È stato pubblicato nei giorni scorsi il rapporto annuale di Efsa (European Food safety authority) sui residui di pesticidi nei prodotti alimentari. Obiettivo dello studio è quello di offrire uno spaccato della presenza dei residui di pesticidi negli alimenti nell'Ue e degli eventuali rischi per la salute dei consumatori, e di fornire ai gestori del rischio informazioni importanti su cui basare le decisioni in ordine alle misure di controllo future. Sull’importanza dei dati elaborati da Efsa, Bernhard Url, direttore esecutivo dell'Agenzia: «Da molti anni il rapporto coadiuva il lavoro della Commissione europea e degli Stati membri nel garantire l'uso corretto dei pesticidi in linea con la legislazione e gli obiettivi dell'Ue. Una raccolta efficiente e un'analisi rigorosa di questi dati continueranno a essere di fondamentale importanza per garantire la sicurezza degli alimenti in vendita nell'Unione europea».
L’ultimo rapporto si basa su campionamenti e dati raccolti nel 2018; oltre alle indagini dei singoli stati membri, lo studio analizza i risultati provenienti da un sottoinsieme di 11.679 campioni raccolti, in maniera casuale, nell'ambito del Programma di Controllo coordinato dall'Ue. Complessivamente, il 98,6% dei campioni, di tutti i settori agroalimentari considerati, rientrava nei limiti di legge.
Meno residui di pesticidi nell'olio di oliva
Per l’olio di oliva una notizia positiva: dal 2015 al 2018 è diminuita la percentuale di campioni analizzati con sforamenti nei residui, passando dallo 0,9 allo 0,6%. Sul comparto degli oli vergini e delle altre categorie alimentari considerate, Efsa ha divulgato i dettagli dell’analisi e realizzato grafici e diagrammi consultabili. Dei 660 oli vergini, campionati casualmente, l’87% circa sono risultati privi di residui, il 9,2% con un solo pesticida rilevabile, il 2,3% campioni con due residui e il resto con 3 o più residui.
Tuttavia, dei campioni in cui sono stati riscontrati uno o più pesticidi, solo 4 hanno evidenziato un quantitativo di sostanze superiori al livello massimo di residui (MRL) stabilito per legge; si trattava di oli di origine cipriota, italiana e spagnola.
Il principio attivo riscontrato più frequentemente è stato il Clorpirifos, presente nel 6,03% dei campioni in quantitativi rilevabili ma entro i limiti consentiti, e in un singolo campione in concentrazioni superiore al MRL. L’insetticida fosforganico era stato già oggetto di limitazioni d’uso - la sua liposolubilità lo rendeva particolarmente persistente nell’olio di oliva - e all’inizio del 2020 l’uso di Clorpirifos e Clorpirifos-metile è stato vietato su tutte le colture.