Ue: la vendita al dettaglio di olio di oliva sfuso resta vietata

vendita olio sfuso
La Commissione europea ha ritirato la proposta di modifica delle norme di commercializzazione per consentire la vendita e l’acquisto di olio di oliva sfuso in negozio. Soddisfazione di Agrinsieme

La vendita al dettaglio (cioè al consumatore finale) degli oli di oliva e degli oli di sansa di oliva sfusi è illegale. Lo dispone il Reg. CE 1019/02 della Commissione del 13 giugno 2002 relativo alle norme di commercializzazione dell’olio d’oliva. Infatti all’art. 2 prevede che i suddetti oli “sono presentati al consumatore finale preimballati in imballaggi della capacità massima di cinque litri. Tali imballaggi sono provvisti di un sistema di chiusura che perde la sua integrità dopo la prima utilizzazione e recano un’etichettatura conforme alle disposizioni di cui agli articoli da 3 a 6. Tuttavia, per gli oli destinati al consumo in ristoranti, ospedali, mense o altre collettività simili, gli Stati membri possono fissare una capacità massima degli imballaggi superiore a cinque litri (fino a un massimo di 25 litri, N.d.A.), in funzione del tipo di stabilimento di cui trattasi”.

Pertanto gli oli di oliva e di sansa di oliva, e quindi anche l’olio extra vergine di oliva, devono essere commercializzati al dettaglio sempre confezionati ed etichettati. Venderli o acquistarli allo stato sfuso è un reato. La vecchia abitudine di portare in frantoio un proprio contenitore e farselo riempire di olio extra vergine di oliva non è più ammessa, è vietata dal regolamento sopra citato.

Commissione Ue avanza e ritira proposta di modifica

Nel 2022 la Commissione europea ha tuttavia avanzato una proposta di modifica delle norme di commercializzazione per consentire la vendita e l’acquisto di olio di oliva sfuso in negozio. La finalità dichiarata era duplice: diminuire il consumo di imballaggi e garantire, così, un risparmio ai consumatori che riciclassero i propri imballaggi. Ma adesso la stessa Commissione ha deciso di ritirare tale proposta di modifica, sia per ragioni pratiche, ambientali e igienico-sanitarie sia per l’opposizione delle organizzazioni olivicole a difesa della qualità e della sicurezza del prodotto stesso.

Per Agrinsieme pericoloso aprire alla vendita di olio sfuso

agrinsiemeAgrinsieme, coordinamento fra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari (Aci), esprime grande soddisfazione per la decisione della Commissione Ue di ritirare la proposta di modifica delle norme di commercializzazione per consentire la vendita di olio di oliva sfuso.

Agrinsieme aveva fortemente caldeggiato questo esito nei vari tavoli di confronto a livello nazionale ed europeo, sottolineando la pericolosità dell’apertura alla vendita di olio sfuso per diversi motivi, in particolare per il rischio di peggioramento della qualità del prodotto e la difficoltà a eseguire i controlli necessari per evitare frodi e garantire la sicurezza del consumatore.

Per Agrinsieme, in caso di bottiglie aperte e riutilizzabili non ci sarebbe infatti alcuna garanzia né della qualità, né del rispetto delle norme igieniche. La vendita di olio sfuso comporterebbe sicuramente una conservazione inadeguata per errata esposizione alla luce e al calore, per l’ossidazione e la contaminazione da batteri.

Inoltre la vendita di olio sfuso avrebbe potuto vanificare gli sforzi compiuti dagli operatori e dagli Stati membri dell’Ue per garantire il rispetto delle norme di commercializzazione degli oli d'oliva.

Nel corso degli anni, gli operatori si sono impegnati affinché la qualità del prodotto immesso sul mercato interno ed esportato fosse ottimale, sensibilizzando i consumatori anche sui valori nutrizionali e aumentandone la riconoscibilità. Con la vendita di olio sfuso sarebbero stati annullati molti risultati fin qui ottenuti.

Sicolo: «Mantenere divieto di vendita olio sfuso»

Gennaro Sicolo
Gennaro Sicolo

Alla decisione della Commissione Ue plaude anche Italia Olivicola, attraverso il presidente Gennaro Sicolo.

«Da Bruxelles arriva una buona notizia per i produttori italiani di olio extra vergine di oliva. La Commissione si è convinta della necessità di mantenere il divieto di vendita dell’olio sfuso ai consumatori.

Italia Olivicola ha a lungo contrastato l’intenzione di autorizzare questa forma di commercializzazione obsoleta, rischiosa per la qualità del prodotto e per la sicurezza alimentare, scarsamente trasparente nei confronti del consumatore e, nello stesso tempo, anche contraria agli interessi dei produttori olivicoli italiani, i quali, come noto, puntano sulla qualità e distintività della produzione».

La proposta di riforma avanzata dalla Commissione Ue era legata, spiega Sicolo, all’attuale impegno delle istituzioni comunitarie nella revisione della legislazione sulle norme di commercializzazione dei prodotti alimentari, sulle regole in materia di imballaggi e di sprechi alimentari, sulle disposizioni relative all’etichettatura obbligatoria dell’origine dei prodotti.

«L’intervento europeo in materia di regole di commercializzazione, imballaggi, sprechi alimentari ed etichettatura dei prodotti rientra nell’ambito della più generale manovra del Green Deal e del Farm to Fork.

Qualcuno aveva pensato che la vendita dell’olio di oliva sfuso possa condurre a una riduzione dei rifiuti, senza però considerare che gli imballaggi standardizzati utilizzati oggi nella filiera olivicolo-olearia soddisfano parametri di sostenibilità molto rigorosi e sono oggetto di controlli di conformità alle normative ambientali».

Ue: la vendita al dettaglio di olio di oliva sfuso resta vietata - Ultima modifica: 2023-05-11T11:15:26+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome