L’andamento climatico della primavera e del periodo estivo 2022 è stato caratterizzato da temperature elevate ben al di sopra della media stagionale tanto che maggio è risultato tra i mesi più caldi degli ultimi decenni. Anche il periodo estivo si è confermato particolarmente caldo con giugno caratterizzato da un’anomalia media di +3,06 °C rispetto al periodo 1991/2020 nelle regioni settentrionali, +3,73 °C nelle regioni centrali e +3,36 °C nelle regioni meridionali. Tendenza confermata anche nei mesi successivi con luglio con +2,32 °C al nord, +1,5 °C al centro e +1,63 °C al sud.
Alla stessa stregua la siccità si è fatta sentire rispetto all’anno precedente tanto che il 2022 risulta l’anno più siccitoso di sempre (almeno da quando i dati vengono rilevati i dati a livello nazionale).
Nelle regioni del nord Italia, nel momento in cui stiamo scrivendo, è stato registrato un -52% di precipitazioni, e in quelle del centro-sud un altrettanto grave -42% rispetto agli accumuli medi (su dati Isac Cnr) e molti oliveti sono in sofferenza idrica con frutti di ridotte dimensioni e raggrinziti.
Da annotare, infine, anche gli eventi estremi intervenuti negli ultimi mesi (nubifragi, grandinate e trombe d’aria) che hanno colpito le attività agricole: Coldiretti ne ha registrati nel periodo estivo circa 1140.
Anche gli oliveti hanno quindi risentito di tutti questi eventi particolarmente anomali che hanno spesso colpito i territori a macchia di leopardo, tanto che già si segnalano in alcune aree olivicole cascole di oltre il 70% dei frutti.
Vista la situazione la difesa fitosanitaria dovrà essere particolarmente efficace per tutelare una produzione già severamente colpita dai fattori meteorologici citati.
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Patogeni in agguato
Gli abbassamenti termici e le precipitazioni piovose tipiche del periodo di settembre-ottobre potranno favorire l’attività di patogeni fungini quali Spilocaea oleagina e Mycocentrospora cladosporioides.
Occhio di Pavone
S. oleagina, agente causale di occhio di pavone, si manifesta provocando inizialmente delle tipiche macchie concentriche di colore grigio e alone giallastro sulla pagina superiore delle foglie e successivamente defogliazioni più o meno intense.
Le precipitazioni favoriscono la diffusione dell’inoculo: le gocce di pioggia trasportano i propaguli del fungo dalle foglie infette a quelle sane dando origine a nuovi processi infettivi che si manifesteranno solamente ad autunno inoltrato o nella primavera successiva.
Questi nuovi processi infettivi sono inizialmente asintomatici poiché il fungo si sviluppa a livello sottocuticolare; per evidenziare la presenza di un eventuale attacco è opportuno prelevare un campione di 200 foglie per ettaro scelte a caso e sottoporle al test della diagnosi precoce più volte descritto in questa rubrica.
I trattamenti fitosanitari nei confronti dell’occhio di pavone sono consigliati al superamento della soglia di intervento del 30-40 % di foglie infette.
Cercosporiosi dell’olivo
Gli interventi per il controllo dell’occhio di pavone esercitano una azione collaterale anche per il contenimento della cercosporiosi o piombatura dell’olivo causata da M. cladosporioides.
I sintomi sono costituiti da estesi ingiallimenti fogliari nel periodo estivo (foto 2) con filloptosi (caduta foglie) più o meno elevata e da sporificazioni del patogeno sulla pagina inferiore delle foglie nel periodo autunnale, con piante che assumono un aspetto grigio-plumbeo (da cui deriva il termine piombatura).
Dopo aver eseguito gli interventi consigliati nel periodo primaverile-estivo la difesa nei confronti sia del cicloconio sia della cercosporiosi può essere completata a fine settembre o posticipata al mese di ottobre intervenendo con prodotti a base di sali di rame.
Formulati contenenti dodina (p.a. autorizzato solo su occhio di pavone) sono invece consigliati in presenza di attacchi consistenti che potrebbero determinare una elevata filloptosi anticipata e sono indirettamente efficaci anche nei riguardi della cercosporiosi.
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Caldo e aridità, basso il rischio mosca
La principale avversità del periodo, la mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) ha sicuramente avuto vita difficile durante una primavera siccitosa ed un’estate calda e asciutta. È noto, infatti, che gli adulti di questo temibile fitofago sono presenti nell’oliveto, con diversa intensità, durante tutta la stagione vegetativa e la loro relativa longevità (qualche mese) consente di superare situazioni sfavorevoli allo sviluppo delle popolazioni. In particolare, temperature superiori a 35 °C arrestano lo sviluppo delle uova e determinano la mortalità delle larvette appena sgusciate. Gli adulti sfarfallati dalle pupe svernanti non hanno quindi trovato condizioni favorevoli alla deposizione delle uova da giugno ad agosto sia per l’assenza di olive sufficientemente sviluppate per accogliere la deposizione, sia per gli eccessi termici estivi.
Nonostante tutto in qualche areale l’escursione termica elevata tra il giorno e la notte ad inizio estate ha consentito al fitofago di approfittare di piccoli abbassamenti di temperatura per sviluppare una generazione larvale nel mese di luglio su olive da olio precoci o su olive da tavola. In media i livelli di infestazione sono risultati scarsi anche se con qualche eccezione in impianti in cui il è stato raggiunto un picco del 20-30% di infestazione. Con queste premesse l’ultima fase di accrescimento delle drupe e l’invaiatura con l’inizio della stagione autunnale non dovrebbero presentare, nella maggioranza degli areali olivicoli, particolari danni per gravi attacchi di mosca.
Come eseguire il monitoraggio dell’infestazione
Occorre comunque monitorare sempre la situazione mediante l’ausilio di trappole a feromoni (per la cattura di maschi) o cromotropiche con o senza aggiunta di attrattivo alimentare (per la cattura di maschi e femmine) e soprattutto valutare l’andamento delle infestazioni.
A tale scopo si preleva ogni settimana un campione rappresentativo di 100/200 olive per ettaro raccolte a caso e si osserva, con l’aiuto di un bisturi e di una lente contafili, la presenza di uova e larve all’interno dei frutti. Particolare attenzione va posta alla cosiddetta “infestazione attiva” costituita da uova e larve giovani (di I e II età).
Occorre, quindi, distinguere i segni di infestazione da quelle che comunemente sono chiamate “punture sterili”. Si tratta di segni lasciati sulle drupe dall’ovopositore delle femmine di mosca quando le condizioni non sono favorevoli all’ovideposizione, probabilmente allo scopo di alimentarsi, esternamente identici ad una puntura di deposizione ma al di sotto dei quali non c’è alcuna traccia né dell’uovo né della galleria larvale. Dopo un certo tempo i tessuti offesi cicatrizzano e non è più possibile distinguere il segno lasciato dall’ovopositore sulla superficie dell’oliva (foto 3).
Un altro elemento utile nella valutazione del rischio dacico è la presenza di olive con fori di uscita causati dallo sfarfallamento di mosche della generazione precedente (foto 4). Quando le olive sono infestate precocemente non cadono a terra ma rimangono sulla pianta anche quando il fitofago ha compiuto una intera generazione a loro spese. La presenza di questi sintomi rileva un attacco, presumibilmente nel mese di luglio, che potrebbe essere stato trascurato dal produttore ma che alza il livello di attenzione per il controllo delle generazioni della mosca nei mesi di settembre e ottobre.
Gli interventi attuabili
Il controllo della mosca delle olive (B. oleae) si può effettuare con una strategia adulticida mediante tecniche di attract and kill (con interventi a chioma parziale o trappole innescate con insetticida), oppure con trattamenti insetticidi a piena chioma (es. a base di piretro naturale) eseguiti all’inizio della deposizione (1-2% di infestazione attiva).
Con la medesima tempistica si possono impiegare prodotti ad azione repellente nei confronti della deposizione (es. caolino, polvere di roccia) o a base di funghi entomopatogeni (Beauveria bassiana).
Meno indicato è l’impiego a piena chioma di piretroidi di sintesi a causa del maggior impatto ambientale sull’entomofauna utile presente nell’oliveto (soluzione tecnica non ammessa nei disciplinari di difesa integrata delle colture).
In alternativa, si può perseguire una strategia larvicida che prevede di intervenire con specifici insetticidi quando i livelli di infestazione attiva sono compresi tra il 2 e il 5 % ed in alcuni casi anche prima, in modo tale che l’insetticida sia già presente sulla superficie e nei primi strati cellulari delle drupe all’inizio dell’ovideposizione.
In pratica, ormai le differenze nei tempi di intervento tra lotta adulticida e lotta larvicida sono molto ridotti e sono in aumento le aziende che adottano una strategia mista basandosi sul rischio potenziale di ciascuna ondata di infestazione di mosca.
Si riportano in tabella, a titolo esemplificativo:
- i criteri di intervento,
- le sostanze attive
- e le relative limitazioni d’uso,
applicabili per la difesa dalle avversità più rilevanti della stagione, estratte dalle linee guida della Regione Abruzzo; si invita a consultare i disciplinari della regione di appartenenza.
In assenza di un proprio servizio tecnico aziendale si suggerisce di seguire i consigli riportati nei notiziari fitosanitari gestiti dai servizi di sviluppo delle Regioni o da associazioni olivicole che sempre più frequentemente impiegano strumenti di supporto alle decisioni (es. criteri e modelli previsionali di sviluppo delle popolazioni di mosca dell’olivo).
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Leggi l’articolo su Olivo e Olio n. 5 - settembre 2022
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