Da Bruxelles arriva la decisione del comitato fitosanitario europeo, che permetterà, nelle aree infette da Xylella fastidiosa, il reimpianto dell’olivo utilizzando Leccino e FS-17 (nota come Favolosa). Queste, infatti, sono state le cultivar che hanno mostrato una elevata tolleranza al batterio secondo il rapporto compilato lo scorso aprile dall’Efsa (Autorità per la sicurezza alimentare), sotto richiesta della Commissione europea.
Il comitato si è espresso, con la maggioranza dei paesi membri, a favore della modifica delle della decisione 789 del 2015, che, tra le misure per il contenimento dell’infezione di X. fastidiosa, vietava il reimpianto di specie ospiti del batterio nelle aree colpite.
A comunicare il risultato raggiunto sono stati gli europarlamentari salentini Paolo De Castro e Raffaele Fitto. «Siamo soddisfatti della decisione presa dalla commissione che accoglie finalmente la richiesta del governo italiano e che abbiamo sostenuto anche attraverso un’interrogazione parlamentare presentata lo scorso 5 luglio». Oltre all’apertura verso il reimpianto, ci sono speranze anche per la salvaguardia delle piante secolari. «Il comitato – affermano infatti gli eurodeputati – ha discusso la possibilità di non procedere all’abbattimento di quegli esemplari monumentali, imprescindibili per la conservazione del valore paesaggistico pugliese».
Il provvedimento, che sarà ufficializzato da parte della Commissione il prossimo 19 giugno, restituisce una speranza concreta agli olivicoltori del Salento, e ha raccolto anche la soddisfazione del Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele. «La conquistata credibilità della Regione Puglia – ha commentato – ha consentito di centrare obiettivi che finora sembravano irraggiungibili. La Commissione europea non ha opposto ostacoli alle 4 richieste avanzate dalla delegazione italiana, riguardo al reimpianto degli olivi nella zona infetta, alla protezione dall’abbattimento degli alberi monumentali non infetti ma anche all’esclusione dell’applicazione della termoterapia per tre cultivar di vite e alla riduzione della fascia tampone (di 10 km per la zona di contenimento) a 5 km per le nuove aree di protezione. Si aprono così spiragli di futuro per un territorio gravemente compromesso sul fronte produttivo e paesaggistico e per gli agricoltori senza reddito da 3 anni».