QUALIVITA

Olio: Dop, tanti riconoscimenti e piccole produzioni

È un quadro di luci e ombre quello che emerge dal rapporto Qualivita/Ismea sulle produzioni olearie certificate: con 48 denominazioni rappresentano il 17% delle dop e igp italiane, ma incidono solo per l’1% sul valore complessivo

La qualità non conosce crisi. I prodotti agroalimentari a denominazione sfiorano i 12 miliardi di euro di fatturato al consumo, una cifra in crescita del 5,3% rispetto allo scorso anno. Ancor più positive le performance del fatturato alla produzione, 6.5 miliardi di euro, in aumento del 6,9% sul 2011, «a testimonianza del miglior potere contrattuale che i produttori coinvolti nel circuito Dop e Igp possono vantare rispetto alla media» ha spiegato il presidente di Ismea, Arturo Semerati, alla presentazione del decimo rapporto Qualivita/Ismea sulle produzioni di qualità certificata.

Lo studio conferma l’incontrastata leadership italiana nel comparto, con 248 prodotti iscritti nel registro Ue – su un totale di 1.137 - e 48 mila aziende coinvolte. Non mancano però elementi di criticità, primo fa tutti la concentrazione del valore in poche mani: i primi cinque marchi d’origine (Grana padano, Parmigiano Reggiano, Aceto Balsamico di Modena Igp, Mela Alto Adige Igp e Prosciutto di Parma) coprono infatti l’84% del fatturato complessivo del settore.

«Quello delle denominazioni – ha spiegato il ministro Mario Catania – è un contenitore molto ampio, al cui interno figurano prodotti di grande rilevanza accanto ad altri che hanno mercato solo nella zona di produzione. Forse siamo andati un po’ troppo in là con il numero di riconoscimenti, ma questo non danneggia il sistema».

Considerazione che tocca da vicino il segmento dell’olio, quinto nella graduatoria del valore all’origine delle Dop, con un fatturato alla produzione di 83 milioni di euro e 130 al consumo.

Il rapporto delinea un quadro in chiaro-scuro per il comparto: gli extravergine a denominazione rappresentano il 17% dei prodotti certificati, ma continuano a presentare un’incidenza molto bassa – circa 1% sia alla produzione che al consumo - rispetto al valore complessivo dei marchi ad origine, nonostante coinvolgano quasi la metà del totale delle aziende. I primi due prodotti per produzione – Toscano Igp e Terra di Bari Dop – coprono il 64% del valore complessivo del comparto; i primi cinque – Toscano, Terra di Bari, Umbria Dop, Val di Mazara Dop, Riviera Ligure Dop – l’83,4.

Eppure a livello statistico tutti gli indicatori appaiono più che positivi, con il segmento olio che spicca in quasi tutte le voci analizzate nel rapporto: il fatturato alla produzione è cresciuto del 18,6%, una percentuale inferiore solo al comparto degli aceti, il fatturato al consumo del 10,7% (130 miliardi €). Il segmento emerge anche per l’aumento dei volumi prodotti (+7,6%, 10.439 tonnellate) e per il numero di aziende (+1,8%, 21.230). Segno più anche per la vendita in Gdo (62,6%, +13,3%), mentre appare sostanzialmente stabile la superficie investita (100.524 ettari).

Primeggiano nell’export

C’è poi il capitolo export: gli extravergine primeggiano tra i Dop per la crescita del fatturato sui mercati esteri (+25,9%, 49 milioni di €) e si piazzano alle spalle degli aceti per l’aumento del volume di prodotto conferito fuori confine (+15%, 5.701 t).

Ed è proprio qui che occorre puntare: «il comparto che mostra le maggiori potenzialità di crescita – ha spiegato Mauro Rosati, direttore generale Qualivita - è proprio quello dell’olio. L’extra vergine italiano è andato in giro per il mondo e oggi è un prodotto sempre più conosciuto e apprezzato. Purtroppo quello che viene venduto sulle tavole straniere è in realtà più o meno italiano e più o meno extra vergine. La sfida è sfruttare questa notorietà, rimpiazzando dagli scaffali le finte bottiglie italiane con prodotti veri, genuini, con un forte legame con il territorio. Certo il consumatore deve essere informato e cogliere la differenza, ma ci sono enormi margini di sviluppo».

Non è un caso, ha proseguito, che alcune aziende vitivinicole abbiano scelto di diversificare la produzione, affiancando l’olio al vino, specie all’estero. «Ovviamente il problema rimane la dimensione poco industriale del comparto. Ma nei casi in cui sono state sviluppate capacità aggregative, penso ad esempio al Toscano Igp, i risultati sono stati lampanti».

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Olio: Dop, tanti riconoscimenti e piccole produzioni - Ultima modifica: 2013-02-11T00:00:00+01:00 da Redazione Olivo e Olio
Olio: Dop, tanti riconoscimenti e piccole produzioni - Ultima modifica: 2013-02-11T15:22:37+01:00 da Redazione Olivo e Olio

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