazione e valorizzazione dell’agrobiodiversità attraverso approcci multiomici e di next generation breeding per la resistenza a Xylella fastidiosa” è incentrato sulla resistenza genetica a Xylella. Nel corso del convegno sono stati illustrati gli approcci omici e le conoscenze dei meccanismi genetici che regolano la resistenza e lo sfruttamento di tali meccanismi nei programmi di miglioramento genetico.
Reach-XY
Il progetto Reach-XY “Research actions for reducing the impact on agricultural and natural ecosystems of the harmful plant pathogen Xylella fastidiosa” è affidato al Cnr, che ha organizzato un consorzio con 17 partner e 21 gruppi di ricerca, prevalentemente nazionali, e con la partecipazione di due gruppi europei: il team della professoressa Margit Laimer dell’Università Bodenkultur di Vienna e il team dei professori Fernando Pliego e Josè Mercado dell’Università di Malaga. Il progetto prevede investimenti sul potenziamento delle infrastrutture di biosicurezza che si prevede di cantierizzare a Bari. Inoltre include aspetti innovativi per lo studio del microbioma, il controllo del vettore e la razionalizzazione degli apporti idrici nell’oliveto, oltre ad altre tematiche presentate nel convegno: dagli agrofarmaci alle applicazioni biotecnologiche per il miglioramento genetico.
Infine, sono stati presentati i progetti
- 1LiveXylella. sulle nuove tecnologie al servizio della diagnosi, coordinato dall’Università di Bari;
- SOS, sul controllo del vettore sputacchina, guidato dall’Università di Torino;
- e Integroliv, per il contenimento di Xylella fastidiosa e la rigenerazione dell'olivicoltura, coordinato dall’Università del Molise.
I progetti di ricerca saranno presentati più approfonditamente
su Olivo e Olio n. 4-2024