Dalla filiera olivicolo-olearia un appello alle istituzioni

filiera olivicolo-olearia
L’associazione nazionale dei Frantoiani italiani di qualità (Fioq) e la Federazione nazionale agroalimentare (Agrocepi) rivolgono congiuntamente alla filiera olivicolo-olearia per affrontare insieme le gravi difficoltà in cui versa il comparto

«Dopo la Xylella, il colpo finale per l’olivicoltura italiana può arrivare dalla paralisi (indotta) del mercato. Chiamiamo all’unità le organizzazioni che rappresentano tutta la filiera: frantoiani e produttori devono unirsi in una battaglia per la sopravvivenza del comparto». È l’appello che l’Associazione nazionale dei Frantoiani italiani di qualità (Fioq) e la Federazione nazionale agroalimentare (Agrocepi) rivolgono congiuntamente alla filiera olivicolo-olearia per affrontare insieme le gravi difficoltà in cui versa il comparto.

Fioq: di questo passo diminuirà il prezzo delle olive

Guglielmi
Riccardo Guglielmi, presidente della Fioq nonché coordinatore nazionale del Dipartimento Frantoiani d’Italia di Agrocepi-Federazione italiana agroalimentare

La Fioq, che rappresenta quasi una cinquantina di imprese frantoiane (che comprendono il 50% del prodotto trasformato in Italia) ha da tempo preso una posizione chiara, rappresentata con diverse interpellanze anche al Mipaaf, afferma Riccardo Guglielmi, presidente della Fioq nonché coordinatore nazionale del Dipartimento Frantoiani d’Italia di Agrocepi-Federazione italiana agroalimentare.

«L’intento dei frantoiani è valorizzare (e quindi promuovere) la qualità del prodotto pugliese e nazionale. La nostra strategia è stata puntare tutto sulla qualità del Made in Italy al fine di posizionare l’olio a una giusta quotazione che potesse permettere un degno ristoro agli agricoltori. Purtroppo il mercato sta imponendo una scissione tra gli operatori, ovvero tra coloro i quali intendono continuare nel percorso intrapreso nella valorizzazione del Made in Italy e quelli che, ragionando da imprenditori, badano a limitare i danni abbassando le quotazioni delle olive.

La Fioq anche nell’ultima campagna ha spinto i propri soci a non desistere dalla valorizzazione della qualità. Siamo però consci del fatto che se non interverranno le istituzioni nella prossima campagna si andrà incontro a decisioni drastiche, come quelle di abbassare il prezzo delle olive o, addirittura, mantenere chiusi gli impianti.

Non è quello che vogliamo, perché sarebbe tradire la missione che ci siamo dati ed i valori in cui crediamo. Ma è tempo che gli operatori della filiera olivicola uniscano le forze, produttori e frantoiani devono mettere in campo azioni forti per far sentire la propria voce. Il conto alla rovescia è iniziato e, con la campagna olivicola non troppo lontana, non possiamo perdere altro tempo».

Paralisi olio 100% italiano, filiera olivicolo-olearia in crisi

Alla base c’è un problema di non poco conto, sostiene Guglielmi, cioè la paralisi del mercato dell’olio 100% italiano.

«Il mercato dell’olio extravergine di oliva 100% italiano in superficie è immobile, ma c’è la sensazione che sotto qualcosa si muova. In un’annata di scarica come questa avere giacenze di olio così importanti a luglio è preoccupante. La sensazione che abbiamo è che siano in atto fenomeni speculativi che stanno inquinando il mercato.

È urgente l’intervento di tutte le autorità competenti con il sostegno fattivo anche del mondo agricolo che deve essere al nostro fianco in questa vera e propria guerra in difesa del Made in Italy. Il comparto rischia di implodere e questo rischio palesa una minaccia imminente. Se il mercato paga l’olio italiano allo stesso prezzo dell’olio comunitario non si potrà chiedere ai frantoiani di continuare a riconoscere il plus valore che hanno sempre garantito ai produttori per l’alta qualità delle olive, col rischio che intermediari, grandi marchi e la stessa Gdo speculino ancora sulla pelle dei trasformatori. Di olio se n’è prodotto poco, ma a luglio gli impianti sono pieni. Delle due una è vera: o l’olio italiano non interessa al mercato, oppure il mercato continua a ricorrere all’ormai collaudato sistema della compravendita di olio di carta».

Guglielmi: «Impiego ingannevole designazione di origine»

Martinangelo
Corrado Martinangelo, presidente nazionale Agrocepi

Guglielmi si riferisce ad un sistema ormai accertato dal Nucleo Repressione Frodi che configura un illecito in materia di impiego ingannevole della designazione di origine.

«Nonostante i numerosi ed efficaci controlli da parte degli enti ispettivi quantitativi, – spiega Corrado Martinangelo, presidente nazionale di Agrocepi – quantitativi sempre più grandi di olio estero sfuggono alle maglie dei controlli e diventano olio italiano, anche se le olive sono state coltivate, raccolte e trasformate in Turchia, Tunisia, Grecia o Spagna.

Una doppia truffa perpetrata sia ai danni dei consumatori che pensano di acquistare un olio di alta qualità, sia ai danni dei frantoiani che hanno acquistato olive a un prezzo più alto al fine di ricompensare gli olivicoltori della qualità assicurata dalle cultivar italiane. Il mercato viene così inquinato da criminali che preparano il terreno a speculatori senza scrupoli che hanno la faccia tosta di presentarsi ai frantoiani quando sono costretti ad acquistare olio realmente italiano.

Come Agrocepi stiamo lavorando affinché l’Europa emani una legge che stabilisca che l’olio importato da paesi extra Ue segua lo stesso disciplinare di produzione e trasformazione in tema di salubrità e sicurezza del prodotto. È un passaggio fondamentale perché dal rispetto delle nostre norme passa un aggravio di costi che incide sul prezzo finale dell’olio».

Unità della filiera olivicolo-olearia

Gugliemi lancia, insieme con Martinangelo, un appello all’unità: «Ci rivolgiamo a tutti i frantoiani, ma anche a tutti i produttori olivicoli e alle loro organizzazioni di rappresentanza. Per anni abbiamo difeso il comparto agricolo dalle dinamiche di un mercato scorretto, pagando di tasca nostra questa volontà di garantire un surplus di valore ai produttori che coltivano olive di qualità.

Ma ciò ha comportato perdite ingenti che si sono accumulate per troppo tempo: fino a ieri abbiamo continuato a pagare le olive italiane per quello che valevano, ma se il mercato paga l’olio italiano allo stesso prezzo del comunitario, prima o poi si sarà costretti a pagare le olive pugliesi come quelle turche, tunisine, greche o spagnole.

È questo che vogliono? Noi non lo vogliamo e faremo di tutto affinché ciò non accada. Ma alle istituzioni dico: se non agite subito, non veniteci a raccontare la favoletta della difesa del Made in Italy. Come diceva De Andrè: non vi sentiate assolti, perché siete tutti coinvolti!».

Dalla filiera olivicolo-olearia un appello alle istituzioni - Ultima modifica: 2021-07-14T10:48:15+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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