La sentenza della Corte di giustizia dell’Ue sul ricorso del Tar Lazio a proposito degli abbattimenti degli ulivi in Puglia, anche quelli non direttamente colpiti dalla Xylella, è attesa con ansia in quanto potrebbe rimettere in discussione i programmi posti in atto. La Corte di giustizia ha deciso di esaminare il ricorso italiano con procedura accelerata ma la sentenza non potrà arrivare tanto presto in considerazione dei tempi procedurali, anche minimi, che occorre rispettare.
A spegnere però le speranze su una possibile riapertura delle modalità di attuazione delle misure di abbattimento sono arrivate le conclusioni dell’Avvocato generale della Corte europea depositate il 10 maggio scorso affermando che le misure Ue anti-Xylella che l’Italia ha applicato in Puglia, inclusa l’eradicazione delle piante sane ma nel raggio di 100 m da quelle malate, sono pienamente valide in quanto «l’esame delle questioni sollevate non ha rivelato alcun elemento idoneo ad inficiare la validità delle misure Ue».
Anche se la Corte non è obbligata a recepire completamente le conclusioni dell’Avvocato generale, nella prassi ciò si verifica, per cui non vi sono motivi per ritenere che i giudici non confermino con la loro sentenza, la validità delle decisioni comunitarie e le conseguenti applicazioni poste in atto dall’Amministrazione italiana. Di conseguenza il Tar Lazio sarà costretto a sua volta a respingere i ricorsi degli olivicoltori.
La vicenda che ha portato la questione alla Corte europea era iniziata dopo l’emanazione dell’ordinanza del taglio delle piante infette e dell’eradicazione dei possibili vettori di trasmissione nella zona cuscinetto in un raggio di 100 metri in provincia di Brindisi. Alcuni proprietari di uliveti pugliesi avevano fatto ricorso al Tar del Lazio nei confronti del commissario delegato dalla Presidenza del Consiglio, il dipartimento della Protezione civile e la Regione Puglia in quanto organi che avevano emanato le disposizioni.
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